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Colpevoli di aver modificato ‘unilateralmente e sistematicamente’ i propri piani tariffari senza fornire adeguate informazioni ai clienti, Tim e Vodafone si sono viste comminare una multa di 500 mila euro ciascuno dall’Autorità antitrust.
La multa arriva dopo che l’Associazione dei consumatori Altroconsumo ad agosto scorso aveva denunciato le pratiche commerciali scorrette dei due operatori, i quali avevano deciso di ‘ritoccare’ al rialzo i listini prezzi e di mandare in pensione vecchi piani tariffari, comunicando la decisione ai clienti via sms.
I rialzi in questione, giunti in seguito all’abolizione dei costi di carica, secondo Altroconsumo, “sono stati per profili medi in un anno da 49 sino a 83 euro” e hanno provocato un aumento dei costi di oltre il 100% per le singole chiamate.
La scorrettezza della pratica in questione, sottolinea l’Antitrust, non riguarda tanto il fondamento o la legittimità della variazione tariffaria, quanto l’aver fornito ai clienti informazioni “ambigue ed omissive” circa la “natura dell’operazione in atto”, così da impedire loro di assumere “una conseguente decisione consapevole, con particolare riferimento alla possibilità di esercitare un diritto di recesso senza alcuna penale”.
L’Antitrust parla sia per Tim che per Vodafone di “condotta plurioffensiva”, tale da generare un sentimento di sfiducia, con l’aggravante che, sottolinea ancora l’Authority, “la sfiducia dei consumatori, quando è generalizzata, rallenta il processo di crescita dei mercati”.
L’Authority ha quindi ritenuto adeguato comminare una “sanzione adeguata”, corrispondente cioè al “massimo della pena”, come ha spiegato in mattinata il presidente Antonio Catricalà.
Al danno, ovviamente, per i consumatori si aggiunge la beffa, anzi, le beffe dal momento che, innanzitutto, ricorda ancora l’associazione, “la mancanza di informazione e trasparenza ha impedito agli utenti di conoscere le caratteristiche delle nuove tariffe, le modalità di attuazione della portabilità del numero da un operatore all’altro e le modalità di rimborso del credito residuo”, ma anche perchè in alcun modo i clienti beffati potranno rivalersi sugli operatori.
L’intervento dell’Antitrust, hanno quindi ribadito le associazioni dei consumatori e alcuni esponenti dell’opposizione, ripropone l’urgenza di introdurre al più presto la class action, che garantirebbe il risarcimento per coloro che hanno subito un danno economico dall’agire truffaldino delle grandi aziende.
Per il presidente di Altroconsumo Paolo Martinello, “L’istituto del risarcimento collettivo si adatterebbe perfettamente a casi come questi, dove, per tali pratiche commerciali scorrette, la multa acquista un significato formale e non restituisce alle migliaia di utenti le cifre incassate automaticamente dai gestori, senza che i consumatori avessero alcuna possibilità di essere informati e di scegliere”.
Tra un rinvio e l’altro (doveva partire, dopo una prima proroga, il 1° gennaio 2009) l’operatività della class action è però slittata adesso al 30 giugno.