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I sistemi di pagamento via cellulare hanno un forte potenziale di crescita, ma i servizi stentano a decollare perché banche e operatori non si sono ancora accordati sui rispettivi ruoli e su come suddividere i possibili proventi legati al business.
I sistemi di pagamento contactless, che abilitano l’uso del telefonino per effettuare piccoli acquisti – dal biglietto del cinema a quello del bus – sono una realtà già consolidata in molti Paesi asiatici, dove l’adozione della tecnologia è stata sostenuta da diverse iniziative promosse dalle società di carte di credito e dai maggiori operatori mobili.
In Giappone, oggi più di 40 milioni di individui, a prescindere dall’operatore di telefonia mobile utilizzato, possono effettuare acquisti in mobilità grazie al chip del proprio cellulare (remote payment) o più semplicemente passando il telefonino sopra appositi lettori. Diverse le applicazioni nei settori più svariati: dal pagamento de biglietti del treno al transito attraverso sbarre o check-in, dal download e il pagamento di giochi, MP3, video alla prenotazione dei biglietto del cinema o dello stadio.
I diversi test già effettuati anche sui mercati occidentali hanno anche confermato un forte apprezzamento da parte dei consumatori, per la facilità d’uso del sistema e la comodità di pagare attraverso uno strumento che ognuno, ormai, porta sempre con sé.
Per superare l’attuale situazione di stallo dei servizi cosiddetti ‘mobile-wallet‘ (portamonete mobile) è scesa in campo anche MasterCard: la maggiore società di pagamento al mondo ha messo a punto un servizio per consentire alle banche di installare carte di pagamento nei cellulari dei clienti in manieramolto più semplice di prima.
“Ci rivolgiamo agli Istituti seri, e non parliamo di test, ma di lanci commerciali”, ha sottolineato James Anderson Vice President della divisione mobile di Mastercard, spiegando che nei prossimi anni si dovrebbe assistere a un forte interessamento delle banche verso questi nuovi servizi, i cui piani di sviluppo sono stati poco interessati dalla crisi finanziaria.
Ci vorrà infatti almeno il 2010 prima di avere a disposizione un numero congruo di dispositivi abilitati: si spera che nel frattempo banche e operatori riescano a mettersi d’accordo sia sulla tecnologia da utilizzare – la standardizzazione è infatti essenziale per il decollo su larga scala – che sull’adeguato modello di business.
Sin dalla sua introduzione nel 2004, il successo del sistema di pagamento mobile Felica in Giappone è il risultato dell’interazione virtuosa tra i differenti attori coinvolti, nel contesto di una regolamentazione minimale da parte del pubblico. Lo standard di fatto, rappresentato dalla carta contactless a circuito integrato Felica prodotta da Sony, già precedentemente utilizzata da circa 50 milioni di persone nell’e-money (carte di credito prepagate, gift cards, circuiti privativi) e per il trasporto pubblico regionale e locale, ha costituito sicuramente una efficace premessa tecnologica su cui altri fattori abilitanti hanno potuto fare leva.
I colloqui, secondo quanto riferito da Gerhard Romen, Director for Strategic Alliances & Partnering di Nokia, “sono a buon punto”.
“E’ come alle Olimpiadi – ha aggiunto – siamo tutti ai blocchi di partenza e stiamo aspettando”.
Il nuovo servizio Mastercard potrebbe contribuire a risolvere alcuni dei problemi che affliggono l’industria, ma gli analisti ritengono che vi sia ancora molto da fare, ad esempio sul versante dei terminali abilitati.
Nokia ha lanciato quattro telefonini dotati di tecnologia NFC (Near Field Communications) e diversi altri produttori dovrebbero introdurne altri simili.
Sulla carta, NFC racchiude tutte le caratteristiche tecniche atte a soddisfare le richieste degli attori coinvolti nella catena di valore, essendo un sistema intuitivo che non necessita – a differenza di altri sistemi contactless – della presenza di una fonte esterna in grado di generare un campo elettromagnetico.
Entro il 2013, secondo le proiezioni di Juniper Research, le tecnologie NFC dovrebbero essere utilizzate da almeno 700 milioni di persone.
Entro 5 anni, inoltre, il Nord America e l’Europa occidentale dovrebbero riuscire a colmare il gap con l’Asia, per raggiungere ciascuna una quota del 25% del mercato totale.
In realtà, però, sui mercati occidentali, sebbene l’ecosistema NFC si sia fortemente strutturato nel corso del 2007, sono ancora molte le questioni che dividono i player interessati allo sviluppo della tecnologia.
“La mancanza di cellulari è un sintomo di un problema di modello di business, non la causa”, ha detto ancora Anderson.
Anche la Commissione europea è scesa in campo in favore dei pagamenti elettronici, sottolineando che le norme vigenti, risalenti al 2000, hanno ostacolato il decollo dei servizi di pagamento elettronico sul mercato, ritardando l’innovazione tecnologica.
Le nuove norme elaborate dalla Ue, puntano a facilitare l’ingresso sul mercato di nuovi provider e a contribuire allo sviluppo di un settore il cui volume potrebbe arrivare a circa 10 miliardi di euro entro il 2012.
La proposta prevede un quadro normativo moderno e coerente, con l’obiettivo di favorire l’emergere di un vero mercato unico per i servizi di pagamento elettronico nell’Unione europea.
Come ha sottolineato il Commissario per il Mercato interno Charlie McCreevy, infatti, “…la moneta elettronica ha un significativo potenziale di crescita inutilizzato. Sono sicuro – ha continuato – che le nuove regole favoriranno la concorrenza e l’innovazione, garantendo al tempo stesso la fiducia del mercato e un elevato livello di protezione per i consumatori”.