Italia
Una nuova operazione condotta dalla Polizia Postale di Venezia – in collaborazione con le forze dell’ordine americane, inglesi, francesi e con l’Interpol – ha portato alla luce l’ennesimo traffico di materiali pedopornografici online.
Due le persone arrestate (un italo-americano residente a Milano che aveva archiviato nel proprio Pc un’ingente quantità di materiale pedopornografico, e un italiano che deteneva anche materiale esplosivo), 11 le denunce e altrettante le perquisizioni nelle province di Venezia, Treviso, Belluno, Milano, Torino, Cuneo, Varese, Bologna, Roma e Napoli.
Un lavoro meticoloso e complesso quello che ha portato gli investigatori sulle tracce di questi delinquenti: grazie a un software messo a punto appositamente dai poliziotti veneziani e alla collaborazione di istituti finanziari e fornitori di accesso a internet è stato infatti possibile analizzare numerosi estratti conto bancari, carte di credito, documenti cartacei e ‘scandagliare’ uno per uno numerosi supporti informatici.
Gli inquirenti hanno così potuto constatare anche l’evoluzione delle modalità di approvvigionamento dei pedofili, che attraverso complessi sistemi di camuffamento riuscivano a rendersi anonimi e a utilizzare le proprie carte di credito per acquistare foto e video di abusi su minori con la convinzione di non poter mai essere rintracciati. La determinazione delle forze dell’ordine, però, li ha per fortuna beffati.
L’operazione ‘Real Life’ non è purtroppo che l’ultima di una lunga serie di interventi di contrasto all’assurdo fenomeno dello sfruttamento dei bambini, anche piccolissimi, a fini sessuali. Fenomeno in cui l’Italia, purtroppo, gioca un ruolo determinante sul fronte della domanda, piazzandosi al 4° posto mondiale fra i maggiori consumatori di materiali pedopornografici online.
Solo pochi giorni fa, con l’operazione ‘Anime Bianche’, la Polizia Postale di Siracusa aveva tratto in arresto 5 persone (e altre 36 indagate), dedite al traffico di video e immagini, come sottolineava il Procuratore di Siracusa, Ugo Rossi “dal carattere particolarmente abietto, in cui figurano bimbe in tenera età che sono costrette a subire coercizioni criminali fortemente degradanti e umilianti”.
Per queste persone, i ‘soliti insospettabili’, si è potuto per la prima volta ipotizzare il reato di associazione a delinquere finalizzato alla diffusione di materiale pedopornografico, grazie a una recente pronuncia della Cassazione che ha permesso di riconoscere il reato di associazione a delinquere anche per quelle persone che semplicemente aderiscono a una comunità virtuale a carattere pedopornografico.
Le piccole vittime della pedopornografia online sono circa 35 mila – 8 nuovi bambini diventano ogni giorno schiavi di questo turpe mercato – e da gennaio l’Associazione Telefono Arcobaleno ha registrato ben 39.891 siti pedopornografici.
Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, commentando l’operazione condotta dalla Polizia Postale di Venezia, ha sottolineato l’importanza di colpire al cuore quello che è un vero e proprio ‘business’.
Solo così, per Don Fortunato, si può colpire lo sfruttamento.
“Non possiamo e non dobbiamo dimenticare – ha spiegato – che sulla pelle dei bambini c’è un vero e proprio mercato, quello che sta dietro la produzione e la divulgazione del materiale pedopornografico che oggi più di ieri coinvolge bambini sempre più piccoli”.
“Il pedobusiness – ha aggiunto il presidente di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena – è un chiaro indice del terribile meccanismo economico che alimenta il circuito criminale della domanda e offerta di nuovi materiali” e che è strettamente connesso all’altrettanto triste fenomeno del turismo sessuale.