Italia
Riportiamo di seguito l’intervento di Enrico Manca, presidente Fondazione
Considero una fortunata coincidenza poter svolgere il mio primo intervento come neo-Presidente della
Questo 2009 sarà per l’Italia un anno cruciale per la transizione al digitale, di cui il digitale terrestre rappresenta il capitolo determinante: un fenomeno che è già di per se complesso, lo è ancor più per il nostro Paese.
Le ragioni di questa complessità sono varie: alta densità di emittenti locali (oltre 600) e il conseguente affollamento dello spettro; la conformazione geografica del Paese; i problemi di coordinamento con i Paesi confinanti; solo per citarne alcuni. La Sardegna, prima tappa di questa rivoluzione digitale che ha visto il coinvolgimento di tutti i 377 Comuni dell’Isola e dei suoi oltre un milione 600.000 abitanti, ha costituito un vero e proprio laboratorio sperimentale.
Una sperimentazione sia tecnica che organizzativa, preziosa per definire una serie di procedure che potranno essere utilizzate per le successive tappe di digitalizzazione delle varie aree del Paese.
Fatemi dire, non avendo personalmente alcun merito in quanto sono in Bordoni solo da qualche settimana, anche se ho avuto la possibilità di partecipare, con altra veste di osservazione alla sperimentazione sarda, che il ruolo della Fondazione nella digitalizzazione della Sardegna è stato di grande rilievo sotto vari profili: tecnico-scientifico, organizzativo e di garanzia per tutti i soggetti protagonisti. Di tutto ciò va dato merito, innanzitutto, al Prof. Antonio Sassano allora Direttore Generale della Bordoni, al Direttore delle Ricerche Ing. Mario Frullone e ai loro ottimi collaboratori.
La Fondazione, in coerenza con il proprio ruolo di organismo indipendente, ha doverosamente messo a disposizione della Pubblica Amministrazione, del Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni in “primis”, ma anche e soprattutto degli utenti, le proprie competenze tecnico-scientifiche e il suo supporto organizzativo.
In pari tempo, la Fondazione ha operato come elemento di garanzia nei confronti di tutti gli operatori, sia nazionali che locali.
L’esperienza sarda è guardata con grande interesse in Europa. E mi pare di poter dire che, osservando ciò che avviene fuori dai nostri confini, la Fondazione rappresenta per l’Italia ciò che France Telenumerique e Digital UK rappresentano rispettivamente per Francia e Regno Unito; le due nazioni europee cioè maggiormente coinvolte nella transizione al digitale, oltre all’Italia e alla Spagna, per le “dimensioni” dei numeri in campo.
Il carattere di terzietà e di garanzia della Fondazione è destinato ad essere esaltato dalla nuova identità che essa ha assunto con il nuovo Statuto, che definisce il suo carattere di organismo pubblico (non so se ancora in modo sufficiente).
Parlando del nuovo Statuto voglio sottolineare il significativo e lungimirante apporto dato dal mio precedessore Prof. Maurizio Dècina per varare questa ristrutturazione identitaria della Fondazione. Con il nuovo Statuto, infatti, si supera la situazione del passato in cui i rappresentanti dei principali operatori e delle imprese manifatturiere oltre ad essere, insieme con i rappresentanti del Ministero, nel Consiglio di Amministrazione ne erano anche i maggiori finanziatori.
Un assetto gestionale che avrebbe potuto ledere il necessario carattere di “terzietà” della Fondazione stessa. I rappresentanti dei principali operatori e delle imprese manifatturiere rimangono, attraverso il Comitato dei Fondatori, importante organo statutario della Fondazione, con un rilevante compito di indirizzo strategico. Si affianca ad esso un Consiglio Scientifico, composto da studiosi e rappresentanti del mondo accademico, assicurando così una continua osmosi tra Fondazione, mondo delle Imprese, dell’Università e della Ricerca.
Il coinvolgimento della
In Sardegna nella fase cruciale della vera e propria “organizzazione” della transizione sul territorio, data la complessità del processo, è stato necessario conciliare, tra l’altro, due esigenze parimenti importanti e delicate: assicurare la fattibilità tecnica dell’operazione e la chiarezza e semplicità della comunicazione, al fine di minimizzare, prioritariamente, i disagi per gli utenti .
