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IV Conferenza sulla TDT: resoconto della due giorni dedicata allo sviluppo della tecnologia e al confronto tra operatori e istituzioni

Italia


L’Italia è entrata ufficialmente nell’era della televisione digitale dallo scorso 1° novembre 2008, grazie al successo dello switch-off analogico in Sardegna. La IV Conferenza Nazionale sulla Televisione Digitale Terrestre (TDT), è stata organizzata il 20 e 21 gennaio 2009 da DGTVi, l’associazione che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Dfree e le emittenti locali associate in FRT e Aeranti-Corallo. La conferenza è stata l’occasione per rilanciare il processo di digitalizzazione che già da quest’anno riguarderà alcune tra le regioni d’Italia più importanti. Entro il 2009, infatti, Piemonte, Lazio, Campania, Valle d’Aosta, Trentino e Alto Adige, in tutto ben 6 milioni di famiglie, saranno interessate dal passaggio alla televisione digitale secondo i tempi indicati dal calendario predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazione. La conferenza, dal titolo esplicativo “Niente è come prima“, nelle intenzioni degli organizzatori ha rappresentato un momento ulteriore di confronto e condivisione, sia dei risultati raggiunti, sia dei passi che ancora sono da compiere. Niente è come prima, perché il cambiamento di un paradigma tecnologico porta sempre con sé un mutamento nei comportamenti da parte del pubblico e dei modelli di business per le imprese interessate. La televisione digitale in tutte le sue forme, ma anche in relazione al pubblico, ha definitivamente modificato la fruizione del mezzo televisivo, con un’offerta di canali e servizi senza precedenti, sia in termini di qualità che di quantità. Dopo la Sardegna , quindi, altre grandi regioni del paese, per estensione geografica e numero di abitanti, si confronteranno durante questo 2009 con il processo di migrazione al digitale e con tutte le difficoltà che tale operazione necessariamente comporta.

 

Durante la prima giornata della Conferenza, oltre alla comunicazione dei risultati ottenuti in Sardegna, è stato presentato, a una vasta e qualificata platea di addetti ai lavori, il Terzo Rapporto sulla TDT in Europa, con i contributi dei vertici della Confcommercio e dei maggiori operatori televisivi. Se nelle precedenti Conferenze sulla TDT, tenutesi negli anni passati a Cagliari, Napoli e Torino, si è parlato di digitale in termini di futuro e di opportunità da non perdere, oggi, proprio in occasione di questa Conferenza si è finalmente parlato di digitale terrestre indicando il presente e i risultati ottenuti. Un processo industriale significativo, in grado di coinvolgere larghe fette di tessuto industriale, di Piccole e Medie Imprese (PMI), e con l’affermazione del principio di condivisione delle esperienze e delle risorse da parte dei grandi broadcaster come delle Istituzioni centrali e locali, senza dimenticare la figura del pubblico televisivo, ovvero degli utenti finali di tali grandi trasformazioni. I lavori, la cui conduzione è stata affidata a Giorgio Mulè di Mediaset, sono stati subito aperti con la diffusione dei dati per dare le dimensioni del processo di migrazione alla TDT: 7,2 milioni di famiglie in possesso di un ricevitore digitale terrestre, 11,3 milioni di decoder venduti e uno share televisivo vicino all’8%. Elementi su cui riflettere e su cui aprire un confronto sano e propositivo, come ha fatto Davide Bordoni, Assessore alle attività produttive del Comune di Roma, che vede nel passaggio al digitale terrestre non solo un momento di profonda innovazione tecnologica, ma anche un percorso culturale fondamentale per il Paese tutto, con Roma prima capitale europea ‘full digital‘. “ La TDT rappresenta per l’industria e tutti i settori connessi– ha affermato Bordoni- un momento di grande trasformazione, sia nei processi che nelle strategie industriali fin qui adottate anche con successo. Una filiera di migliaia di addetti, con una vasta rappresentanza imprenditoriale e la nascita di nuove figure professionali, anche all’interno della Pubblica Amministrazione stessa“. “Il fattore culturale sarà decisivo quindi – ha continuato Bordoni – perché il buon esito dei processi in atto dipenderà moltissimo dal grado di alfabetizzazione del pubblico e dei cittadini, che proprio grazie al digitale potranno usufruire di nuovi e migliori servizi e contenuti, sia on-line che su piattaforma digitale terrestre con la televisione interattiva“.

