Frequenze: Kroes, ‘Procedura Ue su Legge Gasparri ancora aperta’. Ma per Europa 7, ‘Lo Stato disattende e il Commissario fa finta di niente’

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Francesco Di Stefano

“…La Commissione europea continuerà a vigilare” sul caso della Legge Gasparri, su cui pende una procedura d’infrazione Ue per l’assegnazione delle frequenze radio Tv durante la transizione al digitale terrestre.

E’ quanto ha riferito il Commissario alla Concorrenza Neelie Kroes nella risposta a un’interrogazione parlamentare presentata dall’eurodeputato Prc-Sinistra europea Vittorio Agnoletto insieme ad altri deputati Ue di Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani e Sinistra democratica.

 

Bruxelles “…si è pronunciata molto chiaramente sul caso delle frequenze Tv di Europa 7″ , ha affermato Agnoletto in una nota, riferendosi alla risposta Ue. “…L’Italia è tuttora sotto procedura d’infrazione“, ha aggiunto, sottolineando che “…è un risultato significativo perché sancisce che l’Italia è a tutt’oggi nel mirino dell’Ue per l’assegnazione delle frequenze che spetterebbero a Europa 7″ .

La Ue, si legge nella risposta di Kroes, “…ha già informato gli onorevoli parlamentari dell’azione che ha intrapreso a norma dell’articolo 226 del Trattato Ue per porre fine alle violazioni del diritto comunitario, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione delle frequenze radiotelevisive” in Italia, prevista dalla Legge Gasparri.

Nel ricordare che “…la procedura d’infrazione è tuttora aperta“, Kroes ha spiegato che le Autorità italiane hanno di recente annunciato l’intenzione di applicare la sentenza della Corte, assegnando le frequenze a Centro Europa 7. “…Per quanto a conoscenza della Commissione, l’11 dicembre 2008 le Autorità italiane hanno adottato un provvedimento nazionale che assegna concretamente tali frequenze a Centro Europa 7. La Commissione continuerà’ a vigilare sulla situazione”.

 

Quanto alla procedura d’infrazione “ancora aperta”, sotto accusa è la norma della Legge Gasparri che aveva prolungato fino alla data dello switch-off “…le autorizzazioni per continuare le trasmissioni analogiche terrestri da parte di operatori che non hanno ottenuto la concessione delle frequenze”.

In sostanza, secondo l’Antitrust Ue era stato attribuito a questi operatori “…un chiaro vantaggio, a danno di altre imprese, in particolare di quelle che, come Europa 7, hanno una concessione analogica ma non possono fornire servizi di trasmissioni analogiche terrestri per mancanza di frequenze”.

 

La Commissione aveva aperto la procedura con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, inviando poi a Roma, dopo un intervallo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due mesi) un ‘parere motivato’ il 19 luglio 2007. Un anno e mezzo dopo, la procedura è ancora ferma (anche se “aperta”). Nei casi ‘normali’, se lo Stato membro destinatario di un parere motivato non risponde entro pochi mesi modificando le norme sotto accusa, la Commissione adisce la Corte europea di Giustizia.

 

Francesco di Stefano , proprietario di Europa 7, ha smentito esplicitamente la Kroes: “…E’ vero che l’11 dicembre scorso ci hanno attribuito una frequenza (che verrà liberata dalla Rai il 30 giugno); ma per coprire l’80% del territorio nazionale, come ci era stato garantito dalla concessione vinta nel 1999, avremmo bisogno di almeno tre frequenze, e le altre due dovrebbe liberarle Rete4. Il Commissario questo lo sa, le abbiamo mandato a dicembre una perizia che lo dimostra”.

“…Dunque – ha sottolineato Di Stefano – lo Stato italiano continua a disattendere la sentenza della Corte di Giustizia, e Neelie Kroes continua a far finta di niente. E non dà neanche seguito alla propria procedura d’infrazione. Non capisco – ha concluso amareggiato il titolare di Europa7 – a che cosa serva l’Antitrust comunitario, e che ci sta a fare questo Commissario evanescente”.

 

La Sesta sezione del Consiglio di Stato ha stabilito che Europa 7 dovrà ottenere dallo Stato un risarcimento di poco più di un milione di euro. La pronuncia mette la parola fine ad una vicenda decennale.

La sentenza è stata depositata il 20 gennaio e riguarda l’emittente che nel ’99, pur aggiudicandosi una licenza nazionale per l’emittenza televisiva, non aveva iniziato le trasmissioni per mancanza di frequenze.

Il supremo organo della magistratura amministrativa ha concesso a Europa 7 un solo milione quale risarcimento danni per la mancata assegnazione delle frequenze televisive. La richiesta della società, dopo un lungo percorso giudiziario, era di 3,5 milioni di euro senza l’assegnazione di frequenze e di 2,1 milioni con le frequenze.

 

Lo scorso dicembre, il ministero delle Comunicazioni ha finalmente assegnato a Europa 7 il canale 8 in banda VHF, per l’attività di radiodiffusione televisiva nazionale, da utilizzare in tecnologia analogica e/o digitale, secondo la tecnica della SFN (Single Frequency Network) e nel rispetto di una serie di condizioni già previste per gli attuali concessionari nazionali.

 

Il provvedimento è stato emanato dopo l’adozione del decreto contenente il nuovo Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, nell’ambito del quale, in esecuzione delle risultanze della Conferenza internazionale di Ginevra del giugno 2006, è stato definitivamente introdotto per la radiodiffusione televisiva l’obbligo della canalizzazione europea, da attuarsi entro il 30 giugno 2009.

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