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MEDIA Salles: per facilitare la transizione al digitale, gli studios cinematografici pronti a contribuire all’acquisto delle attrezzature

Gran Bretagna


E’ iniziata nel cuore cinematografico di Londra, Leicester Square, la seconda giornata del corso DigiTraining Plus (25 febbraio-1°marzo 2009), organizzato da MEDIA Salles, nel 2009 come nel 2008, nel Regno Unito.

La visita all’Empire Cinema, con il commento di Derek Cownty, Responsabile della Programmazione, che si è concentrato sulla gestione di un complesso che ha adottato la proiezione digitale, la visione di una selezione, curata da XDC, di film europei distribuiti in formato digitale, il modello economico proposto da Arts Alliance Media agli esercenti europei sono stati i principali contenuti della mattinata.

 

Ad essi si è aggiunta la seconda “puntata” dell’esteso ed articolato intervento di Michael Karagosian che ha toccato i temi più attuali della transizione al digitale, a partire dall’esperienza degli Stati Uniti, mercato forte di oltre 5.000 schermi dotati della nuova tecnologia.

Il consulente per il digitale di NATO, l’associazione degli esercenti cinematografici statunitensi, ha risposto con chiarezza alle domande che più spesso ricorrono tra gli operatori europei.

 

Karagosian ha dichiarato a DGT online informer che in Europa si guarda molto al modello del VPF adottato negli Stati Uniti, ma si parla anche di alternative, come per esempio una riduzione del canone di noleggio.

 

“Per facilitare la transizione al digitale – ha affermato – gli studios sono pronti a contribuire all’acquisto delle attrezzature da installare nei cinema per un periodo limitato: nei contratti firmati sinora si parla di dieci anni. Per chiarire che da parte loro si tratta di un intervento a carattere speciale e temporaneo, gli studios non sono favorevoli a sconti sul canone di noleggio. Per di più, almeno sinora, hanno reso disponibile il loro contributo finanziario solo attraverso gli intermediari, cioè i cosiddetti “integrators”.

Di recente Paramount ha proposto agli esercenti statunitensi una forma diretta di VPF, che per ora non riguarda altri paesi e che non si sa se sarà offerta da altri studios.

Resta comunque chiaro che il primo obiettivo delle majors, per quanto riguarda il VPF, è che non ci sia un aumento di costi tra quanto si spende per le copie in 35mm e quanto si spende per le copie digitali e il VPF.

 

Su un altro tema scottante – le caratteristiche tecniche delle attrezzature – Karagosian ha positivamente sottolineato come DCI abbia iniziato un programma di test sulla rispondenza dei materiali alle proprie specifiche: “Questo è un passo importante verso il raggiungimento di un obiettivo essenziale per gli esercenti: essere sicuri che le attrezzature che essi comprano siano l’investimento giusto”.

 

 

In questo contesto è da collocare anche l’iniziativa assunta da NATO con la pubblicazione del documento sui requisiti: per Karagosian “si tratta di un’azione complementare rispetto alle specifiche di DCI, nell’intento di fornire la visione dell’esercizio su come le attrezzature digitali dovrebbero funzionare”.

E continuando sul ruolo delle associazioni degli esercenti, Karagosian ha ribadito che “esse dovrebbero concentrarsi sul mantenimento delle prassi esistenti, tra cui la facoltà dell’esercente di spostare il film, all’interno di un complesso, sullo schermo più adatto durante il periodo di tenitura”.

 

Ed infine una nota di ottimismo sul futuro dell’esercizio. Karagosian ha infatti affermato: “l’economia dell’intera filiera cinematografica sta cambiando. Molti pensano che questo sia in parte dovuto ai cambiamenti del comportamento dei consumatori. Tuttavia, mentre i proventi dell’intero settore diminuiscono, quelli delle sale restano elevati: analisi di Nielsen mostrano che il consumo di cinema in sala è quello che meno soffre della concorrenza dei nuovi media”.

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