 

È toccato poi ad Alberto Sigismondi di DGTVi presentare il Terzo Rapporto sulla TDT in Europa, mettendo a confronto con l’Italia altri tre grandi Paesi: Francia, Spagna e Gran Bretagna. Regioni d’Europa dove il digitale terrestre è già presente, con politiche di attuazione e pianificazione dei processi di migrazione in sintonia con la Commissione Europea e con cui, quindi, era possibile avere un confronto. “Sono 108 milioni le famiglie europee interessate dal passaggio – ha spiegato Sigismondi – con la TDT che ha superato per diffusione sia il satellite che l’offerta analogica, con un totale di abitanti raggiunti dal segnale durante il 2008 pari a 7,6 milioni di utenti“. “La televisione digitale terrestre – ha continuato Sigismondi – presenta una penetrazione del 24,6% come primo apparecchio televisivo in casa, con dispostivi integrati in costante crescita di vendite con 4 milioni di apparecchi venduti nel 2008 e la soglia dei 16 milioni  da raggiungere entro il 2012. Nello stesso anno la TDT avrà raggiunto una penetrazione del 70,4%, contro il 17,6% del satellite e il 10,8% dell’IPTV. Durante questo 2009 altre regioni europee molto importanti spegneranno il segnale analogico, come Norvegia e Danimarca, mentre per l’Italia si dovrà attendere il 2012 . “L’offerta dei canali sarà quadruplicata – ha affermato Sigismondi – passando dagli attuali 27 a ben 104 e tutti digitali, per un totale di popolazione digitale di 163 milioni di utenti. Un panorama in cui l’offerta gratuita avrà ancora un’importanza fondamentale, proprio per il carattere popolare che questo processo ha avuto e avrà nei prossimi anni in tutto il continente. La Gran Bretagna è quella che presenta un’offerta free maggiore, con 38 channel, segue l’Italia con 28, la Spagna con 20 e la Francia con 18. Il futuro del digitale passa attraverso un’offerta solida sul mercato e la presenza di nuovi editori e relativi canali. La situazione in Italia è stata ed è caratterizzata da una fase iniziale di passaggio, favorita fin da subito dagli ottimi risultati in Sardegna, che fanno ben sperare per il proseguo dei lavori nel Lazio, in Campania, in Valle d’Aosta, in Trentino- Alto Adige e in Piemonte. Bisogna però prestare attenzione alla diffusione dei decoder nel Paese, alla loro reperibilità, agli incentivi, alla gestione ponderata delle risorse, ad investimenti adeguati ai progetti e al giusto mix di pubblicità e abbonamenti delle offerte pay“. “Gli investimenti nel settore del multichannel in Europa stanno crescendo – ha concluso Sigismondi – soprattutto in Gran Bretagna e con ottimi risultati nel rapporto tra ricavi pubblicitari e ascolti. Il segreto è nella diversificazione dell’offerta, raggiungendo la sostenibilità economica per le imprese e gli operatori mediante una programmazione su canali mini-generalisti, tesi ad attrarre pubblico nuovo delle fasce più giovani, con il re-packaging dei target“.

 

Dopo il quadro generale europeo si è avuto l’intervento di Carlo Sangalli di Confcommercio, che ci ha permesso di scendere in profondità nel panorama del digitale terrestre, attraverso l’analisi del mondo delle PMI. Piccole e Medie Imprese che costituuiscono la spina dorsale del Paese Italia, mantenendo anche nella TDT un ruolo centrale per la futura offerta digitale. “Il cambiamento delle modalità tecniche di fruizione delle trasmissioni televisive avvenuto grazie al digitale – ha affermato Sangallo – porta con sé una necessità diversa di valutarne le opportunità connesse. Queste si presentano come un modello a cascata per la rete, che va dai broadcaster agli operatori, con nuove possibilità anche per il cittadino, non più semplice spettatore passivo, ma anche cliente a cui offrire servizi di intrattenimento e informazione di qualità“. Quindi il cittadino è finalmente un soggetto attivo, che può interagire con l’offerta e dialogare con le imprese dell’audiovisivo. Ecco una seconda importante trasformazione, quindi, con le imprese che diventano produttrici di servizi sempre più diversificati. Anche in vista di un maggior coinvolgimento degli operatori locali, come quelli rappresentati da Aeranti-Corallo e FRT (Federazione radio televisioni), ben 550 realtà territoriali con proprie specificità e proprietà culturali. “Gli operatori – ha concluso Sangalli – dovranno creare nuove sinergie per la produzione di contenuti e servizi altamente competitivi sul mercato. Il locale è un valore e una risorsa strategica su cui scommettere per vincere la sfida di una televisione alta e di qualità“.

