Il sistema televisivo locale in Abruzzo sotto la lente dello Iem della Fondazione Rosselli. Il digitale un’opportunità da non perdere

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Nei giorni scorsi il Corecom Abruzzo ha presentato a Pescara lo Studio sull’emittenza televisiva locale realizzato per suo conto dall’Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli, con il coordinamento scientifico di Flavia Barca e il contributo di Ivana Cappella e Andrea Marzulli.

 

Il lavoro, che nasce come supporto al Corecom Abruzzo nei suoi compiti di censimento e analisi economica del settore televisivo locale, è finalizzato a comprendere la dimensione economica e le principali caratteristiche dell’emittenza abruzzese.

“Le difficoltà delle tv locali abruzzesi – ha dichiarato la Barca a Key4biz – riflettono i problemi strutturali del settore in Italia coniugati con un contesto economico regionale sfavorevole. In questo quadro il passaggio al digitale potrebbe rappresentare un’opportunità di ripensamento del sistema, sia dal punto di vista dei contenuti che del modello di business, ma solo se si celebrerà l’incontro tra una amministrazione regionale sensibile ed una industria disposta a uscire dalle proprie chiusure e a ragionare in termini di sistema”.

 

Il rapporto rappresenta il coronamento di uno sforzo che il Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Abruzzo sta portando avanti da tempo per supportare il settore televisivo locale, alla luce del ruolo sempre crescente che esso riveste nel sistema dei media e nello sviluppo socioeconomico del territorio.

Tale analisi si pone, quindi, l’obiettivo di fornire dati oggettivi al decisore pubblico e agli interlocutori privati per alimentare un confronto trasparente sulle politiche pubbliche da intraprendere per lo sviluppo del settore.

 

Il comparto a cui si riferiscono i risultati dell’indagine è costituito dalla totalità delle emittenti televisive locali con sede in Abruzzo.

Per la ricostruzione di questo universo le informazioni emerse da fonti istituzionali sono state confrontate con altre fonti quali riviste specializzate, annuari, elenchi forniti dalle associazioni di categoria, database Iem.

La prima fase della ricerca, di tipo desk, è stata caratterizzata dalla stesura di un database di riferimento comprendente le informazioni anagrafiche del settore. Quest’ultimo è stato sottoposto ad una accurata verifica che ha costituito l’ossatura della seconda fase della ricerca, di tipo field.

 

Nella fase field della ricerca sono state contattate, per via telefonica, tutte le emittenti identificate nella prima fase e questo ha permesso di individuare il database finale composto da una realtà di 20 emittenti televisive presenti in Abruzzo al mese di aprile 2008. Un campione di questo è stato quindi intervistato in loco così da approfondire l’analisi qualitativa del settore.

 

Sono stati esaminati i dati di bilancio disponibili delle società televisive dal 1999 al 2006.

 

Per quanto riguarda la copertura delle emittenti televisive sul territorio regionale, le informazioni utilizzate sono quelle provenienti dal monitoraggio effettuato dall’Ispettorato territoriale per l’Abruzzo e il Molise del Ministero dello sviluppo economico.

Su questi dati è stato costruito un database che contiene la copertura di 19 tv locali, per ognuna delle quali sono stati registrati popolazione e Comuni raggiunti.

 

Delle tv attualmente operative, la maggior parte è nata fra il 1974, data di apertura della prima emittente locale, e il 1980, anno dopo il quale si ha un rallentamento delle nuove nascite, che si estinguono dopo il 2001.

 

Ad oggi il numero delle emittenti è stabile; si assiste perlopiù al consolidamento delle aziende esistenti.

Quasi la metà delle emittenti è concentrata nella provincia dell’Aquila. Pescara rappresenta il fanalino di coda con 1 tv.  Delle 20 emittenti attualmente operanti la maggioranza (il 50%) è di tipo informativo.  Il 30% ha richiesto una concessione commerciale. Il restante 20% è costituito da emittenti di tipo comunitario.

 

Il fatturato complessivo delle tv regionali assomma a 5,4 mln di euro. Per un’analisi diacronica a perimetro costante, sono state prese in considerazione esclusivamente quelle aziende televisive (pari al 40%) di cui sono disponibili i dati economici completi 1999-2006.

Il trend generale è positivo nel medio periodo, mostrando però una flessione tra il 2005 e il 2006.

 

I contributi erogati dal Ministero delle Comunicazioni, pur in flessione nel 2006 sugli anni precedenti, coprono 1/5 del totale dei ricavi superando il milione di euro.

 

Se il mercato televisivo nazionale nel suo complesso ha guadagnato il 35% fra il 2002 e il 2006 (ma meno del 20% se si fa riferimento alla sola pubblicità), le televisioni locali italiane crescono di ben il 60% nello stesso periodo (a dati depurati dai contributi pubblici), con un tasso superiore di quasi il doppio all’intero mercato tv e di oltre il triplo rispetto al totale della pubblicità.

