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Vigilanza Rai a un passo dalla risoluzione? Per i giuristi difficile la strada regolamentare, meglio la mozione di sfiducia

Italia


Si avvia forse a soluzione il caso Villari. Pdl e Pd potrebbero, infatti, trovare l’intesa e risolvere l’empasse che da settimana riguarda la presidenza della commissione parlamentare di Vigilanza.

Stamani Villari è arrivato a Montecitorio, si è seduto al ristorante dei deputati, dove ha pranzato, per poi scambiare in Transatlantico qualche parola con un deputato che conosce bene per la comune esperienza partenopea, Amedeo Laboccetta (Pdl).

Avvicinato dai giornalisti che gli hanno chiesto un commento alla lettera dei presidenti di gruppo Pdl al Corriere della Sera di ieri e al successivo intervento del presidente del Senato Renato Schifani, Villari ha mostrato di non voler dire nulla.

Ha fatto capire dai gesti e dal comportamento di vivere serenamente questa fase. A chi, prima dell’uscita dal portone principale di Montecitorio gli ha chiesto infine una valutazione sulla situazione, ha rilasciato una sintetica replica: “Massimo rispetto per tutti i pareri… Ora bisogna approfondire“.

 

Tutti aspettano che Villari si dimetta. Cresce l’attesa nel Pd e nel Pdl per le eventuali dimissioni. Anche se un gruppo di giuristi considera difficile la strada regolamentare e propone la via della ‘mozione di sfiducia’, votata dalla stessa commissione che lo ha eletto.

Una ‘mossa’, quella del Pdl, che arriva alla vigilia di una riunione della Giunta per il regolamento del Senato, chiamata domani a decidere sulla revoca del senatore ex Pd dalla Commissione per mancato rispetto della proporzionalità parlamentare. Ma è proprio in punta di diritto che le ragioni della Giunta potrebbero finire in un nulla di fatto. Se per un giurista in qualche modo di parte come Paolo Tesauro, consulente di Villari per la difesa in Giunta, “…sotto il profilo giuridico non può essere obbligato alle dimissioni” visto che “…la legge istitutiva della commissione non prevede la necessità della proporzionalità ma solo che siano rappresentati tutti i gruppi“, per un altro giurista e costituzionalista come Michele Ainis l’unico appiglio che la politica ha per indurre Villari a dimettersi è quello della “mozione di sfiducia approvata dalla stessa commissione che lo ha eletto”. Soluzione, questa, vista con favore anche da altri insigni giuristi quali Valerio Onida o Sergio Bartole, già presidente dell’Associazione italiana costituzionalisti, che dicono sì a un’interpretazione estensiva della norma prevista per gli esponenti del governo a “tutti quelli che hanno una responsabilità politica”.

 

In un’intervista al Messaggero, il sottosegretario con delega alle Comunicazioni Paolo Romani ha ribadito la necessità di ritrovare un equilibrio per la Rai, spiegando che la scelta del Pdl di disertarne i lavori fino alle dimissioni del presidente eletto Riccardo Villari “…è fatta anche per aiutare il Pd a uscire da una situazione difficile e riappropriarsi completamente del diritto di scelta“. “Niente in contrario“, poi, all’ipotesi del nome di Sergio Zavoli per la carica di presidente della commissione di Vigilanza. Quanto alla nomina del direttore generale della Rai per cui è circolato il nome di Stefano Parisi, Romani preferisce non esporsi “per scaramanzia“.

“Ma diciamo che resto convinto che alla Rai serva un manager esperto nel settore e di carattere”.

 

A proposito del nodo Rai e delle nomine in reti e tg, il sottosegretario ha poi aggiunto che “Un riequilibrio in Rai in base all’orientamento espresso dalla nazione ci sta. Non lo trovo scandaloso, è sempre stato fatto“.

Nel Cda della Rai c’è in effetti una situazione di “prorogatio” non più sostenibile dopo la morte del consigliere Sandro Curzi e le dimissioni del consigliere Gennaro Malgieri.

