Italia
I rapporti esistenti tra nuovi media, politica, democrazia sono, da tempo, oggetto di particolare attenzione da parte dell’ISIMM.
Questo incontro, promosso in collaborazione tra ISIMM e l’Università Roma Tre nasce dalla convinzione che siamo oggi di fronte ad una svolta nella dinamica di inter-penetrazione tra Reti, Politiche e immaginari digitali; ed anche ad una forte innovazione nell’organizzazione della politica e del consenso democratico.
L’elezione di Barack Obama segna una svolta nella storia dell’America ma anche nella storia della comunicazione politica.
La sua vittoria è legata a un uso innovativo di internet; un uso intelligente e consapevole degli “sms di massa” e delle varie forme di espressione del web 2.0; una scelta che ha saputo integrare molto bene virtualità e mondo reale, messaggistica elettronica e coinvolgimento della gente mobilitatasi in comunità reali a cui è stata data la possibilità di una consapevole, grande partecipazione.
Obama, grazie alla sua immedesimazione nell’immaginario delle Reti e in virtù della sua capacità di stabilire con esse un rapporto diretto, attivo, capace di mobilitare network e comunità in modo orizzontale, partecipativo e spontaneo, può essere definito, a pieno titolo il primo Presidente americano espresso anche dalla cultura digitale: sottolineo anche perché ho ben presente il concetto della multicasualità degli eventi sociali. Come ha avvertito Max Weber non esiste infatti una interpretazione unica per descrivere qualsivoglia snodo della storia.
Obama ha dato vita e significativa consistenza ad una molteplicità di sensibilità che hanno trovato espressione nella Rete senza, tuttavia, esserne tutte ad essa totalmente debitrici.
Siamo di fronte ad un fenomeno assai complesso: il successo del blog, degli “sms di massa”, di YouTube, di Facebook, dei video clip, è entrato in sinergia e si è integrato con una forte attivazione dei sobborghi metropolitani e della working class non direttamente rapportabili, questi due ultimi casi, alla cultura digitale; mentre è proprio alla cultura digitale che va attribuito il successo di Obama tra i giovani che coincide con l’esordio in politica della generazione dei Nati Digitali.
Grazie alla Rete e al suo impulso partecipativo, Obama è riuscito a coinvolgere le classi creative americane con gli emarginati sociali; gli studenti con gli operai, determinando, altresì, una inedita, elevata partecipazione al voto, anche utilizzando in modo virtuoso ed intelligente l’integrazione tra vecchi e nuovi media.
Il neo Presidente ha quindi utilizzato una strategia crossmediale, facendo funzionare i diversi media indirizzati ad utenti distinti per caratteristiche socio-culturali peculiari; non ha utilizzato il mezzo solo perché funzionale e gratuito; non ha “filtrato” i messaggi, come aveva fatto Hillary Clinton che per questo è stata penalizzata dal popolo del Web; Obama ha, invece, utilizzato la tecnologia in modo tale da entrare in un rapporto simbolico, linguistico e di contenuti realizzando una “corrispondenza”, cioè un’ interazione e uno scambio continuo tra leader e cittadini-utenti.
Cittadini-utenti che non sono più il “semplice” e prevalentemente passivo pubblico televisivo, con ridotte possibilità di intervento sul messaggio, ma soggetti interattivi che intendono partecipare all’elaborazione del programma, discutere fra loro, influire sulle scelte, essere i protagonisti della sfera pubblica nascente.
Come ricorda Giuliano Da Empoli nel suo libro su Facebook, l’innovazione tecnologica ha sempre avuto un ruolo importante nell’elezione del Presidente degli Stati Uniti.
Nell’800, tra gli anni 20 e 30, la ferrovia giocò un ruolo importante nel far conoscere il democratico Jackson, mentre la diffusione dei quotidiani coincise con l’ascesa di Lincoln, la radio con quella di Roosevelt e la Tv con Kennedy.
La Rete contribuendo in modo molto significativo al successo di Obama si è quindi dimostrata in grado di cambiare la politica così come hanno fatto, in passato, le altre tecnologie.
