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Yahoo! riconsidera l’accordo con Microsoft e lo fa subito dopo il ritiro di Google dall’accordo sulla pubblicità. Al CEO Jerry Yang non resta che arrendersi al colosso di Redmond e lo ha fatto direttamente al Web 2.0 Summit dove ha comunicato di ritenere che un accordo tra le due aziende sia ancora l’ipotesi migliore per la società in difficoltà. Resta quindi aperta all’opzione di vendere la società di internet a Microsoft, ma al prezzo giusto.
“…La gente che mi conosce sa che non ho un ego che mi impone di essere indipendente rispetto al fatto di non esserlo“, ha spiegato il dirigente nel corso del raduno, dicendosi “mentalmente aperto” all’idea di vendere l’attività di ricerca di Yahoo! a Microsoft, rilevando che non ci sono “nuove notizie” di colloqui fra le due società.
Microsoft si era offerta di acquistare l’attività di ricerca di Yahoo! dopo aver ritirato un’offerta per l’intera azienda lo scorso maggio.
All’inizio dell’anno aveva presentato un’offerta da 33 dollari per azione, molto superiore ai circa 20 dollari che un titolo Yahoo! vale a oggi.
Il difficile contesto congiunturale, con l’economia americana sull’orlo della recessione, e il tramonto dell’alleanza con Google lasciano a Yahoo!, secondo gli analisti, poche possibilità.
Quello che sembra sicuro, dicono, è che il secondo motore di ricerca al mondo, date le attuali condizioni del mercato, non può continuare a perseguire la strategia dello “stand alone“.
“…Yahoo! non ha molte buone opzioni” davanti a sé, scrive il Wall Street Journal, “…Un accordo con Aol si limiterebbe a unire due realtà in calo, facendole probabilmente affondare più rapidamente. Le società tradizionali di media che hanno provato a corteggiare Yahoo! sono ora troppo deboli per presentare un’offerta. E, data l’attuale situazione economica, una ripresa di Yahoo! appare lontana”.
Secondo il quotidiano, inoltre, la pazienza degli azionisti Yahoo! si è ormai esaurita: dopo il lungo braccio di ferro con Microsoft, ora è il tempo dei risultati. Le scelte finora effettuate dal board, oltre a non incassare il consenso degli azionisti, non piacciano neanche a molti manager è dimostrato dalla lunga serie di uscite dalla società: diversi nomi eminenti hanno preferito abbandonare in contrasto proprio con Yang.
I titoli Yahoo! hanno subito un’impennata dopo che ieri un’indiscrezione pubblicata su un blog aveva detto che Yahoo! e Microsoft erano in colloqui avanzati per vendere la società a un prezzo tra i 17 e i 19 dollari per azione. Il blog aveva anche scritto che Yang si sarebbe ritirato dalla carica di amministratore delegato. Notizia che poi funzionari Yahoo! hanno smentito.
Sul suo blog, il primo motore di ricerca al mondo ha spiegato di aver rinunciato alla luce delle difficoltà incontrate nel convincere l’Antitrust sul fatto che un’eventuale intesa non avrebbe ostacolato la concorrenza.
David Drummond, vice presidente senior e capo dell’ufficio legale di Google, ha spiegato che l’intesa raggiunta con Yahoo! all’inizio dell’anno rischiava di incagliarsi per lo scontro aperto col dipartimento di Giustizia Usa e le Autorità Antitrust.
“…Dopo 4 mesi di revisioni – ha detto Drummond – inclusa la possibilità di varie possibili modifiche dell’accordo, è chiaro che le Autorità di controllo e alcuni inserzionisti continuino a essere preoccupati per l’intesa”.
E la società sul proprio blog ufficiale ha sottolineato che “…Perseverare non solo rischia di avviare una lunga battaglia giuridica, ma anche di minare i rapporti con i nostri partner stabili. E questo non è nell’interesse di lungo termine di Google e dei nostri utilizzatori. Per questo abbiamo deciso di mettere fine all’accordo. Il successo di Google dipende dal restare focalizzati su quello che sappiamo fare meglio: creare prodotti utili per i nostri utilizzatori e i nostri partner”.
L’accordo fra Yahoo! e Google era stato annunciato in giugno. Per la sua entrata in vigore le due società avevano stabilito 100 giorni. Le Autorità, però, fin dall’inizio si erano mostrate perplesse, tanto da spingere Yahoo! e Google a rivedere l’accordo presentato.
Ma Google ha preferito fare un passo indietro e rinunciare alla partnership per le troppe implicazioni e anche l’ostilità percepita.
Le accuse di comportamenti monopolistici sono pesanti e graverebbero molto sull’immagine del gruppo, senza contare i costi legali e in un periodo di crisi economica è sicuramente più vantaggioso investire nell’azienda che non in parcelle di avvocati.