Pay TV: continua la querelle. Ma Mediaset assicura, ‘Non scaricheremo sui clienti il raddoppio dell’Iva’

di Raffaella Natale |

Italia


Mediaset Premium

Mediaset Premium ha deciso di farsi carico interamente degli effetti del nuovo regime fiscale applicato dal primo gennaio 2009 a tutto il settore della tv a pagamento. Lo annuncia, in una nota, la stessa azienda ricordando che il Parlamento ha confermato in modo definitivo le misure anticrisi destinate a reperire nuove risorse indirizzate alle politiche sociali. E le previsioni stimano per il 2009 un gettito supplementare di circa 200 milioni di euro proveniente dall’aumento dell’Iva per la Pay TV dal 10% al 20%.

 

Pur rammaricandosi per la scelta governativa di allineare l’aliquota al livello più alto (onerosa soprattutto per chi, come noi, è ancora in fase di start-up), Mediaset, visto il momento economico, accoglie il provvedimento con senso di responsabilità e senza strepiti fuori luogo. E proprio considerando la crisi generale, Mediaset giudica inopportuno far pagare ai propri clienti la crescita dell’Iva: “…vorrebbe dire scaricare sui nostri clienti/telespettatori un costo che non riconoscerebbe la fiducia che ci hanno accordato e che ha decretato il successo di Mediaset Premium. Fiducia che ora spetta a noi ricambiare”.

“…Pertanto – conclude la nota – informiamo che i nostri listini della Pay TV rimarranno inalterati”.

 

Posizione molto diversa da quella di Sky, che ha lamentato la misura presa dal governo, informando che a farne le spese sarebbero stati proprio gli abbonati.

Intorno a questo provvedimento si è innescata una vera polemica che ha travolto tutti.

E lo stesso premier, prima di Natale, ha deciso di rispondere alle accuse: Sky Italia di Rupert Murdoch ha già “qualche privilegio” nel nostro Paese e il suo proprietario porta all’estero i soldi che guadagna in Italia, quindi non ha diritto di protestare per l’innalzamento dell’Iva.

 

“…Non c’è nobiltà d’animo in questa sinistra che mi ha accusato di voler privilegiare Mediaset, quella sull’Iva non è stata un’operazione contro un avversario”, ha spiegato Berlusconi ai giovani.

Il presidente del Consiglio ha poi parlato direttamente del proprietario di Sky, il magnate australiano, dicendo di lui che “…è un monopolista del satellite, acquista film senza concorrenza mentre Rai, La7 e Mediaset sono costretti a farsi battaglia. Sky non ha alcun limite sulla pubblicità sulle sue reti e non ha l’obbligo di reinvestire parte degli utili. Sky è un gruppo posseduto da un cittadino straniero che si porta via tutti i soldi. Mi sembra che ha ancora qualche privilegio (…) non dovrebbe essere contento, ma supercontento”.

 

Una vera e propria battaglia che aveva portato l’emittente satellitare a mandare in onda degli spot antigoverno subito sospesi e, secondo indiscrezioni, per volontà dello stesso tycoon che al figlio James, a capo della News Corp in Europa, e all’Ad italiano Tom Mockridge ha detto che coi governi bisogna agire con diplomazia e soprattutto far valere l’ipotesi di spostare gli investimenti in altri Paesi.

Pare inoltre che sempre Murdoch abbia scritto una lettera indirizzata a Berlusconi sulla questione Iva, il cui contenuto è comunque rimasto privato.

 

Una polemica placata dall’intervento della Ue, per la era necessario che l’Italia procedesse all’allineamento dell’Iva per i servizi di Pay TV, altrimenti si sarebbe aperta una procedura di infrazione.

 

L’eventuale ipotesi di abbassare l’Iva sia per la Pay TV che per la pay-per-view al 10%, invece che portare l’imposta della Tv a pagamento al 20%, “…è assolutamente impraticabile”. Così il sottosegretario allo Sviluppo economico, Paolo Romani, che ha la delega per le Comunicazioni, risponde a chi gli ha chiesto di indiscrezioni circa presunte soluzioni che l’esecutivo starebbe studiando per risolvere la querelle nata dopo il varo del provvedimento. “Verrebbero a mancare circa 220 mln di euro”.

 

Proprio in questo senso, e con riferimento al fatto che Mediaset già programma vari avvenimenti in pay-per-view, Romani ha osservato che “…se fosse stato introdotto un allineamento dell’Iva verso il basso, allora sì si sarebbe potuto parlare di conflitto di interessi”.

 

Finora Mediaset ha pagato il 20% di Iva sulla pay-per-view legata ai singoli eventi (carte prepagate), mentre ha usufruito dell’agevolazione al 10% per gli abbonamenti.  

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