Italia
La crisi di Motorola, che continua a perdere posizioni nella classifica mondiale dei produttori di cellulari, avrà conseguenze importanti sull’occupazione, anche in Italia, dove la società statunitense prevede una riduzione di organico di 400 persone.
Il gruppo ha difatti varato un piano di riorganizzazione – che prevede in totale il taglio di 3 mila posti di lavoro – con l’obiettivo di semplificare la strategia software e di prodotto al fine di ridurre i costi e di velocizzare la tempistica di lancio sul mercato.
In base al programma, sul versante software Motorola si concentrerà sulle tre piattaforme mobili Android, Windows Mobile e Motorola P2K e abbandonerà i piani di sviluppo dei prodotti basati sulla piattaforma Symbian UIQ, di proprietà Nokia.
In Italia i tagli si tradurranno nella dismissione delle attività del Centro Ricerche di Torino (in totale 370 addetti) e nel ridimensionamento delle sedi di Milano e Roma (30 addetti in meno).
La comunicazione ufficiale è arrivata ieri, quando il management italiano ha reso note la decisione della sede centrale alle organizzazioni sindacali e ai dipendenti.
Decisione definita “doppiamente grave” dal vicesindaco di Torino e assessore al lavoro Tom Dealessandri “sia perchè riguarda molti lavoratori sia perché fino a pochi giorni fa si parlava addirittura di un progetto di ampliamento”.
Non vi era stata dunque alcuna avvisaglia dei progetti di dismissione della società statunitense, che – da quanto appreso nel corso di un colloquio telefonico tra Dealessandri e Massimo Gotti, amministratore delegato di Motorola Italia – intenderebbe praticamente abbandonare l’Europa.
“Speriamo che possa ancora cambiare opinione per quanto riguarda Torino o, che, in caso contrario qualche altra società possa subentrare alla Motorola, trattandosi di un centro di altissimo livello tecnologico”, ha aggiunto il vicesindaco.
Dopo le vicenda Michelin (che si appresta a licenziare 600 dipendenti della sede torinese) e Dayco (che ha annunciato la chiusura dello stabilimento dove lavorano 470 persone tra operai e impiegati), il caso Motorola rappresenta un nuovo scossone all’economia torinese e italiana.
‘Dopo 5 anni di diminuzione della produzione industriale – ha detto il presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso – negli ultimi tre anni c’è stata una ripresa, ma contenuta che non è quindi bastata, né come tempi né come entità, a risanare le aziende e il problema è che l’attuale crisi si innesta su una situazione già difficile per le imprese”.
“Siamo molto preoccupati per i lavoratori della Motorola, come per quelli della Michelin e della Dayco – ha quindi affermato Agostino Ghiglia, presidente provinciale e deputato del Pdl-An – ma è evidente che la crisi di Torino è strutturale”.