Una delle questioni di maggior rilievo, soprattutto nel complesso scenario italiano, è la politica di gestione dello spettro radioelettrico che rappresenta per sua natura una risorsa limitata. E’ quindi indispensabile che la transizione avvenga in maniera “ottimizzata”, secondo le linee di intervento che ciascuno, nell’ambito delle proprie competenze, il Ministero e l’AGCOM mettono a punto e perseguono.
Si può così garantire non solo disponibilità di risorse agli attori che sono già presenti all’interno dello scenario della televisione in Italia, ma anche di avere a disposizione risorse aggiuntive (il cosiddetto Digital Dividend) che costituiscono una opportunità per arricchire il panorama attuale e una garanzia di offerte, servizi e opportunità più ampie e diversificate per gli utenti.
Per quanto riguarda l’esperienza realizzata in Sardegna la Fondazione, su mandato del Ministero, ha elaborato il calendario operativo delle transizioni; il cosiddetto master plan e, cioè, le indicazioni relative alla data di transizione di ciascuna emittente per ciascun impianto, il nome del multiplex digitale, il canale analogico attuale e quello digitale futuro. Operazione delicata che ha dovuto tener conto di tutte le esigenze presenti nella task force, organo deputato a stabilire tutte le modalità operative secondo le quali deve essere realizzato il processo della transizione, in ogni suo aspetto.
Il master plan è stato messo a punto contemperando le esigenze di tutte le emittenti e, quindi, assunto formalmente dalla task force. Esso ha costituito la base operativa per la pianificazione di una consistente serie di iniziative di comunicazione, permettendo agli utenti di essere puntualmente e compiutamente informati sull’intero svolgimento del processo. Ma l’impegno della Fondazione si è articolato anche nel sostegno di tutte le iniziative a favore dei cittadini pianificate all’interno della task force. In particolare provvedendo all’addestramento tecnico degli operatori di call center, inizialmente del tutto estranei alle tematiche tecniche connesse con lo switch-off. A monte di tutto questo c’è stato un lungo lavoro di approfondimento e di analisi, necessario per individuare il “percorso” che il singolo operatore doveva seguire per rispondere in maniera adeguata alle domande dell’utente. Per la formazione degli operatori è stato, quindi, creato un apposito “albero della conoscenza” con schede, aggiornabili in tempo reale, pensate per guidare l’operatore nelle risposte ai quesiti posti dai cittadini. Vorrei sottolineare come quello del call center si sia dimostrato un servizio particolarmente utile e apprezzato dagli utenti, per accompagnarli nella transizione.
Nei 15 giorni dello switch-off di ottobre sono state ricevute circa 58.000 chiamate. Ricordo come la Fondazione si sia fatta carico di curare la formazione dei volontari provenienti dalle diverse Associazioni di volontariato, per una assistenza diretta agli anziani e ai diversamente abili. Di particolare rilievo e interesse è anche il ciclo informativo promosso e organizzato dalla Fondazione in moltissime scuole che ha consentito di riscontrare un vivacissimo ed intelligente interesse dei giovani e giovanissimi per tutte le implicazioni legate alle trasformazioni del passaggio al Digitale. Ricordo, altresì, l’esperienza del data base delle transizioni, uno strumento di grande utilità per tutti, perché in grado di dare indicazioni, con aggiornamenti in tempo reale, sullo stato delle diverse transizioni, permettendo di visualizzare la copertura di ciascuna emittente, il grado di copertura digitale della Regione, le emittenti interessate alla transizione per ogni singolo comune.
Concludendo, vorrei sottolineare come, dal lavoro svolto fino ad oggi dalla Fondazione, emerga l’indicazione che per portare al successo una operazione così complessa come quella di far transitare un intero Paese verso una nuova tecnologia come quella del digitale terrestre sia, innanzitutto necessario fare “squadra” esprimere cioè una grande capacità di condivisione, informazione, coesione. Sulla base di questi convincimenti la Fondazione si predispone a continuare il suo lavoro e ad esercitare il suo ruolo riconosciuto come punto di riferimento organizzativo, tecnico-scientifico e di garanzia verso tutti i soggetti protagonisti di questa grande sfida economica, tecnologica e culturale nell’interesse dei cittadini e della Democrazia Italiana.
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