Italia
Partiranno entro la fine dell’anno i lavori della task force sulle reti di nuova generazione guidata da Francesco Caio. Lo ha reso noto il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Paolo Romani nel corso del convegno “Banda larga. Usa ed Europa: modelli regolatori a confronto” organizzato dall’Istituto Bruno Leoni a Roma.
A Francesco Caio – a cui anche la Gran Bretagna ha affidato il compito di stilare un rapporto indipendente sul futuro modello di sviluppo delle tecnologie broadband di prossima generazione e con un importante passato ai vertici di diversi colossi delle tlc – spetterà il compito di formare la task force e di effettuare “un’analisi preliminare sul ruolo che pubblico e privato dovranno giocare nel piano di sviluppo della nuova rete”.
Questo allo scopo, ha aggiunto il sottosegretario, “di individuare quelle zone del Paese che andranno coperte con la fibra ottica e quelle invece in cui sarà il wireless a svolgere un ruolo da protagonista”.
Nei prossimi giorni, ha reso noto Romani, Caio procederà a una serie di incontri preliminari con il presidente Agcom Corrado Calabrò, e con i ministri Renato Brunetta (Pubblica Amministrazione e Innovazione) e Claudio Scajola (Sviluppo economico).
“Spero – ha auspicato – che nel giro di qualche mese, entro al massimo l’inizio del prossimo anno, venga definito un progetto nazionale di sistema Paese”.
In Gran Bretagna, Caio ha impiegato circa sei mesi per portare a termine la review sulle NGN e ha fornito al termine del suo lavoro un’accurata analisi dei diversi e complessi aspetti della questione, dalla tecnologia ai modelli di accesso. Ma è la conclusione strategica che è la più interessante.
In sostanza, Caio sostiene che il governo e l’Autorità di regolazione nazionale dovranno giocare un ruolo importante nello sviluppo nello sviluppo a lungo termine delle NGN, ma questo impegno non dovrà implicare alcun coinvolgimento strettamente ‘economico’, né uno stravolgimento strutturale della regolamentazione. Piuttosto, il ruolo del Governo dovrebbe essere quello di realizzare una serie di iniziative per supportare e informare le attività dei regolatori e dei player dell’industria nel loro percorso verso le NGN. Alle autorità, insomma, spetta solo il compito di rimuovere eventuali ostacoli che potrebbero ritardare o compromettere lo sviluppo delle nuove reti.
Per favorire lo sviluppo delle infrastrutture, secondo la review stilata per il governo d’oltremanica, bisogna innanzitutto stimolare l’upgrade delle infrastrutture d’accesso – e ciò è possibile accelerando la distribuzione di nuove risorse di spettro per favorire lo sviluppo di nuovi servizi a banda larga wireless – imporre la trasparenza sulle policy di gestione del traffico e supportare l’introduzione di specifiche condivise nella costruzione di nuovi edifici.
Bisogna poi facilitare l’implementazione delle NGN rimuovendo gli elementi di incertezza e abbattendo i costi di costruzione e creare le condizioni atte a favorire lo sviluppo di nuovi modelli di investimento e la riduzione dei costi e dei rischi per gli investitori privati.
L’importante è comunque avere il quadro completo della situazione, “una visione articolata di come la banda larga viene utilizzata, degli attuali sistemi e della loro evoluzione, opposto alla conta del numero di famiglie connesse di un paese rispetto a un altro o dei cavi installati sottoterra”.
Certo, la situazione della Gran Bretagna e molto diversa da quella italiana dove, è stato sottolineato anche nel corso delle stesso convegno, la domanda di banda larga è estremamente scarsa poiché non si è ancora raggiunto un elevato livello di informatizzazione e la PA tarda ad adottare i sistemi digitali nei rapporti coi cittadini.
Secondo i dati della Commissione europea, l’Italia è sotto la media Ue sia per percentuale di nuclei familiari dotati di almeno un Pc (49% in Italia, 57% nella Ue) che per penetrazione di internet (41% Vs 49%).
Il 23% delle famiglie italiane dispone di accesso in banda larga (contro una media Ue del 36%), mentre l’analogico è ancora l’unica modalità di accesso a internet per il 14% delle famiglie italiane, contro una media Ue del 10%.
La penetrazione della banda larga, sottolinea tuttavia il rapporto, è passata dal 14% dell’inverno 2007 al 23% del 2008.
Significativo il fatto che tra i maggiori ostacoli all’adozione dei servizi broadband, le famiglie citino più spesso l’inutilità dei servizi e l’assenza di copertura.
“La percezione dell’inutilità di un accesso broadband a Internet appare strettamente connessa alla ridotta diffusione dei PC nelle case degli italiani e, quindi, ad una condizione più strutturale ed in più lenta evoluzione”, ha spiegato l‘Osservatorio Banda Larga.
Per il futuro, uno studio condotto da Gartner indica quindi una strada tutta in salita: secondo la società di ricerca, nel 2012, arriverà a 17 il numero di paesi che supereranno la soglia del 60% in termini di penetrazione nelle abitazioni, e l’Italia non sarà fra questi.
Siamo in compenso più ricettivi nei confronti delle tecnologie wireless: le famiglie che utilizzano apparati mobili (cellulari, connect card, ecc.) in sostituzione o, più spesso, in aggiunta ai servizi broadband su rete fissa, a metà 2008 erano circa 2 milioni.
Per questo l’ad di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo ha sottolineato l’importanza di ridurre il digital divide anche attraverso un sostegno economico alle reti wireless.
Rispondendo all’ad di Telecom Franco Bernabè, secondo cui gli 800 milioni di euro destinati dal governo alla banda larga sono “una goccia nel mare di quelli necessari agli operatori”, Bertoluzzo ha replicato che con “meno di questa somma saremmo in grado di coprire l’intero territorio”.
Ben vengano quindi una cabina di regia per coordinare gli interventi e il riconoscimento della giusta remunerazione, ma per far funzionare meglio il mercato dei servizi di rete fissa occorre muoversi in tre direzioni: “garanzia della parità di accesso ai fattori produttivi e della contendibilità del mercato finale; risposte concrete al problema del digital divide, attraverso maggiori investimenti sulle reti wireless; salvaguardia dei principi dell’efficienza e della competitività”.
Positivo infine il commento di Luigi Gubitosi, Ad di Wind, secondo cui è necessario avviare in tempi brevi del processo di realizzazione delle NGN, perché si tratta di “una questione di politica economica importante per il Paese”.