 

L’Abruzzo mostra un numero di emittenti presenti sul territorio regionale rispetto agli abitanti piuttosto alto (1 ogni 65 mila), a fronte di una media nazionale di circa 125 mila. Se questo è, senz’altro, indice di pluralismo, non aiuta però lo sviluppo di imprese stabili, anche alla luce del PIL pro-capite, che nella regione è di circa 1/5 inferiore alla media nazionale

 

Esaminando l’indice prodotto dall’incrocio tra fatturato regionale di settore e numero di abitanti, si evidenzia come a fronte dei 18 euro per abitante nel Veneto (migliore performance fra le regioni), l’Abruzzo ne totalizzi solo 4,7 (dato superiore solo a Friuli-Venezia Giulia, Marche e Basilicata). L’Abruzzo ospita, quindi, un folto numero di emittenti rispetto al numero dei suoi abitanti ma questo non riesce a diventare indice di forza.

Il mercato televisivo abruzzese appare sottodimensionato rispetto alle sue possibilità di crescita.

 

Il ricorso a concessionarie di pubblicità è quasi assente tra le emittenti, e le dimensioni del mercato frenano la crescita. La scarsità di concessionarie specializzate è sintomo delle piccole dimensioni del mercato.

 

Le informazioni, relative a 12 emittenti, mostrano che:  

* 4 imprese non raccolgono pubblicità da inserzionisti in quanto emittenti comunitarie;

* 7 provvedono in modo autonomo alla raccolta di pubblicità;

* 1 emittente provvede sia autonomamente sia affidandosi a concessionarie integrate (cioè collegate).

 

La metà delle emittenti televisive abruzzesi ha una copertura inferiore al 20%. Le difficoltà delle tv abruzzesi si evidenziano anche dal confronto tra lo share regionale e quello nazionale. Nel 2007 lo share delle “tv altre terrestri” (di cui le locali rappresentano circa i 2/3) in Abruzzo è di 1 punto inferiore all’omologo dato nazionale. Ciò mostra la difficoltà delle emittenti regionali a valorizzare il proprio posizionamento di prossimità rispetto al resto del panorama televisivo.

L’andamento è, comunque, positivo, considerando che fino al 2005 la forbice era addirittura di oltre due punti percentuali.

 

L’esiguità degli ascolti delle emittenti abruzzesi disincentiva la pubblicazione dei dati. Solo 2 tra le emittenti locali abruzzesi autorizzano la pubblicazione dei dati Auditel: entrambe superano la soglia dei 100.000 contatti medi giornalieri e mostrano un trend positivo.

Si evidenzia, in particolare, la performance estremamente lusinghiera di Antenna 10, che ha più che raddoppiato i propri ascolti negli ultimi 4 anni, e l’andamento più stabile ma positivo di Rete 8.

 

Quali rischi e opportunità, quindi, del digitale terrestre e quale il ruolo della Pubblica Amministrazione?

 

I primi dati di ascolto successivi allo switch-off in Sardegna testimoniano delle difficoltà che possono crearsi, per le emittenti locali, nel passaggio al “tutto digitale”.

L’allargamento delle possibilità di scelta – e il ricorso al satellite, dove le tv locali sono scarsamente presenti, come fruizione “alternativa” degli stessi canali terrestri dove la ricezione non è ottimale – pongono le emittenti locali in uno scenario competitivo più ampio e difficile.

L’accresciuta competitività pone sotto esame il modello di business delle tv nazionali e, a maggior ragione, delle tv locali, più deboli e con maggiori rischi economici e finanziari e, soprattutto, con una offerta limitata e difficilmente estensibile nella multicanalità. In uno scenario congiunturale difficile, a livello macroeconomico e quindi per il mercato dei media, la prossimità rimane allora la leva migliore per le tv locali.

 

Spetta quindi alla Pubblica Amministrazione, regionale e locale, supportare l’emittenza locale in questo difficile passaggio affinché il digitale possa trasformarsi realmente in un’opportunità in più per lo sviluppo del territorio, sia dal punto di vista economico che di quello sociale e culturale.

 

Ma tra PA ed emittenza locale nuove piattaforme di cooperazione sono ancora tutte da definire…

 

Sebbene i contributi statali abbiano stimolato, negli ultimi anni, la crescita di alcune emittenti della Regione, si avverte una generale sfiducia del settore nella Pubblica Amministrazione che, a detta di alcuni operatori, riveste un ruolo marginale e confinato alla semplice risoluzione di pratiche burocratiche. Non è però auspicato un ruolo di maggiore protagonismo dello Stato, se non in chiave di supporto economico.

La tesi delle emittenti è che gli organi regionali dovrebbero limitarsi a distribuire i fondi pubblici nel modo più efficace e coinvolgerle maggiormente in piani di comunicazione regionale. (r.n.)

 

   

Il sistema televisivo locale nella Regione Abruzzo

 

  

Per ulteriori approfondimenti leggi anche:

 

Il sistema dei Media locali nella Regione Sardegna

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