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Terminazione mobile: nuova levata di scudi da parte del Comitato Comunicazioni Ue. L’Italia tra i Paesi favorevoli ai tagli

Unione Europea


Nuova levata di scudi contro la proposta della Commissione di tagliare le tariffe di terminazione mobile del 70% entro il 2012.

La maggior parte degli Stati membri, riuniti nel Comitato Comunicazioni, ha infatti bocciato il piano del Commissario Viviane Reding, che intende porre fine a un regime tariffario giudicato non in linea con i reali costi sostenuti dagli operatori per offrire il servizio.

 

Solo Italia, Francia, Svezia, Portogallo e Slovenia hanno infatti sostenuto il progetto di raccomandazione elaborato dalla Commissione. Secco No da parte di 12 Paesi (Regno Unito, Germania, Spagna, Finlandia, Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Ungheria, Polonia, Malta, Danimarca). Dieci gli astenuti (Belgio, Bulgaria, Irlanda, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Austria, Romania e Slovacchia).

 

Il parere del Comitato non è vincolante, ma la dice lunga sull’umore degli Stati membri nei confronti del progetto che, a detta anche degli operatori mobili europei, rappresenterebbe un nuovo duro colpo a un’industria che già fatica a tenere il passo, nonostante sia considerata il fiore all’occhiello dell’economia europea.

 

Nelle passate settimane, era trapelata l’indiscrezione che – per rispondere al malcontento degli operatori – la Ue avrebbe quantomeno ritardato l’entrata in vigore dei tagli al 2014, ma ieri il Commissario Reding ha fatto sapere che non ci sarà nessun rinvio: se tutto andrà per il verso giusto, le nuove tariffe entreranno in vigore entro tre anni.

 

Secondo Bruxelles, il regime tariffario in vigore non ha più senso di esistere, dal momento che un livello così alto era stato stabilito a suo tempo per contribuire al finanziamento delle reti mobili e al contenimento dei prezzi dei servizi.

Ora che le reti sono state ampiamente ammortizzate e la telefonia mobile gode di una penetrazione vastissima, la Ue vuole portare una maggiore armonizzazione sia per quanto riguarda i prezzi che gli approcci normativi dei diversi Paesi della Ue.

 

Secondo le stime della Commissione, le tariffe di terminazione mobile si aggirano mediamente sui 9 centesimi di euro per ogni chiamata (si passa però dai 2 centesimi di Cipro ai 18 centesimi della Bulgaria), contro 1 centesimo di euro per le reti fisse. Ne consegue che quando si chiama un numero di cellulare da un telefono fisso si arriva a spendere una cifra sproporzionata rispetto a quanto si spende per chiamare da rete fissa un altro numero fisso.

La Ue vorrebbe quindi rapportare le tariffe di terminazione praticate in Europa al loro costo reale, in un range fra 1,5 e 3 centesimi al minuto.

 

Le tariffe di terminazione rappresentano tra il 15% e il 20% delle entrate degli operatori più grandi.

L’industria ha più volte ribadito che se i tagli dovessero concretizzarsi, sarebbe inevitabile un aumento dei prezzi dei servizi che andrebbe a ripercuotersi sugli utenti, in particolare sui meno abbienti. A rimetterci sarebbe anche la solidità di un settore, quello delle telecomunicazioni, che è il più importante componente del comparto ICT europeo, rappresentando il 40% del suo totale per un valore stimato in circa 300 miliardi di euro.

 

La misura, inoltre – secondo uno studio Frontier Economics – finirebbe per ridurre del 9% in ciascuna area la penetrazione mobile, con la conseguente perdita di 42 milioni di abbonati in Europa occidentale e di 10 milioni in quella centrale.

 

Il Commissario Reding, tuttavia, è determinato ad andare avanti per questa strada, nella convinzione che i tagli andranno a vantaggio dei consumatori. Le rimostranze, insomma sembrano dettate più dall’attaccamento dell’industria a privilegi ormai fuori luogo, dato che in ogni caso i tagli si concretizzeranno tra tre anni.

“Il voto del Comitato è diviso – ha spiegato il portavoce Martin Selmayre la Reding prende atto del suo parere ma è fiduciosa che la raccomandazione sul taglio delle tariffe di terminazione sarà adottata dalla Commissione all’inizio di aprile, come previsto”.

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