Italia
Ancora nessuna novità sul risarcimento danni avanzato da Europa 7. I giudici della VI sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Giovanni Ruoppolo, si sono riservati di pronunciarsi sulla richiesta dell’emittente televisiva di Francesco Di Stefano , che nel 1999 vinse la gara per una concessione nazionale, ma non ha mai avuto le frequenze per trasmettere. Almeno fino a sei giorni fa, quando il ministero delle Comunicazioni le ha assegnato un canale, resosi disponibile grazie alla riorganizzazione dello spettro in banda VHF.
Nell’udienza di ieri, i legali di Europa 7 hanno ribadito la richiesta di risarcimento: fino a 3,5 milioni senza assegnazione di frequenze, fino a 2,160 milioni con le frequenze.
“…Il canale appena ottenuto dal ministero – ha spiegato Ottavio Grandinetti – garantisce una copertura di appena il 18-20% della popolazione”.
“…Basti pensare – ha aggiunto Alessandro Pace – che sulla stessa banda la Rai dispone di sette frequenze, Europa 7 di una sola”.
Quanto all’entità dei danni, Grandinetti ha citato il caso di La7: “…Quando fu venduta da Cecchi Gori a Telecom Italia nel 2001 perdeva 100 milioni, eppure fu pagata mille miliardi di lire. Per valutare il valore di un’emittente non basta vedere i dati di bilancio: a pesare è il biglietto di ingresso in un mercato chiuso com’e’ quello televisivo in Italia”.
L’Avvocatura dello Stato, rappresentata da Maurizio di Carlo, ha invece obiettato che la domanda di risarcimento è “inammissibile” e che l’assegnazione all’emittente del canale 8 in banda VHF “…ha pienamente ottemperato” alla sentenza con la quale lo stesso Consiglio di Stato il 31 maggio aveva chiesto al governo una nuova “risposta motivata” sulle frequenze per Europa 7, che tenesse conto anche della pronuncia della Corte di giustizia Ue sul caso.
“…Anzi – ha sottolineato Di Carlo – Europa 7 si trova oggi in una situazione di vantaggio perché, senza aver fatto investimenti di alcun genere, si trova a gestire una rete in grado di trasmettere su tutto il territorio nazionale”.
Ma Di Stefano ha protestato: “Nel 1999 abbiamo vinto una Ferrari aggiudicandoci una frequenza che copriva l’80% del territorio e abbracciava il 95% della popolazione. Ora, a distanza di quasi dieci anni, ci danno una bicicletta”.
“Tra l’altro – ha detto ancora l’imprenditore – noi potremmo iniziare a trasmettere solo nel luglio 2009 su un canale che copre a malapena il 10% del territorio e il 18% della popolazione”.
Critiche respinte al mittente dal sottosegretario Paolo Romani: Europa 7, ha precisato, “…è stata trattata alla pari di tutti gli altri operatori televisivi nazionali” con l’assegnazione di un’unica frequenza che, “a regime in digitale, consentirà di coprire l’80% del territorio”. Tra l’altro l’emittente “tra pochi mesi potrà, volendo, trasmettere anche in analogico con una vasta copertura pari a non meno del 70% della popolazione”.
E’ difficile a questo punto ipotizzare i tempi per una decisione: i giudici di Palazzo Spada potrebbero anche chiedere un approfondimento tecnico per quantificare l’entità del danno da riconoscere eventualmente a Europa 7.
Il provvedimento, disposto in esecuzione della sentenza del Tar del Lazio, confermata dal Consiglio di Stato, è stato emanato dopo l’adozione del decreto contenente il nuovo Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, nell’ambito del quale, in esecuzione delle risultanze della Conferenza internazionale di Ginevra del giugno 2006, è stato definitivamente introdotto per la radiodiffusione televisiva l’obbligo della canalizzazione europea, da attuarsi entro il 30 giugno 2009.
Come informa una nota del ministero, “una nuova canalizzazione oltre che obbligatoria, è bene sottolineare, comunque già operante nelle diverse fasi di digitalizzazione delle aree tecniche previste dal decreto ministeriale del 10 settembre scorso, recante il calendario dello switch-off digitale”.
In proposito il ministero, dopo il parere favorevole dell’Autorità, ha acquisito anche il consenso della Rai, con la quale sono in via di definizione le modalità di attuazione di tale operazione, anche in coerenza con il processo di conversione al digitale in corso.
Europa 7 dovrà attivare gli impianti a partire dal 1° luglio 2009 e non oltre il 30 giugno 2011.
Il ministero ha precisato “….di aver tenuto comunque conto degli interessi generali rilevanti quali, in primo luogo, una razionale ed efficiente allocazione delle risorse frequenziali e una disciplina, progressivamente formatasi, per la transizione alla tecnologia digitale. Grazie alla nuova amministrazione – conclude la nota – e in particolare nell’ambito del processo di razionalizzazione e modernizzazione del sistema radiotelevisivo portato avanti dal sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, si è finalmente posta la parola fine su una vicenda che, tra accuse e polemiche, si trascinava da quasi dieci anni”.