Unione Europea
Dopo lunghi mesi di contatti segreti, la partita sulla televisione italiana tra Commissione europea e Governo torna a far discutere.
Secondo alcune indiscrezioni di stampa, la Ue avrebbe spedito una lettera al sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, che di fatto boccia le soluzioni proposte dall’esecutivo italiano per uscire dall’illegalità creata dalla Legge Gasparri.
Per l’Europa, infatti, non viene garantito che Rai e Mediaset perdano i privilegi acquisiti negli anni, nemmeno con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre.
La lettera (di 4 pagine) sottolinea come con la proposta del governo “…si consoliderebbe” anche nel digitale la posizione di privilegio della quale i due broadcaster hanno goduto in passato.
La notizia arriva a qualche giorno dalla risposta del Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, all’interrogazione del parlamentare europeo di Prc-Sinistra Vittorio Agnoletto insieme ad altri deputati Ue di Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani e Sinistra democratica.
Nella circostanza, la Kroes ha detto che “…La Commissione europea continuerà a vigilare” sul caso della Legge Gasparri, su cui pende una procedura d’infrazione Ue per l’assegnazione delle frequenze radioTv durante la transizione al digitale.
La Ue, si legge nella risposta di Kroes, “…ha già informato gli onorevoli parlamentari dell’azione che ha intrapreso a norma dell’articolo 226 del Trattato Ue per porre fine alle violazioni del diritto comunitario, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione delle frequenze radiotelevisive” in Italia, prevista dalla Legge Gasparri.
Nel ricordare che “…la procedura d’infrazione è tuttora aperta“, Kroes ha spiegato che le Autorità italiane hanno di recente annunciato l’intenzione di applicare la sentenza della Corte, assegnando le frequenze a Centro Europa 7. “…Per quanto a conoscenza della Commissione, l’11 dicembre 2008 le Autorità italiane hanno adottato un provvedimento nazionale che assegna concretamente tali frequenze a Centro Europa 7. La Commissione continuerà’ a vigilare sulla situazione”.
Quanto alla procedura d’infrazione “ancora aperta”, sotto accusa è la norma della Legge Gasparri che aveva prolungato fino alla data dello switch-off “…le autorizzazioni per continuare le trasmissioni analogiche terrestri da parte di operatori che non hanno ottenuto la concessione delle frequenze”.
In sostanza, secondo l’Antitrust Ue era stato attribuito a questi operatori “…un chiaro vantaggio, a danno di altre imprese, in particolare di quelle che, come Europa 7, hanno una concessione analogica ma non possono fornire servizi di trasmissioni analogiche terrestri per mancanza di frequenze”.
La Commissione aveva aperto la procedura con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, inviando poi a Roma, dopo un intervallo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due mesi) un ‘parere motivato’ il 19 luglio 2007. Un anno e mezzo dopo, la procedura è ancora ferma (anche se “aperta”). Nei casi ‘normali’, se lo Stato membro destinatario di un parere motivato non risponde entro pochi mesi modificando le norme sotto accusa, la Commissione adisce la Corte europea di Giustizia.