Pratiche commerciali scorrette: multa da 165 mila euro a Tele2

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L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) ha comminato una multa da 165 mila euro alla compagnia telefonica Tele2 per pratiche commerciali scorrette, consistenti nell’attivazione di servizi non richiesti o con caratteristiche diverse da quelle pattuite, senza prevedere la possibilità, per l’utente, di rinviare l’attivazione del servizio e gestendo con ritardo i reclami.

La multa era stata fissata a 215 mila euro, ma è stata ridotta perché la società ha collaborato con l’Autorità.

 

La società telefonica, si legge nella nota dell’Antitrust, “ha messo in atto comportamenti finalizzati ad acquisire contratti di utenza telefonica tramite call center, internet o agenti/procacciatori, senza aver acquisito preventivamente il consenso degli utenti, e ha stabilito modalità e tempistiche dell’esercizio del diritto di recesso che hanno condizionato considerevolmente le scelte dei consumatori, pratiche giudicate aggressive”.

 

A ciò si aggiungono altre furberie quali la fornitura di informazioni “fuorvianti, ingannevoli o omissive su alcuni servizi”.

 

Utilizzando un escamotage molto più diffuso di quanto si creda, Tele2 induceva i consumatori a credere che il contratto telefonico prospettato telefonicamente dagli operatori dei call center si sarebbe perfezionato solo dopo l’apposizione di una firma sui moduli cartacei inviati a casa. In realtà, si ometteva di precisare che la società riteneva concluso il contratto già dalla registrazione telefonica del consenso.

In numerosi casi – spiega infatti l’Antitrust – i consumatori si accorgevano di essere passati a Tele2 “solo al momento della ricezione delle fatture”.

 

“La società non ha inoltre consentito ai consumatori di poter scegliere, in base ai propri interessi e alle proprie esigenze, tra l’immediato avvio delle procedure di attivazione a seguito del consenso telefonico e la possibilità di posticipare l’ordine ad un momento successivo”, continua il Garante.

 

Dai casi esaminati nel corso dell’istruttoria sono emerse infine numerose disparità tra le informazioni fornite verbalmente dagli operatori dei call center e quelle contenute nei contratti inviati successivamente ai clienti. (a.t.)

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