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Riccardo Villari del Pd è il nuovo presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, ma già Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione dei democratici, sostiene che “probabilmente” si dimetterà.
Andrà così? E’ solo una mossa politica necessaria per superare l’empasse che si era determinata davanti al rifiuto di Idv di sostituire Leoluca Orlando?
Il senatore Villari è stato eletto anche col concorso di due voti delle opposizioni. La maggioranza lo ha votato compatta con 21 voti su 23. A Orlando, candidato unico delle opposizioni, sono andati presumibilmente 13 voti su 14 presenti (anche nella seconda votazione erano infatti assenti Giovanna Melandri e Riccardo Milana, entrambi del Pd). Se si considera anche la scheda bianca che è emersa dallo scrutinio è chiaro che i due voti mancanti per arrivare ai 18 a disposizione delle opposizioni sono andati al candidato scelto dalla maggioranza tra i membri del Pd.
Per il leader di Idv, Antonio Di Pietro, Silvio Berlusconi è come il dittatore argentino Jorge Videla, “…ha umiliato e umilia ogni giorno il Parlamento” perché “…ha permesso una deriva antidemocratica“.
Il presidente del Consiglio “ha promosso e realizzato un ultimo atto provocatorio di una deriva antidemocratica, facendo votare ed eleggere un esponente dell’opposizione“, alla guida dell’organismo parlamentare.
Di Pietro ha parlato di un “…vero e proprio colpo di mano che viola la democrazia”.
Il neoeletto presidente della Vigilanza, lasciando San Macuto, ha spiegato ai cronisti che chiederà un incontro al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, “…che si era interessato della vicenda“, per discutere del da farsi di fronte alla sua elezione con i voti della maggioranza e solo due dell’opposizione.
Allo stesso modo, Villari ha ribadito che incontrerà i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Quanto ai tempi di questi incontri, Villari ha risposto: “Per me anche oggi”.
Ha comunque tenuto a precisare che prende atto dell’esito della votazione, ma “…mi vedrò col mio gruppo e voglio assicurare che non assumerò decisioni in contrasto con la linea che sarà decisa”.
Ha, infatti, chiamato il leader del Pd Walter Veltroni per assicurargli che si dimetterà. E’ quanto si apprende da fonti accreditate. Il senatore intenderebbe così rispettare la linea decisa dal Pd sulle dimissioni di qualunque esponente del partito fosse stato eletto dalla maggioranza senza essere stato prima indicato dalle opposizioni.
Il neo presidente è nato a Napoli il 15 marzo 1956. Eletto nelle file del Pd in Campania, è al suo quarto mandato parlamentare, il secondo da senatore dopo due legislature alla Camera. Oltre che della Vigilanza, fa parte della commissione Lavori pubblici e Comunicazioni di Palazzo Madama.
Medico e docente universitario al Policlinico dell’università Federico II di Napoli (malattie infettive epatologia), Villari è stato a lungo uomo di riferimento della Margherita, in particolare dell’area rutelliana, in Campania ed è stato componente dell’esecutivo del partito e responsabile per il Mezzogiorno e per le riforme. E anche presidente del Napoli Club Parlamento.
La sua storia politica inizia alla fine degli anni ’80, quando viene lanciato da Vincenzo Scotti. Era l’epoca di Nello Polese sindaco. Di lì a poco sarebbe scoppiato il ciclone di Tangentopoli.
A Napoli si ricorre ad una giunta di salute pubblica. Villari ne fa parte in qualità di assessore alla Cultura, ma solo per tre mesi. Nel 1994 entra nel Ppi e poi segue Rocco Buttiglione nella diaspora. In seguito lo lascia per Clemente Mastella. Nel 2000 si candida alle regionali e resta nella Margherita, nonostante lo strappo di Mastella, ricoprendo la carica di responsabile per il Mezzogiorno. Qualche ruggine con Ciriaco De Mita per un congresso regionale nel quale Villari si candida in contrasto con il ‘maestro’ di Nusco. Più in là i due faranno la pace.
Nel 2005 il suo nome circola come candidato alla carica di primo cittadino di Napoli, ma poi la spunta Rosa Russo Iervolino, che viene riconfermata a sindaco. Nella XIV e nella XV legislatura Villari è eletto, sempre in Campania, alla Camera. Alle ultime elezioni trasloca al Senato, entrando a far parte della commissione Lavori pubblici e comunicazioni e della stessa commissione di Vigilanza.