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Media e minori: Calabrò propone Codice allargato ai new media in attesa di norme Ue incisive. Romani pensa a organo ad hoc per il web  

Italia


Il problema internet è di tale portata per i minori che “…non è esagerato pensare che se ne dovrebbe occupare l’Onu“. Per la prima volta viene esteso a un organismo così sovrannazionale l’appello a intervenire a tutela dei più giovani, così da fermare o quanto meno limitare i rischi.

A lanciare questo appello è il presidente dell’Autorità garante nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, con l’audizione di questa mattina di prim’ora davanti alla Commissione parlamentare per l’infanzia, presieduta da Alessandra Mussolini, nell’ambito dell’indagine conoscitiva “Media e minori” che la stessa ha avviato.

 

Un appello che si giustifica – a detta di Calabrò – con un dato inequivocabile: “internet è planetario“, e dunque tocca anche – se non principalmente – ad altri organismi predisporre difese, perché “…grave e angosciante è il rischio che navigando in internet i ragazzi possano essere agganciati da pedofili”.

Il presidente dell’Agcom ha anche ricordato la “pervasività” della Rete, e anzi “…data la sua pervasività, solo Paesi a regime autoritario come la Cina riescono a impedire l’ingresso di trasmissioni provenienti da Paesi non soggetti alle regole interne”. Un vero e proprio paradosso, verrebbe a questo punto da pensare, sentendo Calabrò, ma pare sia proprio così.

 

Il presidente dell’Authority ha ricordato che in Italia il progetto di un nuovo Codice di autoregolamentazione “Media e minori”, sviluppato dal precedente ministero delle Comunicazioni in un’ottica di ‘convergenza’ poneva il problema dei minori anche sulla rete web.

Solo che l’obiettivo di un Codice allargato ai nuovi media “…è tanto condivisibile quanto difficilmente realizzabile. Con l’avvento delle nuove tecnologie digitali la regolamentazione deve indubbiamente essere allargata anche agli ambiti delle nuove tecnologie, dato che queste sono i nuovi contenitori del prodotto televisivo e, oltretutto, per i ragazzi sono sicuramente più attraenti della ‘vecchia’ televisione”.

Ma il compito, ha detto ancora il presidente dell’Agcom, è arduo, “…la sfida è estrema, perché la Rete ha un ambito che travalica i confini nazionali e anche quelli europei, e anche per la concezione ‘iperlibertaria’ con la quale internet si è sviluppato”.

 

In questo contesto, comunque, un Codice di autoregolamentazione condiviso dagli operatori, dagli utenti e dalle istituzioni “…appare per il momento il minimo auspicabile e il massimo praticabile” e servirebbe quanto meno a creare un quadro di riferimento per un uso meno insicuro di internet da parte dei minori.

Calabrò ha sottolineato infine che “…rimane la necessità di misure più incisive a livello europeo per contrastare efficacemente le attività illecite e nocive per i minori”.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di sviluppare “…uno spazio basato sulla libertà di espressione ma conciliato con il diritto fondamentale alla tutela dello sviluppo fisico, psichico e morale” dei minori.

 

Calabrò non ha risparmiato una stoccata anche alla televisione italiana, sostenendo che per “livelli di banalità e volgarità” è al disotto di altre televisioni europee e il divario rispetto alle emittenti Ue “è crescente”.

La nostra televisione, ha spiegato ancora il presidente, dovrebbe assecondare “…il ritrovato interesse dei giovani per il teatro, per i concerti (anche di musica classica) per le mostre, per i musei, per la partecipazione a qualche attività artistica”.

Al contrario la Tv, “…le ignora, preferisce insistere sul ripetitivo, quando non sul becero”.

Non è nelle possibilità dell’Agcom cambiare il modo di fare televisione, ha precisato Calabrò, ma “…fino a quando le trasmissioni sono dominate dall’assillo dei ricavi pubblicitari e questi sono connessi esclusivamente all’audience – ha aggiunto – i tentativi saranno inefficienti“.

Il fatto è che così “….si innesca una spirale perversa che diseduca il gusto dei telespettatori e degrada il livello delle trasmissioni”.

 

Dito puntato anche contro gli spot alimentari: ogni cinque minuti i bambini italiani subiscono uno spot televisivo alimentare, dove “…bibite, merendine, patatine, cibi precotti, gelati, rispondono e sollecitano gli stimoli dell’appetito, e se pensiamo che esiste il problema dell’obesità ci rendiamo conto di quello che accade…”.

Calabrò è partito da un dato – quello appunto dello spot alimentare ogni cinque minuti – emerso dall’indagine condotta qualche tempo fa dall’Osservatorio di Pavia in collaborazione con l’università di Roma Tre, per dare il senso della portata del problema.

“…Il desiderio, più che il bisogno, di mangiare viene continuamente provocato da situazioni accattivanti, che mostrano come uno snack, una merendina, una bibita apportino gratificazione, approvazione e presenza affettuosa dei genitori. E questo sebbene in Italia, a differenza di altri Paesi europei, sia vietata la trasmissione di spot all’interno di programmi specificamente rivolti ai bambini”.

 

Calabrò si è spinto ancor più avanti, sottolineando impietosamente che “…i genitori gradiscono che i loro figli se ne stiano appagati a sgranocchiare patatine e biscotti mentre guardano la televisione. Così hanno meno problemi (e meno rimorsi) per il fatto di non essere accanto a loro”.

 

Ieri ad essere ascoltato dalla Commissione parlamentare per l’Infanzia è stato il Sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni Paolo Romani.

Sul fronte della tutela dei minori nei mezzi di comunicazione, “che è una priorità per il governo“, non è necessario tanto “fare nuove leggi” quanto “completare la normativa relativa a Internet“, ha detto Romani.

“…A giorni – ha annunciato – sarà ricostituito nella sua integrità il Comitato per l’applicazione del Codice media e minori (già Tv e minori) e si valuterà se attribuirgli anche le competenze relative al web o se affidarle a un apposito comitato di garanzia, che oggi risulta soppresso”.

 

Personalmente – ha sottolineato Romani – ritengo che affollare il Comitato media e minori di troppe materie può rischiare di renderlo inefficace: probabilmente è preferibile tenere distinti Internet e la Tv, approfondendo le problematiche relative al web in un organismo ad hoc“.

 

Tra le prime iniziative del ministero, ha spiegato, ci sarà il “recepimento nel nostro ordinamento della direttiva Ue Servizi di media audiovisivi, che ha esteso le regole minime di tutela dei minori anche ai servizi non lineari, cioè forniti su richiesta dell’utente”.

 

Si sta inoltre valutando, su indicazione della Commissione europea, “…di integrare nel nostro ordinamento per via legislativa il sistema di classificazione dei videogiochi Pegi (Pan-European Game Information) e Pegi online, coinvolgendo i produttori e i venditori al dettaglio”.

Più in generale, “…il ministero avvierà nei prossimi mesi una razionalizzazione legislativa e della disciplina autoregolamentare in materia, in sintonia con il Parlamento e con la massima disponibilità nei confronti della Commissione Infanzia. Su questa materia c’è stato sempre dialogo tra governo e Camere: si può continuare su questa strada”.

Infine, in risposta alle osservazioni della senatrice Laura Allegrini (Pdl) che ha parlato della violenza nei tg, “non si può dire ai telegiornali – ha sottolineato Romani – di non far vedere i fatti di cronaca, anche violenti. I cartoni animati giapponesi, con il loro contenuto subdolamente violento, possono essere più pericolosi di un servizio sui una strage al mercato di Baghdad, che ha un valore talmente negativo che tale rimane per i nostri ragazzi”.

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