 

La parola è poi passato agli operatori e quindi ai grandi broadcaster nazionali, con Luca Balestrieri di Rai.net, che ha mostrato alla platea il nuovo progetto di piattaforma digitale terrestre e satellitare: “Tivù“. Nata dalla convergenza strategica di player quali la Rai , Mediaset e Telecom Italia Media, aperta a nuovi inserimenti nel team e orientata all’informazione, ai servizi e ai contenuti di qualità. “Senza visione strategica, convergenza di intenti e un adeguato piano comunicativo – ha spiegato Balestrieri – non ci può essere sviluppo per la TDT “. “Tivù è una rete aperta anche alle emittenti locali e a nuove piattaforme – ha continuato Balestrieri – come nel caso di Tv Sat, il nostro canale satellitare, ideato per aumentare la percentuale di copertura del territorio e la qualità della nostra offerta, sempre pensata per tutti i cittadini e gratuita“. Quindi piattaforme multicanali, integrate e ad offerta gratuita, questi gli elementi che determinano la riuscita della televisione digitale evidenziati da Balestrieri, per il quale Tivù nasce anche a supporto delle attività della DGTVi e a sostegno delle decisioni dell’HD Forum, perché: “…I fattori chiave del successo della TDT in Italia rimangono sempre gli stessi, cioè informazione, comunicazione e promozione, grazie ai quali si riesce ad orientare il consumatore alla scelta dei dispositivi più idonei e alla fruizione dei nuovi servizi interattivi“. A sostegno delle posizioni di Balestrieri c’è anche Giancarlo Leone della Rai, il quale ha sottolineato sia la centralità del digitale terrestre per l’azienda pubblica, sia il carattere strategico della gratuità di tale offerta nel panorama della TDT nazionale: “…Il digitale terrestre della Rai è e rimane gratuito, anche rispetto alla natura pubblica dell’emittente, con nuovi piani editoriali, nuovi canali e piattaforme“. Il vice direttore ha poi presentato le nuove nate, come Rai.sat, Rai.edu1, Rai sport Più, Rai4 e le prossime Rai Storia (dal primo febbraio 2009) e Rai5 dal prossimo autunno: “…Un rafforzamento e un rinnovamento editoriale iniziato con le prime trasmissioni in HD e con l’operazione Sardegna, in cui abbiamo ottenuto dei grandi risultati“.

 

Anche Marco Giordani di Rti ha posto l’accento su un’offerta di canali da ampliare, in seno ai quali inserire servizi evoluti e contenuti di qualità: “… L’intrattenimento per i più piccoli e l’offerta in Prime time sono due elementi strategici, a cui affianchiamo i servizi di televendita, in Italia ancora poco sviluppati e quindi relativi a un mercato tutto da costruire. Mediashopping, il nostro canale dedicato sul digitale terrestre, mostra risultati incredibili che testimoniano l’importanza del settore“. “I nostri canali – ha concluso Giordani – possono contare su una ricca library, da cui attingere per rinnovare continuamente l’offerta di contenuti, in cui la voce cinema diverrà assolutamente la più importante“. Di pubblicità, invece, ha parlato Bruno Bogarelli di Sport Italia, canale dedicato allo sport in onda fin dal 2004 e posizionato tra l’offerta pay (di canali tematici) e i contenuti sportivi della televisione generalista, fino all’approdo finale al digitale terrestre: “… Entrare nella televisione digitale terrestre è stata sia una scommessa, sia una necessità, che senza la fiducia del mercato pubblicitario non sarebbe stato possibile vincere“. “Grazie a una rete di investitori pubblicitari che hanno creduto alla nostra scelta – ha continuato Bogarelli – e grazie all’Interactive Group che ha fortemente sostenuto la linea editoriale, oggi Sport Italia è entrata in 13 milioni di case, con 3 milioni di spettatori che regolarmente seguono le nostre trasmissioni“.

 

Molto si è parato di emittenti locali e di televisioni territoriali, centinaia di realtà imprenditoriali che arricchiscono il tessuto economico di molte regioni italiane. Aeranti Corallo e FRT assieme riuniscono più di 500 associati, protagonisti assoluti della scena digitale nazionale, con 4.800 addetti, 1.500 giornalisti, nuove professionalità del circuito televisivo, un mercato che tra pubblicità e contributi statali vale quasi 700 milioni di euro. “… Sono 2.500 i programmi che andranno a definire l’offerta digitale delle nostre associate – ha spiegato Maurizio Giunco di FRT – con 8.173 impianti da digitalizzare e un costo stimato attorno ai 530 milioni di euro. Fare televisione quindi ha un costo molto alto, ma riteniamo che non sia evitabile e crediamo anzi che proprio nell’informazione sul territorio le emittenti locali possano avere un ruolo importantissimo nel futuro del digitale, anche a livello nazionale“. “Sono 52 milioni i contatti mensili che abbiamo registrato e 24 milioni gli italiani che giornalmente, per almeno 20 minuti, guardano le nostre trasmissioni – ha invece affermato Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo – questo sta a significare che le emittenti locali hanno, soprattutto per le informazioni a carattere territoriale, un potenziale tutto da scoprire e rappresentano un mercato pubblicitario molto consistente“.

