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Comunicazione digitale: Ratzinger chiama a raccolta i vescovi per elaborare un documento su Chiesa e Media

Italia


I new media hanno profondamente modificato l’arte del comunicare. E la chiesa di Papa Ratzinger forse lo ha capito. Uscirà probabilmente entro la fine dell’anno il documento del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali sulle nuove sfide del sistema delle comunicazioni.

L’arcivescovo presidente, Claudio Maria Celli , ha detto all’Osservatore Romano che “…L’Aetatis novae ha ormai 17 anni. Dunque, guardando ai passi giganteschi che ha fatto in questi anni il sistema delle comunicazioni sociali non potevamo non pensare a un nuovo documento che, sulla dorsale dell’Inter mirifica, della Communio et progressio e della stessa Aetatis novae introducesse la comunicazione della Chiesa nel mondo del digitale”.

 

Il cammino è complesso e passa attraverso diverse tappe, la prima delle quali ieri, nella sede del Pontificio Consiglio dove sono stati convocati i responsabili delle comunicazioni sociali nelle conferenze di tutto il mondo per un seminario su le “Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale“.

 

“E’ la prima volta – ha aggiunto l’arcivescovo Celli – che si fa un seminario del genere. La Santa Sede ha invitato i responsabili delle comunicazioni sociali delle conferenze episcopali a riunirsi e a lavorare insieme. E questo perché i vescovi acquisiscano una conoscenza più approfondita dei media, prendano coscienza delle problematiche di carattere antropologico, umano, culturale emergenti con l’uso delle nuove tecnologie”.

 

In questi giorni – il seminario si concluderà venerdì 13 marzo – un centinaio tra vescovi e sacerdoti, provenienti da 82 paesi, sono invitati a riflettere da un lato su una più approfondita conoscenza di quanto sta avvenendo nel mondo delle comunicazioni, e dall’altro a cercare di capire cosa la Chiesa può fare per essere presente.

Il seminario prevede tre momenti differenti: il primo sarà quello del “vedere, in cui accademici illustreranno ai vescovi dove conducono i nuovi media”; il secondo sarà quello del “giudicare”, articolato su una “profonda riflessione pastorale su cosa può e deve fare la Chiesa utilizzando le nuove tecnologie“, che “non sono solo strumenti, ma anche creatori della nuova cultura digitale“. Mentre la terza fase sarà quella dell'”agire“, in cui verranno promossi lavori di gruppo riflettendo su come procedere.

 

“…La Chiesa in sostanza – ha detto Celli – non guarda più alle nuove tecnologie solo come nuovi strumenti da usare, ma guarda ad essi ispiratori di una nuova cultura”. Le indicazioni emerse dal seminario saranno poi esaminate durante la plenaria di ottobre e concorreranno a formare le linee del nuovo documento “che – ha auspicato l’arcivescovo – potrebbe uscire entro la fine dell’anno”.

C’è chi pensa che si possa convocare un Sinodo dei Vescovi proprio sul tema delle comunicazioni sociali.

“Potrebbe essere una buona idea. Non si può mai sapere – ha concluso Celli – vedremo“.

Al seminario parteciperanno tra gli altri padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, Giovanni Maria Vian , direttore dell’Osservatore romano, mentre venerdì è previsto un intervento conclusivo del segretario di Stato card. Tarcisio Bertone.

Fra i temi anche quello della interattività, che, secondo Celli, è possibile realizzare a livello delle chiese locali: “…Stiamo spingendo – ha osservato – perché le Conferenze episcopali abbiano siti interattivi, perché la Chiesa non può solo dare informazioni, ma deve entrare in un dialogo di vita ricco e propositivo con chi vorrebbe la parola più vicina”.

 

Quanto al continente africano, meta del prossimo viaggio di Benedetto XVI, Celli ha spiegato che, nonostante il divario tecnologico, “…è forte l’impegno da parte del mondo accademico e delle nuove generazioni per accedere ai nuovi media“: ne è prova il caso della Nigeria, dove oggi dai quattro ai sei milioni di persone hanno accesso a internet.

 

Si apprende intanto che il Vaticano ha preso una posizione forte in merito alla registrazione dei domini web.

Lo ha riferito l’agenzia austriaca cattolica Kathpress che cita il cardinale Carlo Maria Polvani , il delegato della Santa Sede all’ICANN, (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l’organismo internazionale che assegna i domini.

L’affollamento dei domini internet, avrebbe detto Polvani, non deve scadere nel sacrilego creando siti web con suffissi .catholic, .islam o .buddha.

Polvani avrebbe inviato una lettera al presidente Paul Towmey, nella quale si afferma che i domini religiosi minaccerebbero la “politica di saggezza e neutralità” dell’istituzione. L’ICANN, riunitosi a Città del Messico, avrebbe rinviato di sei mesi ogni decisione sui ‘Top Level Domain’.

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