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NGN: dai tagli alle tariffe di terminazione mobile, sovvenzioni alle nuove reti? La Ue studia nuovo piano

Europa


La Commissione europea potrebbe presto chiedere alle autorità di regolazione nazionali di ridurre le tariffe di terminazione praticate dagli operatori mobili per sostenere gli investimenti nelle reti ottiche di nuova generazione.

La proposta, che andrebbe probabilmente a incidere sui proventi legati alle chiamate da rete mobile e all’invio di sms, sembra motivata dal fatto che una compagnia che investe nel settore mobile possa aspettarsi un ritorno sugli investimenti dieci volte maggiore rispetto a coloro che investono nelle reti fisse.

 

“Questo – secondo un funzionario comunitario citato da EurActiv – è il fattore che maggiormente frena lo sviluppo delle reti in fibra ottica”.

 

Ed è proprio per far fronte a questo squilibrio che la Commissione pensa di presentare, ad aprile o maggio di quest’anno, un piano per riformare l’attuale sistema di sovvenzioni incrociate ai servizi di telefonia mobile.

 

Gli operatori mobili godono ancora dei vantaggi di un quadro normativo studiato appositamente per favorire lo sviluppo delle reti cellulari: le tariffe di terminazione mobile – che sono quelle che gli operatori si praticano l’un l’altro all’ingrosso per consentire l’accesso alle rispettive reti – sono state fissate a livelli elevati per contribuire al finanziamento delle reti mobili e al contenimento dei costi dei servizi.

Ma adesso, con una penetrazione del 120% in Europa, questo regime non è più concepibile e la Commissione sta lavorando a una raccomandazione volta a eliminare la disomogeneità dei prezzi medi della terminazione e degli approcci normativi dei vari Stati membri.

 

Secondo le stime della Commissione, le tariffe di terminazione mobile si aggirano mediamente sui 9 centesimi di euro per ogni chiamata, contro 1 centesimo di euro per le reti fisse. Ne consegue che quando si chiama un numero di cellulare da un telefono fisso si arriva a spendere una cifra sproporzionata rispetto a quanto si spende per chiamare da rete fissa un altro numero fisso.

 

La Commissione vorrebbe tagliare queste tariffe del 70% rispetto ai livelli attuali, per farle rientrare in una forchetta compresa tra 1 e 3 centesimi di euro. La deadline entro la quale le autorità nazionali dovranno adeguarsi al nuovo sistema era stata fissata al 2011, ma dal momento che la terminazione rappresenta tra il 15% e il 20% delle entrate degli operatori più grandi, alcuni di loro hanno fatto pressioni perché la Commissione rimandasse l’implementazione delle nuove guidelines al 2013, per evitare ulteriori problemi di liquidità all’industria in un momento di estrema incertezza economica.

I tagli, dunque, non dovrebbero entrare in vigore prima del 2014 e potrebbero portare a tariffe comprese tra 2,5 e 3 centesimi di euro al minuto.

 

Secondo uno studio commissionato dai maggiori operatori Ue, il taglio delle tariffe all’ingrosso non necessariamente si trasformerà in vantaggi per i consumatori, che potrebbero anzi trovarsi a pagare ancora di più.

Vodafone, ad esempio, sostiene che se gli ‘eurotagli’ dovessero concretizzarsi, sarebbe inevitabile un aumento dei prezzi dei servizi che andrebbe a ripercuotersi sugli utenti, in particolare sui meno abbienti. A rimetterci sarebbe anche la solidità di un settore, quello delle telecomunicazioni, che è il più importante componente del comparto ICT europeo, rappresentando il 40% del suo totale per un valore stimato in circa 300 miliardi di euro.

La misura, inoltre – secondo uno studio  Frontier Economics – finirebbe per ridurre del 9% in ciascuna area la penetrazione mobile, con la conseguente perdita di 42 milioni di abbonati in Europa occidentale e di 10 milioni in quella centrale.

 

Bruxelles, dunque, potrebbe anche inserire la ‘battaglia’ alle tariffe di terminazione nel contesto della realizzazione delle reti NGN: tagliarle, aiuterebbe infatti a raccogliere denaro per realizzare i pesanti investimenti necessari per le reti Next generation in fibra ottica.

Secondo la società di consulting McKinsey, l’Europa ha bisogno di almeno 300 miliardi di euro per sostituire le infrastrutture in rame con nuove reti super veloci in fibra.

Ma bisogna ancora definire adeguati modelli regolatori e di business per sostenere gli investimenti, e le ultime proposte mirano proprio a prelevare parte del denaro necessario dai conti degli operatori mobili.

 

Tuttavia, la domanda principale a cui rispondere resta una: qual è il livello della domanda di servizi internet super veloci?

Un funzionario Ue riporta l’esempio del Giappone, dove il Governo ha sovvenzionato completamente lo sviluppo delle reti NGN con investimento da 50 miliardi di dollari: la rete è ancora sottoutilizzata, con tassi di adozione inferiori al 50%. Anche in Europa, dunque, si potrebbe finire per colpire uno dei settori più vitali dell’economia per un’infrastruttura che non andrebbe poi sfruttata a dovere.

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