 

Da un punto di vista tecnologico, con l’intervento di Bianca Papini di Telecom Italia Media, si è affrontato verso la fine delle sessioni di interventi il discorso decoder, a cui DGTVi fin da subito ha posto una grande attenzione. Oggi, ha affermato Papini, il 40% delle frequenze rilasciate ha permesso la nascita di molti nuovi canali che si sono affacciati sul digitale terrestre, una pluralità di piattaforme quindi e di servizi che devono essere compatibili con l’offerta dei broadcaster. “DGTVi ha voluto mantenere un decoder unico per tutti – ha spiegato Papini – per tutte le piattaforme della TDT, portando avanti accordi con i produttori di decoder e riuscendo a definire uno standard unico che è il bollino blu. Una garanzia importantissima per il cittadino-consumatore che ha visto l’adesione del 90% delle case produttrici e un 70% di dispositivi venduti nel 2008 in conformità con lo standard approvato da DGTVi“. Giunti quindi in conclusione della prima giornata della Conferenza Nazionale sulla Tv Digitale Terrestre di Roma, è intervenuto anche Enrico Manca, neoeletto presidente della Fondazione Ugo Bordoni (FUB). Fondazione che nel percorso del digitale terrestre ha avuto, ha e avrà un ruolo centralissimo per il supporto tecnico, scientifico, culturale e civile che ha fornito. “Questo 2009 – ha affermato Manca – sarà per l’Italia un anno cruciale per la transizione al digitale, di cui il digitale terrestre rappresenta il capitolo determinante: un fenomeno che è già di per sé complesso, lo è ancor più per il nostro Paese. Le ragioni di questa complessità sono varie: alta densità di emittenti locali e il conseguente affollamento dello spettro; la conformazione geografica del Paese; i problemi di coordinamento con i Paesi confinanti; solo per citarne alcuni. La Sardegna , prima tappa di questa rivoluzione digitale che ha visto il coinvolgimento di tutti i 377 Comuni dell’Isola e dei suoi oltre un milione 600.000 abitanti, ha costituito un vero e proprio laboratorio sperimentale. Una sperimentazione sia tecnica che organizzativa, preziosa per definire una serie di procedure che potranno essere utilizzate per le successive tappe di digitalizzazione delle varie aree del Paese“. “ La Fondazione , in coerenza con il proprio ruolo di organismo indipendente – ha continuato Manca – ha doverosamente messo a disposizione della Pubblica Amministrazione, del Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni in ‘primis’, ma anche e soprattutto degli utenti, le proprie competenze tecnico-scientifiche e il suo supporto organizzativo. Ha inoltre operato come elemento di garanzia nei confronti di tutti gli operatori, sia nazionali che locali. L’esperienza sarda è guardata con grande interesse in Europa. E mi pare di poter dire che, osservando ciò che avviene fuori dai nostri confini, la Fondazione rappresenta per l’Italia ciò che France Télénumérique e Digital UK rappresentano rispettivamente per Francia e Regno Unito; le due nazioni europee  cioè maggiormente coinvolte nella transizione al digitale, oltre all’Italia e alla Spagna, per le dimensioni dei numeri in campo“.

 

In Sardegna nella fase cruciale della vera e propria organizzazione della transizione sul territorio, data la complessità del processo, è stato necessario conciliare, ha sottolineato tra l’altro Manca, due esigenze parimenti importanti e delicate: assicurare la fattibilità tecnica dell’operazione, puntare sulla chiarezza e semplicità della comunicazione, al fine di minimizzare i disagi per gli utenti .Una delle questioni di maggior rilievo, soprattutto nel complesso scenario italiano, è la politica di gestione dello spettro radioelettrico che rappresenta per sua natura una risorsa limitata: “…È quindi indispensabile – ha spiegato ancora Manca – che la transizione avvenga in maniera ottimizzata, secondo le linee di intervento che, nell’ambito delle proprie competenze, il Ministero e l’AGCOM mettono a punto e perseguono“. Infine, sempre parlando della Sardegna, Manca ha sostenuto come l’impegno della Fondazione si è articolato anche nel sostegno di tutte le iniziative a favore dei cittadini e all’addestramento tecnico degli operatori di call center: “…Di particolare rilievo e interesse è il ciclo informativo promosso e organizzato dalla Fondazione in moltissime scuole che ha consentito di riscontrare un vivacissimo ed intelligente interesse dei giovani e giovanissimi per tutte le implicazioni legate alle trasformazioni del passaggio al Digitale“. “Vorrei inoltre sottolineare – ha quindi concluso Manca – come, dal lavoro svolto fino ad oggi dalla Fondazione, emerge l’indicazione che per portare al successo una operazione così complessa, come quella di far transitare un intero Paese verso una nuova tecnologia come quella del digitale terrestre, sia innanzitutto necessario fare squadra ed esprimere una grande capacità di condivisione, informazione, coesione. Sulla base di questi convincimenti la Fondazione si predispone a continuare il suo lavoro e ad esercitare il suo ruolo  riconosciuto come  punto di riferimento organizzativo, tecnico-scientifico e di garanzia verso tutti i soggetti protagonisti di questa grande sfida economica, tecnologica e culturale nell’interesse dei cittadini  e della Democrazia Italiana“.

