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Vigilanza: salta la riunione dopo lo scioglimento, ma qualcuno ci sarà. Villari prepara il ricorso, mentre Pd e Pdl discutono dei vertici Rai

Italia


Il presidente uscente Riccardo Villari nel giorno della revoca dell’intera bicamerale, prima di ricevere la lettera dai presidenti di Camera e Senato, aveva convocato una riunione della Commissione di Vigilanza Rai per oggi alle 14:00.

Ma per gli uffici della Vigilanza, l’appuntamento è saltato, in quanto la Commissione al momento non è ancora stata riformata e quella appena sciolta non esiste più.

 

Non la pensa così il deputato Mpa e segretario della Vigilanza Luciano Sardelli, che ieri sera ha annunciato che andrà alla riunione di oggi e lo farà: “…non è stata convocata martedì scorso? Non vedo perché non dovrei andarci”, ha ribadito stamattina.

E ha aggiunto: “…Chiederò al presidente Villari di rivolgersi agli organi competenti per ottenere una valutazione sulla legittimità del percorso istituzionale messo in atto dalle giunte per il Regolamento di Camera e Senato”.

“Poiché le stesse perplessità – ha precisato – sono state condivise dell’onorevole Di Pietro, invito i componenti della commissione che si rifanno alle posizioni dell’Italia dei Valori a prendere parte alla seduta, al fine di contribuire a dirimere una questione di grande delicatezza istituzionale. Tengo a chiarire che questa mia perseveranza non è finalizzata a perpetuare la presidenza Villari , ma ad evitare che un precedente come quello che si è posto in essere possa rappresentare un danno per la vita futura delle nostre Istituzioni. Sarebbe stato più opportuno adottare un provvedimento legislativo che consentisse di dirimere la questione presidenza, piuttosto che avventurarsi in uno scioglimento della Commissione”.

“Per quanto mi riguarda – ha concluso Sardelli – ho solo adempiuto e intendo adempiere a quanto previsto nell’articolo 48 bis del Regolamento della Camera che impone ai deputati di prendere parte ai lavori, in Aula e nelle Commissioni”.

 

Sicuramente ci sarà anche Marco Beltrandi, il deputato radicale eletto nelle file del Pd che per protesta occupa l’aula di San Macuto da giovedì scorso. E’ probabile che, nei suoi uffici, non manchi nemmeno il presidente uscente Villari che continua ad andare regolarmente al lavoro.

Beltrandi si è augurato che dopo “lo scioglimento autoritativo” i Presidenti di Camera e di Senato “adottino uguale decisionismo e tempestività nel costituire la ‘nuova’ Commissione di Vigilanza usando tutte le loro prerogative per superare tentazioni di boicottaggio della Commissione che vedo riemergere dalle dichiarazione di alcuni esponenti politici che di solito – incredibilmente – parlano di legalità”.

 

L’Italia dei valori ha aperto oggi il nuovo fronte di polemica nella lunga vicenda della Commissione di Vigilanza sulla Rai. La bicamerale ancora non funziona pienamente dopo otto mesi di battaglie politiche ma potrebbe tornare a riunirsi martedì prossimo con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente, ruolo a cui rimane candidato con sostegno bipartisan Sergio Zavoli. Sulla riunione, non ancora convocata, pesa però la decisione del partito di Di Pietro di non consegnare i nomi dei suoi due componenti. Tutti i capigruppo li hanno consegnati e risultano confermati quelli che si erano dimessi per protesta contro il presidente Riccardo Villari tranne appunto l’Idv Orlando e Pardi si erano dimessi già prima dell’elezione di Villari, subito dopo la bocciatura dello stesso Leoluca Orlando, candidato alla presidenza.

 

Che sulla strada della ricomposizione della bicamerale ci fosse già qualche ostacolo, nonostante le assicurazioni del presidente del Senato Renato Schifani sulla rapidità dei tempi, si era capito da subito, da quando Di Pietro aveva fatto intendere, senza troppi giri di parole, che la disponibilità del suo partito all’elezione di Zavoli non fosse scontata: “…Se è tutto come prima, arrivederci e grazie. O si va verso una decisione nuova con il consenso di tutti o a fare le vittime di scelte altrui non ci stiamo”, aveva tuonato l’ex pm denunciando un “omicidio politico” nei confronti del suo partito, la lesione di un “diritto”, come poi ribadirà una nota dell’Ufficio politico dell’Idv, parlando di “indecente conventio ad excludendum” e chiedendo un incontro a Walter Veltroni per chiarire la situazione.

“…Non abbiamo dato e non abbiamo intenzione di dare ai presidenti di Camera e Senato i nomi per la commissione di Vigilanza Rai“, ha detto il capogruppo di Idv alla Camera Massimo Donadi.

