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È polemica dopo la decisione del TAR Lazio di annullare la delibera con la quale l’Agcom aveva imposto il blocco della chiamate ai numeri a sovrapprezzo. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha annunciato di voler fare ricorso al Consiglio di Stato, mentre le associazioni parlano di sentenza “che ha dell’incredibile”.
Il blocco automatico permanente delle numerazioni a sovrapprezzo, dopo decenni di bollette gonfiate e polemiche sul ruolo truffaldino svolto dagli operatori telefonici nei confronti dei clienti, è scattato dal 1° ottobre e riguarda i numeri telefonici che iniziano con 144, 166, 482, 483, 484 e 899, cui fanno riferimento i servizi di maghi, cartomanti, chat erotiche e pseudo-quiz trasmessi nelle ore notturne dalle emittenti televisive locali e nazionali. Una chiamata a questi numeri può arrivare a costare anche 15 euro al minuto.
Ancora una volta, dunque, gli interessi degli utenti vengono messi da parte: il blocco delle chiamate doveva partire già da luglio, ma il TAR Lazio, accogliendo il ricorso di alcuni operatori di settore, ne aveva bloccato l’attuazione.
L’Autorità aveva quindi deciso di spostare la data al 1° ottobre, annunciando una campagna informativa in collaborazione con gli operatori e le associazioni dei consumatori.
In tutto sono circa 35 gli operatori che gestiscono queste numerazioni, inclusi tutti i principali gestori e una miriade di altre società meno note. Tra queste spiccano Voice plus/Eutelia (quotata in borsa) con 25 mila numeri
Queste società, una volta ottenuta la numerazione la rivendono ad operatori intermediari che a loro volta cedono i numeri ad aziende che dovrebbero utilizzarli per fornire servizi a ‘valore aggiunto’.
Spesso e volentieri, però, di aggiunto si hanno solo zeri nella bolletta: secondo le associazioni dei consumatori, sono circa 1 milione ogni anno i clienti vittime di questi servizi e gli esborsi non dovuti oscillano dai 50 ai 100 euro, per un importo complessivo tra i 250 e i 500 milioni di euro negli ultimi 3 anni.
Lo stesso presidente Agcom, Corrado Calabrò ha paragonato il fenomeno dei servizi non richiesti alle “pratiche truffaldine messe in atto da organizzazioni criminose”.
Ma secondo il collegio presieduto da Italo Raggio, “l’Autorità non ha inteso dimostrare in giudizio l’ineluttabilità del provvedimento in concreto adottato, e neppure che vi sia stato preliminarmente un’adeguata consultazione pubblica”.
La sentenza del Tribunale amministrativo si ripercuoterà – ancora una volta – contro i consumatori.
“Non bastavano le centinaia di migliaia di utenti truffati in questi anni, con conseguenti procedimenti per truffa a carico dei gestori di questi servizi a pagamento”, ha commentato il Movimento Difesa del Cittadino (Mdc).
Per Carlo Pileri di Adoc, “annullare la delibera è una decisione gravissima e grave è stato anche il ricorso al Tar da parte degli operatori di servizi”.
“Intorno a questa giostra delle numerazioni a sovrapprezzo – ha aggiunto Pileri – si sono generate ingenti truffe e bollette gonfiate all’insaputa del consumatore, anche per migliaia di euro. E rispetto a questi fatti gli operatori non si sono mai assunte le proprie responsabilità. Sono stati completamente vanificati gli sforzi delle Associazioni dei consumatori e dell’Agcom per tutelare l’utenza. Che adesso subirà danni incalcolabili, continueranno ad arrivare bollette con cifre astronomiche”.