 

Nella seconda e conclusiva giornata sono stati coinvolti i governatori delle regioni prossime allo switch-off digitale e tutto il mondo dell’emittenza televisiva con i grandi broadcaster, che per primi alimentano la diffusione del digitale terrestre nel Paese. Presentati dal popolare conduttore televisivo Bruno Vespa, hanno subito preso la parola il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò e quello di Confindustria Emma Marcegaglia, dando il via ad una giornata densa di interventi e di contenuti. Per Calabrò: “…Niente è come prima, certo, ma non bisogna dimenticare il lungo cammino percorso dal 2005 che ci ha finalmente portati nell’era del digitale, con tutte le difficoltà, a livello territoriale, di risorse, di ritardi accumulati in quarant’anni di televisione senza regole certe e con un disomogeneo allocamento delle risorse“. L’autorità, spiega il presidente, ha ripreso in mano la situazione con forza e decisione, pianificando ad esempio l’uso dello spettro frequenziale e delineando le garanzie di base per tutti i soggetti in campo. “L’integrazione verticale dei mercati per gli operatori – ha continuato Calabrò – ha significato investimenti certi e ritorni adeguati alle spese, anche grazie agli introiti derivati da sottoscrizioni di abbonamenti ai servizi e contratti nuovi con i fornitori di contenuti. Una scena quindi in continua evoluzione, in cui l’offerta televisiva sarà caratterizzata da qualità e gratuità, perché l’etere deve rimanere un bene pubblico, di tutti, sulla strada tracciata della televisione del Novecento in cui grande e ineguagliabile è stato il ruolo educativo e di alfabetizzazione tenuto nel Paese“.

 

Se da una parte bisogna trovare gli strumenti più validi per gestire la crisi economica che ha investito i mercati globali, dall’altra non bisogna smettere mai, né tanto meno oggi, di parlare di innovazione e di economia. Questo il messaggio del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, per la quale bisogna assolutamente pianificare nei dettagli l’azione delle Istituzioni, coinvolgendo il mondo delle imprese nei nuovi scenari tecnologici e innovativi, come nella pianificazione delle infrastrutture critiche del Paese. “Aumentare il paniere dei servizi e delle tecnologie – ha sostenuto Marcegaglia – è fondamentale per il mondo delle imprese, che nell’era della dematerializzazione e della fabbrica diffusa si trovano a lavorare lungo una filiera produttiva in cui le informazioni che corrono su web vengono ad essere sempre più delle risorse da cui non si può prescindere. Molti operatori hanno investito nel settore per 60 miliardi di euro, con apporti ad alto contenuto tecnologico che hanno permesso di mettere insieme la rete, l’accesso alla banda larga e la televisione digitale“. “Il Paese va infrastrutturato – ha continuato Marcegaglia – formato nel sapere e nella cultura digitali. Se non si farà questo, se non si seguirà tale strada, si rischia di disincentivare gli ulteriori apporti del mondo industriale e imprenditoriale che non vendono positivamente la scarsa alfabetizzazione della popolazione e la bassa penetrazione della banda larga“. “Confindustria dal canto suo – ha concluso il presidente – ha messo in campo un notevole impegno sia di mezzi che si risorse, puntando l’attenzione sulle infrastrutture e l’innovazione tecnologica come fattori primari dello sviluppo economico, dei mercati, delle imprese, della Pubblica Amministrazione stessa e per la banda larga. Solo in questo modo si potrà assicurare al Paese intero crescita e futuro sui mercati“.

 

Per capire perché “Nulla è come prima” bisogna però partire dalle tre conferenze nazionali precedenti. Da Cagliari, Napoli e Torino in cui sono avvenuti dei passaggi fondamentali: dai primi protocolli d’intesa per la Sardegna e Valle d’Aosta, al lancio di Tivù, alla costituzione del Comitato Nazionale Italia Digitale, fino all’istituzione del bollino DGTVi per i decoder e televisori integrati. Per il presidente di DGTVi, Andrea Ambrogetti, anche quest’anno la Conferenza è stata immaginata come luogo di proposte concrete e nuove sfide: “…Bisogna iniziare andando a leggere – ha affermato Ambrogetti – quelli che sono i dati relativi ai televisori già dotati oggi di ricevitori digitali integrati e di decoder. Considerando cioè l’attuale diffusione, il ritmo ormai fisiologico di vendita e l’accelerazione imposta dagli switch-off calendarizzati, già prima del 2012 tutti riceveranno la tv digitale senza traumi e ritardi. Nessuno resterà indietro“. “I dati della Sardegna parlano chiaro – ha spiegato il presidente – il 75% degli utenti al momento fatidico del passaggio non ha avuto alcun problema o lo ha facilmente risolto in modo autonomo. E il restante 25% che ha dovuto chiedere aiuto (al call center, a familiari o a amici o a tecnici) per i problemi di ricezione o sintonizzazione li ha comunque superati in modo agevole. Anche in questo caso, aldilà di qualche limitato e fisiologico problema che non deve essere strumentalizzato, anche in questo caso nessuno è rimasto indietro“. “Anche sulle frequenze delle trasmissione televisive – ha continuato Ambrogetti – sulle quali si è consumata una vera e propria guerra dei trent’anni, con uno scontro politico furibondo sul cosiddetto far west dell’etere, si è messo un punto decisivo. Mai nessuna amministrazione è riuscita a realizzare e ad attuare sinora un piano nazionale delle frequenze. Ancora ci viene in soccorso la Sardegna. Infatti , attraverso un lavoro di eccellenza di cui sono stati protagonisti AGCOM, Ministero delle Comunicazioni e Fondazione Bordoni, è stata possibile la pianificazione di ben 43 multiplex regionali e provinciali e quindi è stato possibile assegnare a tutti i soggetti nazionali e locali le risorse trasmissive necessarie“.

