Italia
Hanno un’età media di 45 anni e appartengono a tutte le categorie sociali – operai, professionisti, militari, fotografi, impiegati statali, imprenditori e commercianti – i 41 italiani indagati nell’ambito della una maxi operazione ‘Anime Bianche’ contro la pedofilia su internet che ha portato a 5 arresti e a perquisizioni in tutta il Paese.
Il Nucleo Investigativo Telematico (NIT) della Procura di Siracusa li ha beccati a diffondere in rete materiali pedopornografici: video e immagini “dal carattere particolarmente abietto, in cui figurano bimbe in tenera età che sono costrette a subire coercizioni criminali fortemente degradanti e umilianti”, ha sottolineato il Procuratore di Siracusa, Ugo Rossi.
Quello che più colpisce di questo business turpe e infame, strettamente legato al turismo sessuale, ha aggiunto Rossi, è “la furia criminale di migliaia di utenti che incessantemente bramano la richiesta di materiali pedofili e alimentano un mercato con migliaia di scambi di foto e di video, rinnovando infinite volte gli abusi sessuali che quei bambini sono stati costretti a subire”.
Tra gli indagati – per i quali si ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzato alla diffusione di materiale pedopornografico – i soliti insospettabili: uno specialista addetto alla gestione informatica della Procura distrettuale di Catania (accusato di avere diffuso in rete oltre 800 video pedofili), un commerciante di 33 anni, un operaio di 46, un impiegato di 59 anni, un pensionato di 60 anni.
Una recente pronuncia della Cassazione ha permesso di riconoscere il reato di associazione a delinquere anche per quelle persone che semplicemente aderiscono a una comunità virtuale a carattere pedopornografico. Una svolta importante, perché – ha sottolineato ancora il Procuratore Rossi – consente agli inquirenti di “agire compiutamente e di contrastare efficacemente il fenomeno, senza doversi limitare ad una sterile frammentazione dell’inchiesta, ma, al contrario, dirigendo e coordinando le indagini in un utile ed unitario contesto, sino alla naturale conclusione e con la possibilità di adottare, in tal modo, le scelte più rigorose ed adeguate”.
L’operazione ‘Anime Bianche’ era partita un anno fa con la collaborazione delle autorità di diversi paesi dell’Europa centrale e dell’est, che hanno quindi partecipato a un vertice svoltosi nella Procura della Repubblica di Siracusa al fine di coordinare il prosieguo delle indagini e di approfondire i dati relativi a centinaia di persone indagate nell’ambito del traffico di materiali pedopornografici.
Per arginare questo odioso traffico, la Camera dei deputati ha intanto approvato all’unanimità una legislativa per la proposta di legge volta all’istituzione di una Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia.
Il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna – che nei giorni scorsi ha partecipato al Terzo Congresso Mondiale contro lo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti – ha sottolineato che l’Italia si sta dotando di strumenti giuridici e tecnologici all’avanguardia per contrastare lo sfruttamento dei bambini anche nei suoi aspetti più moderni come la pedopornografia online.
Dal Congresso di Rio, dove 137 Governi hanno incontrato giovani, organizzazioni internazionali, ong e le aziende del settore privato, è emersa la consapevolezza che lo sfruttamento sessuale dei bambini è si una battaglia difficile ma si può e si deve vincere, partendo anche da strumenti quali la Dichiarazione di Rio e il Piano d’azione per prevenire e contrastare lo sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti, elaborati nell’ambito della conferenza.
Il ministro Carfagna ha inoltre ricordato che è allo studio un disegno di legge che prevede l’istituzione di un Garante per l’infanzia e l’adolescenza – che avrà il compito di organizzare campagne di sensibilizzazione sul tema, proporre azioni legislative e riferire ai Tribunali per i minori le segnalazioni dei cittadini pervenute attraverso il numero 114 – e ha sottolineato la necessità di “collaborare a livello internazionale e investire negli strumenti di investigazione”.
Ma l’associazione Telefono Arcobaleno, che da oltre un decennio denuncia l’escalation del fenomeno pedopornografia online, chiede azioni concrete contro un fenomeno “che non ha nulla di virtuale e che ha le proporzioni di un vero e proprio dramma dell’umanità, che nasce e si sviluppa in Europa e in Italia, e, segue le logiche del mercato, come se l’infanzia fosse una merce da esporre o da scambiare”.
L’Italia è al 4° posto tra i maggiori fruitori di materiali pedopornografici online, preceduta da Usa, Germania e Russia e l’Europa arriva ad assorbire quasi il 60% della richiesta di materiale atroce che vede schiavi bambini per lo più europei.
Solo nel 2008, Telefono Arcobaleno ha registrato quasi 40 mila siti pedopornografici e ha denunciato che ogni giorno, 8 nuovi bambini diventano schiavi di questo mercato.
Dall’inizio della sua attività, l’associazione ha segnalato alle polizie di tutti i continenti ben 200.000 siti internet a contenuto pedofilo, all’interno dei quali – ha sottolineato il presidente Giovanni Arena – “bambini di ogni età, senza nome e senza identità, sono privati di ogni diritto umano e della dignità”.
L’associazione ECPAT (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking”, cioè “Porre fine alle prostituzione minorile, alla pedopornografia e alla tratta di minori”) congratulandosi con la Procura di Siracusa, ha ribadito la necessità di inasprire le pene e di mettere a punto validi strumenti per l’identificazione delle vittime.
“Oggi – ha sottolineato il Presidente Ecpat-Italia Marco Scarpati – le pene sono irrisorie e si fa poca attenzione alle vittime”.
E così succede anche che un uomo rimasto coinvolto insieme ad altre mille persone in una maxi operazione contro la pedofilia conclusa nell’ottobre del 2000 in Campania, non subirà alcun processo poiché il reato è caduto in prescrizione.
L’ennesima umiliazione per quei bambini a cui si sottrae un’infanzia serena per soddisfare pulsioni che non hanno nulla di umano.