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Yahoo! e Google hanno deciso di rivedere termini e condizioni del loro accordo sulla pubblicità, al momento sotto la lente delle Autorità antitrust Usa.
Una partnership che, si sapeva fin dall’inizio, avrebbe creato diversi problemi perché dà vita a un ‘patto di ferro’ tra due colossi del web, minacciando la concorrenza su un mercato così prolifico qual è al momento quello dell’eAdvertising.
A dare la notizia è sempre il Wall Street Journal, che solo alcuni giorni fa aveva parlato dell’ipotesi che le due società facessero saltare l’intesa visto le difficoltà a trovare l’accordo col Dipartimento di Giustizia Usa.
Il nuovo piano, sottoposto durante il fine settimana al Ministero, fissa il limite del 25% per le entrate pubblicitarie che Yahoo! potrebbe ottenere dalla partnership con Google. Rivisto anche il termine del patto, che dovrebbe essere di due anni invece dei 10 inizialmente stabiliti. Oltre che introdurre la possibilità per gli inserzionisti di Google di non apparire sulle pagine di Yahoo!.
L’accordo è stato annunciato a giugno, quando Yahoo! era nel pieno delle negoziazioni con Microsoft che voleva rilevare la società, e consentirebbe in particolare al gruppo di Sunnyvale di pubblicare sulle proprie pagine dei link sponsorizzati negoziati da Google e dividerne le entrate.
Google e Yahoo! incassano più del 50% delle entrate mondiali dell’ePub e insieme controllano il 75% delle ricerche online e delle entrate pubblicitarie a queste collegate.
A inizio ottobre, Google aveva già annunciato che l’accordo con Yahoo! sarebbe slittato per via delle indagini in corso da parte del Dipartimento di Giustizia incaricato di valutare la conformità della partnership con le leggi sulla concorrenza.
Nei giorni scorsi il management di Yahoo! aveva indicato, a margine della conferenza di presentazione della trimestrale del gruppo, di essere ancora in trattative con il Dipartimento.
“…Speriamo di poter portare al più presto ai nostri clienti i benefici di questa intesa“, aveva sottolineato il presidente Jerry Yang.
Il nuovo piano potrebbe rimettere tutto in discussione. La parola adesso all’Antitrust Usa.