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Sulle dichiarazioni di Giancarlo Leone in merito al Qualitel, lo strumento di misurazione della qualità dell’offerta previsto dal nuovo contratto di servizio Rai, di cui Key4biz ha parlato nei giorni scorsi (Leggi articolo), abbiamo voluto sentire l’opinione di Gianni Celata docente di economia della comunicazione a La Sapienza e alla LUISS, che a suo tempo criticò aspramente il modello proposto dalla Commissione insediata dall’allora Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.
K4B. Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Giancarlo Leone su l’eccessivo costo del Qualitel?
Celata. La compatibilità economica è uno dei prerequisiti fondanti della Qualità, comunque la si voglia misurare. Se il Qualitel non la rispetta è come se si fosse suicidato alla nascita. Leone con intelligenza ha preso atto dell’evento. Non piangerà nessuno spettatore e il cittadino italiano avrà risparmiato dei soldi.
K4B. Perché?
Celata. Innanzi tutto per il nome. Qualitel sembra più il nome di un surgelato che di un qualcosa applicato a quello straordinario medium culturale, informativo e di intrattenimento che è la TV pubblica italiana. E se la Qualità non si inizia dal nome di ciò che si vuole misurare……………
K4B. Più nel merito?
La Commissione, come ho già avuto modo di dirle a suo tempo, fu una occasione sprecata. Lavorò senza tener conto della enorme produzione scientifica e delle numerose applicazioni pratiche a livello nazionale e internazionale del Quality Mangement. A quanto mi risulta, i suoi risultati non sono stati verificati in sede EBU (Associazione europea che raggruppa i broadcaster pubblici). Il che impedisce la confrontabilità prima delle ipotesi di misurazione e poi della misurazione stessa. Né sono stati presentati alla comunità scientifica che da tempo, senza il pretesto di Commissioni, si occupa di questi temi. Né alla comunità industriale che applica il quality management.
Lavorò in autarchia, come si sarebbe detto un tempo. La solita italietta provinciale.
K4B. A questo punto che fare?
Celata. C’è un Ministro, un Presidente e un intero Consiglio di Amministrazione della Rai, Direttori compresi che hanno il compito di rispondere e dare un successore al glorioso IQS della Rai.
K4B. Se le chiedessero un consiglio?
Celata. Ci sono Facoltà di Scienze della Comunicazione, a cominciare da quella di Sapienza, che lavorano costantemente su questi temi. Presso l’Università di Pisa c’è uno dei centri di ricerca più apprezzati a livello internazionale sul Quality Management. Sono noti gli studi fatti a cominciare da quello della Televisione Giapponese. Ci sono imprese non televisive che hanno applicato dei modelli che sarebbe utile verificare. Ci sono risorse Rai in grado di dare un contributo vero. Insomma, la materia è complessa ma non è impossibile trovare il bandolo della matassa della Qualità Televisiva. A costi compatibili, con modelli di misurazione confrontabili e replicabili, con beneficio e rispetto dello spettatore e del cittadino che con le tasse e con il consumo di pubblicità paga i ricavi della Rai.
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