Unione Europea
La Commissione europea sta svolgendo il ruolo di “cheerleader” nella partita nelle Next Generation Networks, ritardandone lo sviluppo e proponendo, nel frattempo, tagli alle tariffe di terminazione che andrebbero a impattare negativamente su un settore che è fra i più vitali dell’economia europea e soffre attualmente, come gli altri, della grave crisi economica.
È quanto sostiene Michael Bartholomew, il direttore di ETNO, l’associazione che riunisce gli ex monopolisti europei delle tlc in un’intervista al sito Euractiv.
Le istituzioni europee stanno per entrare nella fese finale delle lunghe negoziazioni volte a riformare il quadro normativo sulle telecomunicazioni.
In questo contesto, i principali operatori europei, di contro, hanno più volte chiesto misure specifiche destinate a favorire gli investimenti nelle reti in fibra ottica – le cosiddette NGN, appunto – che permetteranno l’accesso a internet a banda larghissima e tutta una serie di nuovi servizi.
La Commissione non ha introdotto le NGN nella proposta di riforma del pacchetto telecom poiché ritiene che il settore sarebbe meglio sostenuto attraverso una raccomandazione ed è per questo che una bozza di raccomandazione è stata posta a consultazione pubblica e dovrebbe tradursi in un documento finale entro il 2009.
Il pressing degli operatori storici, ha sottolineato Bartholomew, non ha puntato all’ottenimento di finanziamenti economici, quanto alla creazione “di regole in grado di garantire la certezza giuridica a partire dalla quale le NGN potranno svilupparsi”.
Regolamentazione mirata, quindi, basata sulla cosiddetta segmentazione geografica.
“Nelle aree rurali – ha spiegato Bartholomew – non c’è competizione, pertanto le regole dovrebbero essere differenti rispetto a quelle valide nei centri urbani, dove magari non ce n’è neanche bisogno”.
Il presidente ETNO ritiene a questo proposito che il Parlamento europea stia facendo “un lavoro ammirevole”, sostenendo questa proposta, mentre ancora non è stato raggiunto alcun accordo in seno al Consiglio dei Ministri Ue, a dispetto dell’urgenza che caratterizza la questione della realizzazione delle NGN in Europa.
L’ETNO, ha quindi spiegato il presidente, propone la condivisione dei rischi legati alla costruzione delle nuove infrastrutture, mentre la Commissione propende verso il ‘risk premium‘, prevedendo quindi solo un intervento sul prezzo dell’accesso.
“Non è quello che vogliamo, poiché noi chiediamo misure favorevoli agli investimenti”, ha aggiunto, sottolineando però di essere contrario alla recente proposta di ‘sforbiciare’ le tariffe di terminazione mobile per incrementare gli investimenti nelle NGN.
“Non si comprende come una simile misura – che costerebbe alle compagnie telefoniche 26 miliardi di euro nei prossimi 5 anni – potrà stimolare gli investimenti”, ha detto Bartholomew, bollando la proposta come “pura ingegneria economica” e sottolineando che “le tariffe di terminazione sono già regolate e i prezzi sono scesi negli ultimi anni”.
Le NGN, insomma, “non hanno nulla a che fare con le tariffe di terminazione” e proseguire sulla via tracciata da questa proposta vorrebbe dire intervenire “in maniera intrusiva in un settore dinamico e innovativo e che rappresenta il fiore all’occhiello dell’Europa”.
Ma una raccomandazione sarebbe secondo Bartholomew un approccio troppo debole e non avrebbe carattere vincolante: perché dunque non inserire anche le reti in fibra ottica nel pacchetto che regolamenterà le telecom per i prossimi 5 anni, come chiesto anche dal gruppo dei regolatori europei?
La questione di fondo, secondo l’ETNO, resta che le istituzioni europee in questo particolare momento si stanno chiedendo se ci sia realmente bisogno delle nuove infrastrutture alla luce del fatto che quelle già attive risultano sottoutilizzate e che in altri paesi, come in Giappone – dove la rete in fibra copre quasi tutto il territorio e il governo ha investito 50 miliardi di dollari per costruirla – la penetrazione è ancora molto bassa.
Un punto di vista “shockante” secondo Bartholomew, innanzitutto perché il vero potenziale delle NGN sono i servizi che esse sono in grado di supportare e non si può stabilire a priori quale sarà la risposta del pubblico nè pontificare sulla base di scenari, come quello giapponese appunto, completamente diversi da quello europeo.
Mettere in discussione questo punto sarebbe “mancanza di lungimiranza”, come se si discutesse della necessita dei mezzi di trasporto.
“Tutti i governi hanno già riconosciuto l’importanze delle NGN: l’unico scetticismo arriva da alcuni funzionari della Commissione”.
In ultima analisi, dunque, la questione sarebbe puramente ‘politica’: l’esplosione dei nuovi servizi creerà nuovi posti di lavoro e – ha aggiunto Bartholomew – “è ormai evidente a tutti che le NGN sono il futuro e che ne abbiamo bisogno adesso”.
Il Parlamento europeo si pronuncerà sul pacchetto telecom ad aprile e il Consiglio dovrebbe adottare le nuove regole a giugno, alla fine della presidenza Ceca della Ue.