Italia
“…Dal mio punto di vista una volta realizzato lo scorporo della rete, procederei a una fusione tra Mediaset e Telecom Italia. Ne nascerebbe una delle più grandi media company del mondo”.
E’ il pensiero di Angelo Rovati, consulente di Rothschild ed ex-consigliere del Governo Prodi dimessosi proprio a causa di un progetto di scorporo recapitato all’allora numero uno di Telecom Marco Tronchetti Provera.
In questi giorni Sky, Mediaset e Telecom si trovano al centro di diverse indiscrezioni dopo che è circolata la voce che Rupert Murdoch – proprietario della payTv – sarebbe pronto a fare il suo ingresso nella telco, magari rilevando la quota della spagnola Telefonica.
Secondo Rovati, “tenere in panchina” Mediaset perché il fondatore è il presidente del Consiglio è strumentale: “…non c’è solo la famiglia Berlusconi , ma una miriade di azionisti e lavoratori”.
Inoltre la fusione attenuerebbe la questione del conflitto di interesse, perché la famiglia Berlusconi sarebbe socio di minoranza.
Per il consulente, se fosse Ad della società di tlc, prima di procedere allo scorporo liquiderebbe gli spagnoli di Telefonica, scambiando Tim Brasil con le loro azioni Telecom e la metà della joint venture di Vivo.
Grossi movimenti in atto, quindi, che riguardano anche la nuova piattaforma creata da Rai, Mediaset e Telecom. Si riflette sul nuovo ruolo che avrà sul mercato media, ma soprattutto se oltre alla motivazione ufficiale – coprire col satellite le zone d’ombra del digitale terrestre – dietro non ci sia dell’altro.
Una risposta arriva dal direttore di Libero, Vittorio Feltri, che dalle pagine del quotidiano ha commentato: “…Rai e Mediaset si alleano contro il nemico comune, quel Murdoch che con i canali satellitari a pagamento costringe i propri competitor a darsi una brusca svegliata. Rai e Mediaset avranno un socio di minoranza di grande prestigio: Telecom, ansiosa di arricchire il business dei telefoni fissi con qualcosa che regga in futuro”.
Durante la IV Conferenza sulla Tv digitale terrestre è stato dato l’annuncio della costituzione di questa nuova società “Tivù“, che si occuperà di sviluppo della Tv digitale e che al suo interno avrà un nuovo piattaforma satellitare che si chiamerà “Tivù Sat” e che trasmetterà i canali delle tre emittenti..
Tivù sarà controllata pariteticamente da Mediaset e Rai con una quota del 48% ciascuna con una quota di minoranza (4%) di TI Media. Tivù Sat, secondo il responsabile del prodotto digitale Rai, Luca Balestrieri che ha presentato l’iniziativa, inizierà le sue trasmissioni a giugno 2009.
Secondo le indicazioni dei tre operatori, Tv Sat servirà a coprire con il segnale satellitare le zone non coperte dal digitale terrestre, in vista dello switch-off completo della tecnologia analogica, entro il 2012. Ma in prospettiva Tivù Sat potrebbe diventare l’alternativa a Sky che attualmente ritrasmette sul satellite i canali Rai, Mediaset e TI Media.
Tra i primi compiti della nuova società – che non è un club chiuso, ma aperto a tutte le emittenti, comprese quelle locali, che vogliano entrare a farne parte a condizioni trasparenti e non discriminatorie – promuovere il digitale terrestre usando il proprio marchio, attraverso campagne articolare su tutti i media (innanzi tutto nelle aree interessate dallo switch-off della Tv analogica); mettere a disposizione informazioni su tecnologia e offerte nei punti vendita di decoder e televisori; fornire servizi di guida elettronica ai programmi delle emittenti coinvolte, criteri di navigazione comuni, servizi interattivi.
“…Il bastone del comando – scrive Feltri – starà in mano agli uomini del Biscione dal momento che l’amministratore delegato di Tivù è Alberto Sigismondi, manager di provenienza Mediaset”.
Libero ospita infine un’intervista a Marco Giordani, amministratore delegato di Rti, la società che gestisce le reti Mediaset, il quale spiega come Tivù rappresenti “…una riscossa della Televisione Italiana perché per quantità di canali a qualità dei programmi l’offerta gratuita italiana è di gran lunga la più ricca d’Europa“. Tivù offrirà “…una quarantina di canali tematici di Mediaset e Rai, più le Tv locali che sono già sul digitale terrestre. Vogliamo evitare che molte famiglie italiane siano obbligate a pagare Sky per vedere tutti i nostri contenuti gratuiti“, altri canali si potranno aggiungere successivamente.
“La competizione del futuro è tra piattaforme – ha sottolineato Balestrieri che di Tivù è presidente – e la Tv gratuita ha bisogno di un proprio spazio per competere anche sul satellitare”.
Questa sarà la nuova sfida a Murdoch. Primo obiettivo, ha spiegato Balestrieri, “…è garantire la copertura del digitale terrestre sul 100% della popolazione”, portando quindi la nuova tecnologia “…in tutte le case degli italiani“, anche dove il segnale Dtt non riesce ad arrivare. Ma il nuovo bouquet si propone, in prospettiva, anche come alternativa a Sky.
Inutile provare a chiedere se, un domani, l’offerta di Tivù finirà progressivamente ‘oscurata’ su Sky, che pure vede un’ampia fetta del proprio ascolto concentrarsi ancora sui canali generalisti: toccherà a ciascun broadcaster, si è limitato a spiegare Balestrieri, “mettere la propria offerta sulle diverse piattaforme, con le modalità che riterrà più opportune“, fermi restando per la Rai gli obblighi di servizio universale e di rispetto della neutralità tecnologica.
Da fonti ufficiali si apprende che per quanto riguarda la presenza dei canali Mediaset su Tivù, il progetto prevede due fasi. Nella prima fase i canali Mediaset saranno visibili su satellite sia su Sky sia su Tivù.
Solo nella fase due del progetto i canali Mediaset e quelli della Rai, previo accordo fra le due aziende, potrebbero essere non più visibili sul bouquet Sky. Questa seconda fase, fanno notare le fonti, è soltanto una delle possibilità e non c’è ancora nulla di deciso.
Un primo atto lo compie la Rai, dando a Sky la disdetta, con i sei mesi di anticipo previsti dal contratto, per l’uso dello standard di criptaggio Nds, quello della News Corp di Murdoch utilizzato dai canali trasmessi sulla piattaforma satellitare.
A luglio scade il contratto siglato dalla Rai con l’allora Tele+, controllata dai francesi di CanalPlus: un’intesa che ha permesso di produrre il bouquet satellitare di RaiSat, distribuito da Sky in cambio di circa 45-50 milioni annui riconosciuti al servizio pubblico. Insieme a quell’accordo ne è stato siglato un altro, con il quale la Rai s’impegnava a criptare i suoi programmi satellitari con lo standard Nds di Sky. Un accordo che, al contrario di quello sul bouquet di RaiSat, non ha una scadenza temporale ma viene rinnovato tacitamente, a meno che non venga disdettato con sei mesi d’anticipo. Cosa che la Rai ha fatto, per arrivare con le mani libere, e a parità di condizioni, alla trattativa sul rinnovo dell’accordo per il bouquet di RaiSat.
Se la Rai non sarà soddisfatta dall’offerta di Sky, non cripterà più i suoi programmi in Nds: vale a dire che, allora, gli abbonati alla pay tv non potranno più vedere gli eventi Rai (sportivi, cinematografici o altro) come avviene oggi, grazie al criptaggio dei programmi in Nds.