Italia
Riportiamo di seguito l’intervento di Giuseppe Giacchi, Consigliere Tesoriere APT, al Convegno ‘Pirateria e criminalità audiovisiva: quando la copia danneggia il mercato’ (Stati Generali del Cinema, Roma 28-30 ottobre 2008)
L’APT rappresenta la stragrande maggioranza delle imprese di produzione audiovisiva nazionale che realizzano complessivamente un fatturato medio di circa 500 milioni di euro l’anno e che rappresentano più del 70% del fatturato complessivo del settore.
La produzione degli associati non ha rilievo solo da un punto di vista economico, ma anche per l’alta qualità dei prodotti realizzati e per la loro importanza nel quadro dell’offerta di contenuti.
Le imprese di produzione audiovisiva realizzano infatti prodotti di particolare attrattività per i fruitori di contenuti e sono quindi i soggetti maggiormente in grado di favorire un reale sviluppo delle nuove piattaforme trasmissive, potendo garantire agli operatori dei nuovi media la disponibilità di contenuti di sicuro richiamo e “fonti di approvvigionamento” maggiori.
Tra le due principali emittenti analogiche e i produttori indipendenti si sono però consolidati nel tempo rapporti contrattuali tali per cui i produttori non conservano i diritti sulle opere da essi realizzate. E questo vale non solo per i diritti relativi alla trasmissione sulla piattaforma terrestre in tecnica analogica, ma anche per quelli relativi a qualsiasi altra piattaforma/modalità trasmissiva e a qualsiasi canale distributivo, senza limiti di passaggi e senza alcuna limitazione temporale.
Se è vero quindi che il processo di diffusione tra gli utenti dei contenuti digitali passa anche attraverso le reti di nuova generazione, e se è vero che, in questa ottica, il successo dei nuovi media dipende dalla disponibilità di contenuti di particolare attrattività per gli utenti, è chiaro che, qualora la titolarità di tutti diritti di sfruttamento di tali opere continuasse ad essere di esclusivo appannaggio delle principali emittenti televisive tradizionali, la crescita, in senso competitivo, del sistema nel suo complesso risulterebbe fortemente compromessa, determinando un inevitabile rallentamento del processo, con conseguenze dannose sullo sviluppo del sistema nel suo complesso.
E’ fondamentale, pertanto, che si introducano, anche eventualmente a livello legislativo, meccanismi diretti a modificare la prassi che si è instaurata tra emittenti e produttori indipendenti e ad assicurare rapporti negoziali equi e trasparenti, in modo da consentire a questi ultimi di disporre in maniera effettivamente libera dei diritti sulle opere da essi realizzate.
Solo così potrebbero abbassarsi le elevatissime barriere all’ingresso che i nuovi operatori si trovano ora a fronteggiare, permettendo loro di accedere a contenuti importanti attualmente non disponibili.
I prodotti ci sono e sarebbero quindi disponibili se l’Italia si orientasse, come gli altri Paesi europei, verso la valorizzazione dei diritti per singola tipologia di utilizzazione e piattaforma di sfruttamento.
Gli interessi di tutti gli attori devono convergere perché ci sia reale volontà di porre in essere i mezzi più efficaci per contrastare la pirateria.
In questo caso, la nostra proposta è duplice: in primo luogo si dovrebbe verificare in tempi brevi la possibilità di utilizzare sofisticate forme di protezione, adeguate alla avanzata capacità tecnologica dei “pirati” e poi, di trovare la volontà politica per sostenere l’armonizzazione degli interessi delle parti.
Nello studiare le misure più opportune a contrastare le infrazioni del copyright, bisognerebbe inoltre approfondire, dal punto di vista giuridico, l’eventuale responsabilità degli Internet Service Provider (ISP) e – più in generale – di chi rende disponibili i contenuti nella rete, anche prevedendo sanzioni per i trasgressori e campagne informative sulla materia.
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