Infanzia sempre più tecnologica per i bimbi italiani: primo cellulare a 8-9 anni. Rapporto Eurispes-Telefono Azzurro

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Ernesto Caffo (Telefono Azzurro): ‘Bambini abituati a viaggiare, ad andare sulla Rete, a incontrare anche a scuola persone provenienti da altri Paesi. Sono invece gli adulti ad essere spesso impreparati di fronte alle mutazioni in atto’.

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L’età più solita per ricevere il primo cellulare sembra essere quella compresa tra gli 8 e i 9 anni (34,9%), seguita da quella subito superiore, che ingloba bambini di età compresa tra i 10 e gli 11 anni (23,3%). Il 17,6% dei bambini riceve il telefonino in un’età compresa tra i 6 e i 7 anni, mentre il 10,1% dei bambini ha avuto il cellulare prima dei 6 anni.

Le classi di età comprese tra gli 8 e i 9 anni e tra i 6 e i 7 anni registrano una percentuale di bambine in possesso di un cellulare superiore rispetto a quella dei maschi: rispettivamente il 36,2% contro il 33,7% nel primo caso, e il 19,7% contro il 15,4% nel secondo.

 

E’ la fotografia di una infanzia sempre più ‘iperconnessa’ quella scattata dal 9° rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro, secondo cui l’abitudine di dotare i più piccoli di cellulari, a partire dalla più tenera età, addirittura inferiore a quella scolare, è particolarmente diffusa nelle Isole, dove c’è una maggiore volontà di controllo dei genitori sui figli: il 15,7% del campione intervistato ha ricevuto un telefonino prima dei 6 anni, il 23,8% tra i 6 e i 7 anni e il 40,5% tra gli 8 e i 9 anni.

 

Quelli che hanno invece ricevuto il primo cellulare ad un’età compresa tra i 10 e gli 11 anni sono più numerosi al Centro (34,5%). Il 73,7% del campione lo usa soprattutto per chiamare i genitori, il 61,3% per scattare fotografie, il 58,6% per chiamare gli amici ed inviare brevi messaggi di testo, il 56% per giocare, il 49,5% per girare filmati, il 44,9% per fare squilli, il 33,2% per inviare mms, il 26,3% per scaricare loghi e suonerie, il 16,5% per guardare programmi televisivi e il 12,8% per navigare in Rete.

 

Il 46,3% dei bambini dichiara di non utilizzare affatto il cellulare o il videotelefonino, probabilmente perchè non è stata raggiunta ancora un’età tale da giustificare un uso massiccio del telefono cellulare. Esso viene adoperato, invece, fino ad un’ora dal 28,3% dei piccoli e dal 7,7% per un massimo di due ore. Il 47,5% dei bambini ha imparato a ‘navigare’ tra i 9 e gli 11 anni, mentre e’ pari a 38,5% la percentuale di quanti hanno mosso i primi passi nella Rete ancora più precocemente, tra i 6 e gli 8 anni.

 

Sempre in tema di tecnologia, quella più diffusa è il pc: il 73,4% dei bambini rivela di avere un computer, invece il 60,6% dei più giovani ha, in casa, una console portatile/videogioco. A seguire, il 58,6% del campione dispone di un telefono cellulare, il 56,3% dichiara di avere, oltre al Pc, anche il collegamento ad internet, il 56,2% ha un lettore di musica Mp3 e il 25,3% possiede un televisore al plasma con maxischermo, contro un 64,2% che guarda ancora i programmi televisivi attraverso un apparecchio tradizionale. La ripartizione del campione intervistato per area geografica rivela un Centro Italia più tecnologico rispetto al resto del Paese in ordine a tutti e sei gli oggetti presi in esame: l’81,4% dei piccoli intervistati dichiara infatti di possedere un computer, il 77,5% una console portatile o un videogioco, il 68,6% un telefonino, il 68,3% un lettore Mp3 ed un computer collegato ad internet e il 32,5% un televisore con maxi schermo al plasma.

 

La televisione resta ancora il mezzo tecnologico più usato: il 10,9% la guarda per più di quattro ore al giorno, il 31,9% fino ad un’ora, il 31,5% da una a due ore, il 13,7% da due a quattro ore e, significativamente, solamente il 4,7% del campione dichiara di non guardarla. Si diffonde, infine, l’uso di internet: quasi la metà del campione, il 47,5%, ha imparato a navigare tra i 9 e gli 11 anni, mentre è pari a 38,5% la percentuale di quanti hanno mosso i primi passi nella Rete ancora più precocemente, tra i 6 e gli 8 anni. Più precoci in assoluto i bambini delle Isole (54,1%), seguiti dai bambini del Nord-Est (38,6%), del Sud (38,3%), del Centro (36,5%) e del Nord-Ovest (32%), i quali hanno imparato ad utilizzare la Rete tra i 6 e gli 8 anni.

 

“Questa generazione di bambini non percepisce gran parte dei cambiamenti come novità: sono abituati a viaggiare, ad andare sulla Rete, a incontrare anche a scuola persone provenienti da altri Paesi. Sono invece gli adulti ad essere spesso impreparati di fronte alle mutazioni in atto”, questo il commento di Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro.

 

“I bambini invece avrebbero bisogno di adulti mediatori, soprattutto a fronte di ciò che non possono comprendere fino in fondo e soprattutto a fronte delle emergenze che possono destabilizzare o mettere in pericolo la loro infanzia. Non sorprende che dal Rapporto emergano paure come quella di essere rapiti, violentati, di essere avvicinati da persone sconosciute, o quelle di eventi traumatici come gli attentati terroristici. A fronte di ciò – ha aggiunto – i bambini percepiscono gli adulti come non aggiornati, disinformati e per questo non sempre capaci di aiutarli a far fronte ai nuovi rischi, fra i quali quelli presenti su internet”.

 

“Il quadro che emerge – ha concluso Caffo – ci dice soprattutto una cosa: se la priorità degli adulti in genere deve esser quella di riprendersi il proprio ruolo educativo, la priorità delle Istituzioni deve essere parimenti quella di dar vita a vere politiche dell’infanzia che facciano del bambino un soggetto di diritti”.

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