Riforma dell’audiovisivo: il senato francese vota la tassa per Cellcos e Isp. Contribuirà a compensare le perdite per l’eliminazione degli spot

di Raffaella Natale |

Francia


telefonia mobile

Continua in Francia la polemica intorno al progetto di riforma dell’audiovisivo nazionale. Ma ciò che sta surriscaldato più di tutto gli animi è la decisione di ieri del senato di inserire una tassa per gli internet provider e gli operatori di telefonia mobile, per compensare la soppressione progressiva della pubblicità dalla Tv pubblica.

La tassa sarà dello 0,9% sui servizi forniti da cellcos e Isp, le cui entrate annuali (prodotte da abbonamenti e altro) eccedono i 5 milioni di euro.

Una modifica, voluta dal senatore Bruneau Retailleau (NI), consente a operatori e provider di dedurre una parte della somma dovuta, in modo da “incentivare gli investimenti di questi player nella copertura digitale del territorio“.

Il Ministro della Cultura, Christine Albanel, che si è opposta a questa misura, aveva invece proposto una sorta di “nicchia” fiscale a vantaggio di questi operatori.

Prima dell’introduzione di questo provvedimento, Bernadette Bourzai (Ps), aveva sottolineato il proprio timore, spiegando che la tassa potrebbe “aggravare la frattura digitale del Paese“.

I senatori hanno poi respinto alcuni emendamenti del gruppo comunista e dei Verdi che intendevano portare la tassa dallo 0,9% al 2%.

Per contro, un emendamento del senatore dell’Unione centrista, Hervé Maurey, prevedeva invece un abbassamento dallo 0,9% allo 0,5%, in modo da “seguire le indicazioni della Commissione Copé“. Anche questo però è stato respinto.

Successivamente, il Senato ha votato una tassa modulabile che potrà variare tra l’1,5% e il 3% sulla pubblicità trasmessa dai canali televisivi privati che hanno entrate pubblicitarie superiori agli 11 milioni di euro.

Per il governo si tratta di compensare le perdite – stimate in 450 milioni di euro l’anno – dovute all’eliminazione parziale della pubblicità dalle reti di France Télévisions, entrata in vigore a partire dal 5 gennaio.

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