 

Riprendendo la presentazione di Sigismondi sul Rapporto TDT, Ambrogetti ha evidenziato ancora il grande cammino del digitale terrestre che in Europa ha compiuto nel 2008 un doppio e definitivo sorpasso, per cui: “… Non solo ha praticamente raggiunto le case dotate di vecchi televisori analogici, ma ha definitivamente superato il satellite“. C’è poi il laboratorio Sardegna dove l’attenzione dei media in questo periodo si è rivolta quasi esclusivamente verso gli ascolti dopo lo switch-off.  Dati significativi, ci ha spiegato il presidente di DGTVi, soprattutto per quello che riguarda la crescita degli ascolti delle nuove offerte digitali, peraltro pienamente in linea con gli altri Paesi europei. Dati che segnano un significativo assestamento su valori assai vicini alla media nazionale già nello scorso mese di dicembre: “… Meno si sono però sottolineati altri aspetti ancor più importanti. Uno su tutti: la moltiplicazione delle offerte. Siamo passati da 26 programmi locali e nazionali a 92 programmi gratuiti di cui 64 locali senza contare l’aggiunta delle offerte a pagamento, dei canali in alta definizione, dei nuovi servizi“. Ha quindi affrontato il ruolo e del futuro dei broadcaster, del servizio pubblico, delle emittenti private, vecchie e nuove, delle tv locali. Il futuro dell’offerta, dei canali, dei palinsesti, dei contenuti che andranno a comporre il nuovo ambiente digitale con decine, se non centinaia, di programmi. “Qual è  il ruolo del servizio pubblico in un ambiente di decine di offerte?” Si chiede Ambrogetti: “… Un servizio pubblico indispensabile, in Italia come in tutta Europa, per il passaggio al digitale e che ha visto la Rai recuperare in quest’ultimo periodo un proprio ruolo da protagonista con iniziative di grande rilievo come Rai4 o Rai Gulp. Una Rai che giustamente sta ancora riflettendo sul suo futuro digitale complessivo“. Ha poi affrontato il discorso spinoso di quell’asserto “tutto ideologico secondo cui l’ambiente digitale italiano sarebbe un sistema chiuso, un affare per i soliti noti che si prefigge in modo furbesco di mantenere di fatto nel digitale le medesime posizioni raggiunte nel vecchio ambiente analogico“. “Forse – ha affermato Ambrogetti – ci si dimentica che proprio grazie al digitale terrestre sono entrati nel settore tv operatori che si chiamano Gruppo Espresso, Hutchinson Wampoa, DFree e Airplus. Che esistono canali nazionali gestiti da soggetti come La Repubblica , Class Editori, la Conferenza Episcopale Italiana, BBC, Universal, Walt Disney. Che importanti gruppi editoriali hanno recentemente annunciato il lancio di dodici canali. Forse ci si dimentica che l’Italia è l’unico Paese europeo che ha imposto ai grandi gruppi televisivi la cessione del 40% della propria capacità trasmissiva a soggetti terzi e che, grazie a questa misura, nuovi soggetti come il canale per bambini K2 o il nuovo canale ABC del Consorzio Alphabet avvieranno le trasmissioni prossimamente. È forse venuto il momento di dirlo forte e chiaro: il sistema televisivo italiano, proprio grazie al digitale terrestre, è diventato uno dei più aperti d’Europa“. Ha inoltre evidenziato in altri passaggi: “… Le attenzioni che, in particolare la Direzione Concorrenza , sta rivolgendo al digitale terrestre italiano, con una visione ancora influenzata da pregiudizi non si è infatti voluta risolvere una pendente procedura di infrazione, nonostante  il tempestivo intervento legislativo del Governo abbia sostanzialmente risolto tutti i rilievi della Commissione. E in nome di tale procedura pendente, si è avviata con Bruxelles una intensa attività di negoziazione da parte del  Governo e dell’Autorità che sta dando i suoi frutti proprio in questi giorni“.