“…Siamo l’unica forza parlamentare – ha aggiunto – presente alla Camera e al Senato ad essere esclusa da qualsiasi ruolo di rappresentanza istituzionale. E’ una oggettiva discriminazione nei nostri confronti su cui vogliamo sentire cosa dicono gli altri partiti dell’opposizione”.

 

In assenza dell’indicazione di tutti i commissari, secondo l’Idv, i presidenti di Camera e Senato non potranno procedere alla formazione e alla convocazione della Commissione di Vigilanza.

 

Dalla sua, Villari, dal palcoscenico del Maurizio Costanzo Show, ha detto con forza: “…Se verificherò che esistono le condizioni sono intenzionato a fare ricorso. Sto valutando con i miei legali dal punto di vista tecnico se posso rivalermi e in quale sede, il Tar o la Corte Costituzionale o eventualmente tutti e due. Ma la mia volontà è farlo”.

Per il presidente uscente, “…è brutto quando il rispetto delle istituzioni deve fare ricorso alla magistratura, ma almeno i giudici diranno se ho commesso qualche atto che potesse giustificare la revoca”.

A suo avviso, non merita nessun addebito: “…Non a caso – ha detto – nello specifico non mi viene contestato nulla”.

 

La mossa, se Villari decidesse effettivamente di passare alle carte bollate, potrebbe frenare la ri-costituzione della Commissione e, conseguentemente, il rinnovo del Cda, su cui spinge soprattutto la maggioranza: sulla possibilità di ‘licenziare’ l’attuale consiglio, in proragatio da quasi otto mesi, pende la ‘spada di Damocle’ della Corte costituzionale che nel giro di qualche settimana dovrebbe pronunciarsi sul potere di revoca (e quindi di nomina) dei consiglieri di Viale Mazzini, col rischio di invalidare la legge Gasparri.

 

Zavoli, intanto, attende pazientemente di essere eletto da due mesi. “…La convergenza che ci fu su Sergio Zavoli non è venuta meno. Quando si procederà all’elezione dell’ufficio di presidenza della Commissione, tutto lascia presumere che ci sarà l’accordo per eleggere Zavoli alla presidenza della Commissione“, ha evidenziato il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera Italo Bocchino. Anche il capogruppo Pd alla Camera Antonello Soro conferma il nome del senatore del suo partito.

 

Intanto, i vertici dei partiti lavorano alla composizione del Cda Rai. La questione è ancora in uno stadio interlocutorio, ma il timore che un pronunciamento della Consulta congeli l’attuale Cda fino all’approvazione di una nuova legge obbliga a non accantonare il dossier.

L’interesse è soprattutto della maggioranza, “…per questo non capisco perché gli stiamo dietro solo per salvare la faccia a Veltroni: potremmo giocare su questo timore del Pdl per alzare la posta”, chiosa un parlamentare del Pd esperto del tema.

Poche per ora le certezze, come quella della riconferma di Angelo Maria Petroni, in quota FI, nel Cda: “L’unico ad avere la nomina in tasca“, ha spiegato un esponente del Pdl. Le altre caselle della maggioranza potrebbero essere occupate da Giuliano Urbani, anche se le sue quotazioni sono in ribasso, e da Alessio Gorla. Quasi certa la conferma di Giovanna Bianchi Clerici, così come quella di Nino Rizzo Nervo. I centristi sceglieranno tra il consigliere uscente Marco Staderino e Rodolfo De Laurentiis, mentre per l’altra poltrona spettante al Pd, questa in quota Ds, sembra ormai esclusa la proroga di Carlo Rognoni (contraria l’ala veltroniana e gentiloniana del Pd), mentre rimane in quota l’ipotesi di Gianni Borgna.

 

Giochi ancora aperti anche per le due caselle al vertice dell’azienda. Rimane in piedi l’ipotesi di Pietro Calabrese alla presidenza, sostenuta da Veltroni per il suo ruolo estraneo alla politica. Questo, per il segretario democratico, è il requisito fondamentale: come a dire che altre possibilità possono essere vagliate. Compresa quella, che sta riprendendo quota, di una riconferma di Claudio Petruccioli. L’ipotesi di Calabrese alla presidenza del Cda, inoltre, potrebbe cadere qualora venisse meno la nomina alla direzione generale di Stefano Parisi, l’altra pedina dell’intesa Bettini-Letta. L’ad di Fastweb ha appena riconfermato il suo impegno nell’azienda di tlc, senza contare che per andare in Rai le motivazioni dovrebbero essere assai buone, visto l’inevitabile calo di stipendio dovuto al tetto per i compensi dei manager pubblici.

 

Parisi, inoltre, non gode della simpatia di An e Lega che puntano ad occupare due vicedirezioni generali: tra le condizioni messe sul tavolo, il manager ha chiesto di poter essere un uomo solo al comando. Al suo posto prende quota, allora, l’ipotesi Lorenza Lei: una soluzione “di equilibrio” che potrebbe contare su poche contrapposizioni dalla politica.

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