Italia
Non spettava al Governo decidere la revoca del consigliere di amministrazione Angelo Maria Petroni.
La Bicamerale di San Macuto, stabilisce la Consulta, avrebbe dovuto deliberare in merito. Una decisione che, per qualcuno, potrebbe anche avere effetti sulle questioni di stretta attualità politica, come la nomina, attesa a giorni, del rappresentante dell’azionista nel nuovo consiglio di amministrazione di Viale Mazzini.
“…Oggi – ha affermato Paolo Romani, sottosegretario allo sviluppo economico con delega alle Comunicazioni – sono definitivamente sfumate le ipotesi di riscrittura della legge Gasparri e la sentenza della Consulta ha riconosciuto la giustezza del ricorso presentato dalla Commissione di Vigilanza contro la revoca del Consigliere della Rai Petroni con una sentenza che riafferma la centralità del Parlamento”.
“…Gli alti giudici hanno riconosciuto l’immediata applicazione del comma 8 dell’art 49 del testo unico, confermando che nomina e revoca possono avere ambiti e procedure diverse”.
Una richiesta bocciata il 4 dicembre dal Consiglio di stato, che reintegra Petroni nel Cda. Nel frattempo, il 26 settembre del 2007, la commissione di Vigilanza aveva sollevato un conflitto d’attribuzione, giudicato ammissibile il 27 febbraio del 2008.
Ieri la pronuncia finale che, più che nel merito del caso (di fatto chiuso: Petroni siede ancora nel Cda) potrebbe avere effetti anche sulle prossime nomine. La questione è verificare se la sentenza odierna, oltre che a stabilire criteri per la revoca del rappresentante del Tesoro, ne stabilisce anche quelli di nomina: può, a questo punto, l’azionista nominare il suo fiduciario senza la preventiva deliberazione della Vigilanza, come prevede
Non ha dubbi l’ex ministro Paolo Gentiloni, che si è chiesto “…come farà il governo a nominare il proprio rappresentante nel nuovo Cda Rai. Sembra infatti impossibile – ha osservato – che il potere esclusivo del governo, negato sulla revoca, possa sopravvivere per la nomina del consigliere”.
Secondo il capogruppo del Pd, Fabrizio Morri, il pronunciamento della Corte conferma che è necessaria una modifica della legge Gasparri. E anche l’ex presidente della Vigilanza, Mario Landolfi, promotore del conflitto ha ammesso: “se la sentenza è ‘manipolativa’ allora si può ipotizzare che non potendo il Tesoro revocare, non può nemmeno nominare in autonomia. Ci sarebbe quindi un vuoto legislativo e la necessità di modificare la Gasparri in quel punto”.
Il senatore Alessio Butti, capogruppo Pdl in Commissione di Vigilanza Rai, ha commentato che, anche se a distanza di qualche mese, “…le valutazioni espresse a suo tempo dal centrodestra trovano conferma nel pronunciamento della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso presentato a suo tempo dalla Commissione di Vigilanza Rai. Nulla da aggiungere rispetto a quanto già detto sulla figuraccia rimediata dall’allora ministro Padoa Schioppa e quindi da Prodi. Questo significa anche riconoscere la validità del ruolo della Commissione di Vigilanza e soprattutto le sue competenze e la sua utilità. Ora, in presenza di una vittoria così schiacciante, non è tempo di polemizzare ulteriormente e quindi attendiamo dal centrosinistra valide indicazioni per procedere con il completamento del Cda Rai”.
Il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti, pur sottolineando la necessità di una modifica della legge Gasparri, ha osservato che non c’è automatismo tra potere di nomina e quello di revoca: “…Quando una legge stabilisce il potere di nomina, non sempre implicitamente stabilisce quello di revoca. Ad esempio, nonostante la Costituzione preveda l’esclusivo potere di nomina dei ministri da parte del presidente del Consiglio, la dottrina ritiene che non esista un potere di revoca. E’ analogo a quanto avvenuto oggi”.
La Consulta, insomma, si è pronunciata sul potere di revoca, e non su quello di nomina espressamente previsto dalla legge. Che, dunque, non verrebbe messo in discussione. Intanto, già martedì il Tesoro potrebbe nominare il suo rappresentante in Cda (dovrebbe rimanere Petroni): per quel giorno è convocata, infatti, l’Assemblea degli azionisti dell’azienda per gli adempimenti previsti con la nomina del Cda.
In altre parole: ratifica dei sette consiglieri eletti dalla Vigilanza, nomina del rappresentante del Tesoro e indicazione del presidente. Su quest’ultima, spinosa questione, sono stati avviati i contatti tra maggioranza e opposizione. Ieri mattina, i commissari del Pd sono stati informati dello stato delle trattative: le ipotesi, spiegano i partecipanti alla riunione, “…sono tutte ancora sul tavolo”.
Il nodo da sciogliere, in primo luogo, è se spingere per una riconferma di Claudio Petruccioli o puntare su un nome nuovo. Solo dopo aver sondato Palazzo Chigi sulle possibilità di prorogare l’attuale presidente, Dario Franceschini passerà a indicare un nome, o più probabilmente, i nomi alternativi. Non è detto comunque che entro lunedì si riesca a trovare
Che sarebbe occupata ‘ad interim’, come già accaduto più volte nella storia dell’azienda, dal consigliere anziano, in questo caso Guglielmo Rositani.