 

Un altro aspetto toccato dalla relazione di Ambrogetti è stato quello delle risorse: “… Le risorse pubbliche devono accompagnare il sostegno alle fasce deboli della popolazione ma anche finanziare le campagne di informazione a livello locale. In ogni Paese si destinano centinaia di milioni di Euro ogni anno a supporto di questo processo, il nostro non può e non deve essere da meno. Tutti sappiamo quanto il Sottosegretario Romani si stia battendo per individuare, pur in una fase economica così complicata, tali finanziamenti. Sa Romani e sa il Governo che senza tali fondi sarà difficile, se non impossibile, portare a compimento questo processo anche per l’effetto moltiplicatore che queste risorse generano per l’intero sistema. Ma parlare di risorse significa anche parlare di mercato. Un mercato, quello italiano, che se è leader europeo per le risorse derivanti da tv a pagamento sul digitale terrestre è ancora debole, troppo debole sul piano della raccolta pubblicitaria riferita alla nuova piattaforma digitale. Le ottime potenzialità, anche in termini di ascolto, possedute dai nuovi canali digitali devono essere utilizzate per raggiungere, anche in termini di raccolta pubblicitaria, il livello degli altri Paesi europei“. Concludendo Ambrogetti invita tutti a persistere sulla strada fin qui percorsa, ricordando che: “…Il passaggio al digitale è un grande processo collettivo a cui partecipano piccole e grandi imprese, istituzioni e amministrazioni nazionali e regionali, associazioni, utenti e consumatori. Un processo collettivo, una delle cui ricette di successo è stata quella di avere saputo stare insieme, di essere riusciti a farlo. È forse la prima volta che questo succede nella storia del settore televisivo: insieme il servizio pubblico, le grandi emittenti private e quelle meno grandi, le emittenti locali, tutte le aziende“.

 

È poi giunto il momento delle Istituzioni e quindi delle regioni che durante il 2009 si vedranno coinvolte nel passaggio al digitale: Lazio, Piemonte, Campania, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige. Per il governatore del Lazio Piero Marrazzo c’è bisogno di individuare le criticità strutturali del processo di digitalizzazione e affrontarle tutti insieme, enti pubblici, imprese e aziende: “…Il Lazio ha un grande tessuto economico legato al mondo dell’audiovisivo. Un distretto dedicato che rappresenta per la regione una ricchezza grandissima e che ci spinge a sostenere con il massimo impegno la migrazione al digitale del Lazio, che da subito ha stanziato 800 milioni per le Piccole e Medie Imprese (PMI) regionali“. Lo stesso sindaco di Roma Gianni Alemanno non ha nascosto l’importanza epocale che rappresenta la TDT , per una città che si appresta a diventare la prima capitale digitale d’Europa: “…Il nostro obiettivo, come amministrazione pubblica, è quello di portare il segnale digitale nelle case di tutti i romani, senza distinzione. Per questo abbiamo approntato un piano di sostegno e di aiuto per le famiglie più bisognose. L’unica cosa di cui c’è però assoluta necessità è la certezza tecnologica del passaggio, un elemento critico e molto influente sulla tenuta degli investimenti“. Il Piemonte sarà la seconda regione d’Italia e d’Europa a passare al digitale terrestre, come ci ha ricordato il governatore Mercedes Bresso, per la quale: “…L’economia europea sta attraversando un momento davvero difficile, ma non per questo bisogna smettere di guardare avanti e di investire in innovazione. Il nostro territorio è ricco di PMI e di risorse, per questo bisogna continuare a pianificare l’introduzione dell’innovazione tecnologica, come nel caso della TDT. Non mancheranno i sostegni degli enti pubblici soprattutto alle famiglie più bisognose, ma altrettanto centrale sarà l’informazione in questo fase di cambiamento“. Sulle difficoltà e le criticità di natura geografica si è soffermato Augusto Rollandin per la Valle d’Aosta, che ha spiegato quanto: “… Sia complesso in un territorio principalmente montuoso come la Valle d’Aosta l’istallazione dei dispositivi digitali e delle apparecchiature di ricezione del segnale, interventi che chiedono investimenti molto forti e la certezza della tecnologia impiegata“. Più legato al problema dell’alfabetizzazione digitale della popolazione è stato quello dell’assessore alla regione Campania Nicola Mazzocca, che pur evidenziando una forte diffusione dei decoder sul territorio, evidenzia che molti sono ancora i problemi: “…Perché nonostante il 27% dei decoder acquistati dalla popolazione, abbiamo quasi 7 milioni di persone che hanno bisogno di una guida e di un sostegno nel passaggio e nella scoperta del digitale terrestre“.