Obama è stato un perfetto “candidato.com.” Tuttavia non inedito. Già la campagna elettorale nel 2000 era sbarcata su internet. Fu proprio il vecchio McCain che, la utilizzò, alle primarie, nella sua perdente sfida con George W Bush.
Poi nel 2004 vi fu la discesa in campo con internet di Howard Dean. Ma il suo successo non andò al di là della raccolta di molti fondi. Non basta quindi usare internet per arrivare alla Casa Bianca ma occorre sapere come maneggiarla e, soprattutto, avere una personalità come quella di Obama che, a ben guardare, e senza neanche troppa fantasia potrebbe essere immaginato come un perfetto “avatar” .
Obama non è apparso come una figura della realtà che diviene fantasia, ma il suo contrario. Nel panorama politico non solo americano ma mondiale Obama appare come “web compatibile” perché “web generato”: un motore di ricerca che procede per parole chiave a cui dà una nuova credibilità : “cambiamento”, “speranza”, “possibilità”.
Ma come scrive Simon Rosenberg presidente del Think-Tank NDN (New Democrat Network) se ieri Obama è stato un perfetto “candidato. com”, dal 20 gennaio la sfida che ha di fronte è quella di essere un “Presidente.com”. Starà a lui far sì che internet sia oltre che strumento di comunicazione e di mobilitazione anche strumento di Governo con questi obiettivi già dichiarati:
A) la difesa del modello open su cui internet si è sviluppato e che ne ha determinato la fortuna.
B) una maggiore informatizzazione da parte del Governo per consentire un rapporto più trasparente fra cittadini e amministrazione.
C) una diffusione capillare della banda larga con un ruolo simile a quello a cui hanno assolto nell’800 le ferrovie e nel 900 le autostrade e, tale oggi, da incidere positivamente nell’azione di contrasto alla prima grande crisi economica che il mondo sta drammaticamente vivendo nell’era del Web.
Un’ultima considerazione: quello che più colpisce la mia personale sensibilità (per ragioni che penso siano evidenti a chi conosce la mia storia) è che, la campagna elettorale di Obama fa intravedere (mi verrebbe da dire fa sognare) un possibile ritorno alla Politica alta e a una dimensione dell’azione politica come forte organizzazione democratica del consenso.
Obama ha compreso la forza del “passaparola”; lo ha fatto attraverso i vari social networking che hanno dato visibilità alle sue idee e alla sua figura di leader; lo ha fatto organizzando una diffusa ampia e consapevole rete partecipata di sostenitori, realizzando un travolgente “found raising on line“, e mettendo in campo virtuose filiere di mail e di sms portatrici di impegnative parole d’ordine: Contribuisci; Vota e fai votare. Riecheggiano antichi imperativi di quella che un tempo in Europa e, in particolare, in Italia si sarebbe chiamata una forte iniziativa di massa. Il paragone è davvero così azzardato? Forse; ma meno di quel che può sembrare.
Grazie alla cultura digitale è possibile oggi, se mi si passa il bisticcio di parole, una cultura di massa non massificata. Un massmediologo come Howard Rheingold non a caso parla oggi della nascita di “smart mobs”: masse intelligenti, capaci di organizzarsi, di elaborare informazione, di creare contenuto e condividere valori. Non vanno, tuttavia, mitizzati, oltre il giusto, i new media; né va sottovalutato l’ancora decisivo ruolo della televisione generalista, la sua capacità di coesione sociale e il suo essere moltiplicatore, insieme alla carta stampata dell’effetto internet. Ma alcuni numeri fanno riflettere. Secondo recenti statistiche il 46% degli americani ha utilizzato internet, posta elettronica o sms per informarsi sulla campagna elettorale e condividere le notizie; il 35% ha visto video politici su YouTube; il 10% ha usato Facebook e MySpace per informarsi sulla campagna elettorale. Queste percentuali triplicano tra gli under 30 . Questi numeri ci dicono chiaramente che nel Sistema Politico della più grande Democrazia del mondo, il futuro è già cominciato. Se questo è il futuro, è venuto il momento che anche in Italia sia la Politica sia le Imprese comincino a fare, davvero, i conti con il nuovo.
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