Italia
Nuova vicenda nel caso che riguarda l’assegnazione delle frequenze all’emittente Europa 7. L’amministratore unico, Francesco Di Stefano , ha inviato una lettera al Commissario Ue alla Società dell’informazione e Media, Viviane Reding, chiedendole di intervenire, per quanto di sua competenza, per far rispettare il diritto Ue nella decennale vicenda giudiziaria di cui è protagonista dal luglio 1999, quando vinse una concessione per poter trasmettere su tutto il territorio nazionale, senza aver mai ottenuto dallo Stato italiano, in seguito, le frequenze necessarie.
Una copia della lettera, datata 27 febbraio, è stata inviata per conoscenza anche al presidente della Commissione, José Manuel Barroso. Il 31 gennaio 2008, la Corte europea di Giustizia aveva emesso una sentenza a favore di Europa 7 concludendo che il regime italiano di assegnazione delle frequenze non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.
Di Stefano ha sollecitato alla Reding “…un Suo intervento, anche per le competenze che Lei ha nella politica dello spettro delle frequenze, affinché la sentenza della Corte venga applicata pienamente sia per l’assegnazione ad Europa 7 di frequenze idonee a realizzare una rete nazionale con copertura dell’80% del territorio e di tutti i capoluoghi di provincia, sia per interrompere il periodo transitorio per le reti eccedenti che nel nostro paese dura ormai da 15 anni”.
Il 20 febbraio, Di Stefano aveva già inviato una lettera simile, ma molto più dura, al Commissario alla Concorrenza, Neelie Kroes, accusandola senza mezzi termini di non stare svolgendo le sue “funzioni istituzionali” di guardiana del diritto comunitario.
In quell’occasione, il proprietario di Europa 7 sottolineava che il mancato intervento dell’Antitrust Ue, nonostante una sentenza della Corte europea di Giustizia che gli dava ragione, sta causando “gravissimi danni” alla sua società televisiva.
“…Constatiamo per l’ennesima volta – scriveva Di Stefano alla Kroes – che la Commissione, fin dalla nostra prima denuncia del 2001, non sta svolgendo le sue funzioni istituzionali e la condotta della stessa, in questi anni, ha causato e sta causando alla nostra società gravissimi danni e pesanti violazioni dei diritti ad riconosciuti dall’ordinamento comunitario, come accertato dalla Corte di Giustizia con la citata sentenza”.
Nei giorni precedenti, la Kroes, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, aveva dichiarato che “…La Commissione europea continuerà a vigilare” sul caso della Legge Gasparri, su cui pende una procedura d’infrazione Ue per l’assegnazione delle frequenze radio Tv durante la transizione al digitale terrestre.
La Ue, si leggeva nella risposta, “…ha già informato gli onorevoli parlamentari dell’azione che ha intrapreso a norma dell’articolo 226 del Trattato Ue per porre fine alle violazioni del diritto comunitario, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione delle frequenze radiotelevisive” in Italia, prevista dalla Legge Gasparri.
Nel ricordare che “…la procedura d’infrazione è tuttora aperta“, Kroes aveva spiegato che le Autorità italiane hanno di recente annunciato l’intenzione di applicare la sentenza della Corte, assegnando le frequenze a Centro Europa 7. “…Per quanto a conoscenza della Commissione, l’11 dicembre 2008 le Autorità italiane hanno adottato un provvedimento nazionale che assegna concretamente tali frequenze a Centro Europa 7. La Commissione continuerà a vigilare sulla situazione”.
Di Stefano aveva però smentito esplicitamente la Kroes, sostenendo che “…E’ vero che l’11 dicembre scorso ci hanno attribuito una frequenza (che verrà liberata dalla Rai il 30 giugno); ma per coprire l’80% del territorio nazionale, come ci era stato garantito dalla concessione vinta nel 1999, avremmo bisogno di almeno tre frequenze, e le altre due dovrebbe liberarle Rete4. Il Commissario questo lo sa, le abbiamo mandato a dicembre una perizia che lo dimostra”.
“…Dunque – aveva precisato Di Stefano – lo Stato italiano continua a disattendere la sentenza della Corte di Giustizia, e Neelie Kroes continua a far finta di niente. E non dà neanche seguito alla propria procedura d’infrazione. Non capisco – aveva concluso amareggiato il titolare di Europa7 – a che cosa serva l’Antitrust comunitario, e che ci sta a fare questo Commissario evanescente”.
Come già per la lettera alla Kroes, Di Stefano ha inviato al Commissario Reding anche una copia del ricorso presentato dinanzi al Tribunale regionale per il Lazio contro il provvedimento emesso l’11 dicembre 2008 dal Ministero dello Sviluppo economico, “che ha assegnato a Europa 7 un solo canale invece dei tre che le spettavano” per aver vinto la gara del 1999″ , spiegando che “…naturalmente, con un solo canale non si può ottenere una copertura nazionale e men che meno la copertura dell’80% del territorio (95% della popolazione) e di tutti i capoluoghi di provincia, che spettava e spetta ad Europa 7″ .
Rai Uno, ha ricordato Di Stefano, “…utilizza ben tre frequenze in prima banda Vhf e sette frequenze in terza banda Vhf, per trasmettere sull’82% del territorio nazionale”.
Allegata alla lettera c’è anche una copia di un altro ricorso presentato al Tar del Lazio, in questo caso da diverse emittenti radiofoniche, sempre contro il provvedimento del Ministero dello Sviluppo economico.
“…Le emittenti – ha spiegato ancora il proprietario di Europa7 – sostengono di aver avuto l’assegnazione, per la sperimentazione della tecnologia radiofonica Dab, degli spazi di interbanda del Vhf, che a seguito della ‘ricanalizzazione’ dovrebbero dar vita al canale 8 assegnato ad Europa 7 con il provvedimento del Ministero”.
Con tale provvedimento, ha evidenziato Di Stefano, “…il Ministero non ha pertanto dato attuazione alla sentenza della Corte di Giustizia del 31/01/2008”. Dopo aver ricordato che “…i nostri diritti e quelli del popolo italiano nel settore televisivo sono calpestati da ormai 10 anni“, la lettera alla Reding si conclude ripetendo l’invito, già rivolto alla Kroes, “…ad intervenire con la massima urgenza per far rispettare dal governo italiano i diritti di Europa 7 e le sentenze della Corte di Giustizia europea”.