C’è inoltre attesa nel servizio pubblico per le nuove nomine che di solito accompagnano un cambiamento di maggioranza di governo e l’insediamento di un nuovo Cda, oltre l’insediamento di un presidente e di un direttore generale.

Per Romani, “…l’azienda non è in crisi, ma ora ha bisogno di prevedere grandi investimenti, ad esempio per lo switch-off dell’analogico e al conseguente introduzione del digitale terrestre che abbiamo anticipato. Scelte strategiche importanti, che non può prendere un vertice scaduto“.

 

Sulla questione della Vigilanza il Pdl ha preso l’iniziativa con una lettera dei capigruppo parlamentari (Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Italo Bocchino, Gaetano Quagliarello) pubblicata dal Corriere della Sera di ieri.

Nella missiva si annuncia che il Pdl non ha più intenzione di partecipare ai lavori della Commissione fino a quando non ci saranno le dimissioni di Villari, ex Pd (eletto polemicamente con i voti di Pdl e Lega per bocciare la proposta dell’opposizione che indicava Leoluca Orlando).

 

Soddisfazione per la scelta del Pdl è stata espressa dal responsabile Informazione del Pd ed ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni.

Un “gesto importante“, ha commentato, che è anche una “premessa base per sanare la ferita che si era aperta“. Ma anche una mossa che può “sbloccare, migliorare, rendere più fluidi i rapporti tra maggioranza e opposizione”.

In un’intervista al Corriere della Sera, Gentiloni ha riferito che “…se si ridà normalità alla Vigilanza, il Pd non farà alcun ostruzionismo sul rinnovo dei vertici Rai. Ci limiteremo a verificare, e si può fare in tempi rapidi, se, come sembra di capire dalla lettera dei capigruppo del Pdl, esistono le condizioni per cambiare in meglio le regole per la nomina e per i poteri dei vertici”.

E se è vero che “il tema della Vigilanza Rai non è tra i più importanti per i cittadini”, è anche vero – ha proseguito l’esponente del Pd – che “in questa vicenda si sono toccati nodi delicatissimi come l’informazione e i rapporti tra maggioranza e opposizione che proprio per quello che e’ successo si sono molto deteriorati. Dunque, con le dimissioni di Villari si creerebbe un clima diverso, e si avrebbero riflessi positivi generali sui rapporti tra maggioranza e opposizione”.

Anche Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, ha espresso un convinto apprezzamento per l’iniziativa del Pdl sul tema della presidenza della commissione di Vigilanza sulla Rai.

 

La mossa del Pdl – su cui anche la Lega si dice d’accordo – è arrivata a sorpresa, proprio mentre nel Pd cresceva il numero di coloro che pensavano di dover o accettare per realismo politico l’inamovibilità di Villari o proporre addirittura l’abolizione della commissione, come aveva proposto il senatore Marco Follini.

E’ stato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, a spiegare l’iniziativa del suo partito: “…Non intendiamo procedere alla nomina del nuovo presidente della Rai e del nuovo Cda senza il concorso dell’opposizione”.

 

Intanto, in un colloquio telefonico, il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace, ha invitato il presidente Villari “…a restare al suo posto contro le manovre partitocratiche e inciuciste di Pd e Pdl”.

“…Dietro le manovre sulla Rai – ha detto Storace – c’è la voglia di regime, per arrivare persino a ricominciare la manfrina sulla legge elettorale europea”.

 

Di diverso avviso Giorgio Merlo che in un’intervista a Econews ha informato che “…se Villari non si dimetterà, saranno in due a frequentare la commissione di Vigilanza Rai, lui e l’esponente radicale. Un minimo senso di responsabilità e di buon senso, e oserei dire anche di buona educazione personale e istituzionale dovrebbero avere il sopravvento”.

Merlo ha anche ribadito che “…Quella del centrodestra è una posizione di buon senso e responsabile, che noi auspicavamo da due mesi, e credo che su questa base si possa iniziare un lavoro serio e determinato per sbloccare questa situazione grottesca che si è creata in Vigilanza”.

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