Germania
Il settimanale tedesco Wirtschaftswoche ha scoperto e denunciato un vero e proprio traffico di dati personali – nomi, indirizzi, numeri di conto corrente – che coinvolgerebbe 21 milioni di cittadini tedeschi.
Un nuovo scandalo, dunque, dopo che alcuni mesi Deutsche Telekom ammise il furto – avvenuto nel 2006 ai danni della filiale mobile americana T-Mobile – dei dati personali di oltre 17 milioni di clienti statunitensi.
Anche stavolta, nelle mani di ignoti malfattori sono finiti nomi, indirizzi privati, numeri di telefono, contatti email di milioni di clienti, per un valore di 12 milioni di euro.
I giornalisti del settimanale denunciano di aver ricevuto la proposta di acquistare le informazioni e, a prova delle loro affermazioni, sostengono di aver già avuto accesso a un Cd contenente i dati di oltre un milione di persone.
La polizia è stata immediatamente allertata di questo traffico, che secondo il settimanale potrebbe riguardare “tre famiglie tedesche su quattro”, che possono rischiare di veder sparire i risparmi dal proprio contro corrente bancario o di subire le conseguenze di un furto d’identità.
Riguardo i presunti colpevoli, Wirtschaftswoche punta il dito contro i call-center: alcuni impiegati armati di una semplicissima chiavetta USB avrebbero trafugato i dati in loro possesso per venderli al miglior offerente.
La posizione del settimanale tedesco è molto chiara: il mercato nero dei dati personali degli utenti non avrebbe potuto fiorire se le grandi aziende, in questi ultimi anni, non avessero deciso di risparmiare partendo proprio dal versante del ‘servizio-clienti’ o della distribuzione.
Grande polemica, dunque, in Germania per questo nuovo caso di grave violazione della privacy dei cittadini: l’ex monopolista delle telecomunicazioni Deutsche Telekom si è trovato coinvolto infatti già diverse volte in casi simili. Oltre al furto delle informazioni personali dei clienti americani di T-Mobile, a ottobre si è scoperto che i dati di 30 milioni di tedeschi erano rimasti consultabili su internet per almeno due giorni a causa di un errore nei software della compagnia.
Nel 2005, sempre T-Mobile Usa, si è vista costretta a fare causa a un hacker accusato di essersi introdotto nelle sue reti e aver spiato tutto quanto avveniva sui telefonini degli utenti, dalle conversazioni alle eMail, dalle password ai numeri di previdenza sociale e alle foto.
Il 21enne (all’epoca dei fatti) Nicholas Lee Jacobsen era penetrato illegalmente nelle reti di T-Mobile trafugando i dati di almeno 400 utenti, tra cui anche alcune celebrità e un agente dei servizi segreti.