 

Del 2009 e delle sfide che ci attendono hanno parlato anche i broadcaster nazionali, con Claudio Cappon della Rai che agli alti costi degli investimenti affianca “L’importanza di una funzione pubblica imprescindibile, esercitata in un contesto tecnologico sicuramente cambiato rispetto al 1954, su nuove piattaforme multicanali e gratuite“. Fedele Confalonieri di Mediaset ha evidenziato il ruolo fondamentale dei broadcaster che ognuno a modo suo, concorrendo e in competizione, hanno contribuito: “… Alla realizzazione di un mercato autoregolamentato e avanzato, fino alla televisione digitale terrestre, in  cui hanno investito tantissimo e reso possibile questo evento epocale“. Un mercato che secondo l’imprenditore Tarak Ben Ammar: “…È sempre stato molto importante, libero e aperto, una vera e propria miniera di opportunità, soprattutto nel settore free, in cui certo Murdock non credo abbia voglia di entrare al momento con l’acquisto dell’emittente La7“. Sul ruolo degli operatori e sulla qualità assoluta del mercato televisivo italiano, ha insistito proprio Franco Bernabè di La7, per il quale: “… Il digitale è un universo tecnologico e culturale in continua espansione, alimentato dall’innovazione e in cui bisogna essere in grado di gestire un flusso di informazioni e dati sempre più grande. L’IPTV e la piattaforma tecnologica della rete sono state le scelte dell’emittente La7, un polo prettamente tecnologico che ha scelto una piattaforma diversa dalla TDT e dal Satellite, con 6 milioni di utenti potenziali. Un grande risultato e un messaggio forte ai due grandi broadcaster di riferimento, con cui vogliamo evidenziare l’assoluta non subordinazione della piattaforma IPTV, in cui la rete investirà altri 7 miliardi di euro“.

 

Ancora spazio infine per le emittenti locali, un po’ da tutti chiamate in causa per la loro centralità nel processo di digitalizzazione televisiva del Paese, soprattutto in termini di potenziale comunicativo e informativo sul territorio. Il passaggio al digitale terrestre, la scelta dei dispositivi e degli apparecchi giusti, la capacità di utilizzo degli stessi, sono tutti fattori fondamentali nella fase di switch-off digitale che diversi milioni di utenti e cittadini stanno per affrontare. Le emittenti locali con le loro Associazioni di riferimento, Aeranti-Corallo e FRT, possono in tal senso contribuire in modo profondo e decisivo proprio grazie al loro carattere territoriale e di vicinanza con la cittadinanza: “…È per questo motivo – ha spiegato Maurizio Giunco di FRT – che le emittenti locali hanno e avranno finalmente uno spazio di assoluto rilievo a livello nazionale, proprio grazie al lavoro di informazione svolto a tappeto sul territorio di base“. Per Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo, inoltre, il primo obiettivo: “…È ottenere che l’assegnazione delle frequenze sia giusta ed equa tra i soggetti sul mercato, facendo in modo che le emittenti locali si trasformino, come è successo in Sardegna, in operatori di rete“.

 

In conclusione della seconda giornata di incontri e della IV Conferenza Nazionale sulla Televisione Digitale Terrestre è stato chiamato ad intervenire l’on. Paolo Romani, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazione. DGTVi, ha sottolineato il sottosegretario, ha introdotto per la prima volta un meccanismo di condivisione dell’esperienza e delle responsabilità che finalmente ha funzionato: “…Una visione di intenti e di obiettivi comune senza la quale oggi non si può andare avanti“. “Confindustria ha parlato di investimento in infrastrutture e in banda larga – ha affermato Romani – e la risposta delle Istituzioni c’è già con 1 miliardo a disposizione per interventi mirati. Il Governo vuole una televisione digitale gratuita e per tutti, perché riguarda tutto il popolo italiano come evento, attraverso l’offerta di contenuti e servizi di alta qualità e di forte impatto tecnologico come mai prima visti“. “Ecco perché – ha continuato il sottosegretario – ci siamo impegnati a partire dalla Sardegna in un grande piano di comunicazione, formazione e informazione, teso ad un’adeguata preparazione della cittadinanza in attesa che il calendario segni le tappe dello switch-off digitale“. Riguardo ai problemi che il digitale e l’assegnazione delle frequenze hanno avuto in sede europea, Romani ha affermato che: “… Il caso di Europa7 è definitivamente chiuso con la sentenza del Consiglio di Stato, l’assegnazione delle frequenze e il risarcimento di 1 milione di euro. In sede di Consiglio europeo quindi non ci dovranno più essere fraintendimenti“. In conclusione, parlando delle emittenti locali, il sottosegretario ha affermato che: “… Se lo switch-off in Sardegna è andato bene molto lo si deve al lavoro svolto anche dalle emittenti locali alle quali saranno assegnati 40 milioni di euro per le infrastrutture di rete e per la digitalizzazione degli impianti. In questo modo, su questa strada, l’Italia si presenterà in Europa come esempio di lungimiranza e di progettualità nel campo della televisione digitale, al primo posto per i risultati raggiunti in termini di pianificazione delle risorse e grado di condivisone degli intenti tra tutti i soggetti in campo, pubblici e privati“.

 

 

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