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La Rai darà applicazione al Qualitel, lo strumento di misurazione della qualità dell’offerta previsto dal nuovo contratto di servizio, anche se non è convinta dell’effettiva validità e utilità di uno strumento che tra l’altro sarebbe molto costoso.
A comunicare la notizia e ad esprimere le perplessità della Tv pubblica è stato il vicedirettore generale Giancarlo Leone, in occasione della presentazione della nuova offerta informativa di Raitre, al via il 20 ottobre.
“…E’ in questi nuovi prodotti, piuttosto – ha detto Leone – la nostra risposta al Qualitel”.
“La Rai – ha ricordato – non ha mai nascosto le sue perplessità su questo strumento, anche in sede di confronto con il ministero delle Comunicazioni. Dobbiamo applicarlo e lo applicheremo, ma non siamo convinti che sia il modo giusto e soprattutto che si debbano spendere così tanti soldi per misurare la qualità del servizio pubblico”.
Si stima infatti che per il Qualitel l’azienda dovrebbe sborsare circa tre o quattro volte la cifra (1-1,2 milioni l’anno) necessaria a realizzare l’Iqs, il ‘vecchio’ indice di qualità e soddisfazione. Superato l’impasse giuridico legato a una sentenza della Corte di Cassazione grazie a una normativa transitoria approvata dal Cda, a questo punto la Rai a novembre potrà riaprire la selezione tra i principali istituti di analisi e valutazione ai quali eventualmente affidare la realizzazione del Qualitel, in modo da raccoglierne risposte e preventivi e avere entro febbraio un quadro completo per dare il via definitivo all’operazione. In primavera, comunque, dovrebbe iniziare anche la trattativa per il rinnovo del contratto di servizio, che scade nel 2009.
Remigio del Grosso, vicepresidente del Consiglio nazionale degli utenti (Cnu), organismo dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, esperto del settore e da sempre interessato all’argomento (Leggi articolo a sua firma) ha prontamente commentato: “…Finalmente la Rai è uscita allo scoperto. Le dichiarazioni del vicedirettore generale Giancarlo Leone sul Qualitel ci preoccupano. Basta pensare solo a quante persone hanno lavorato a questo progetto”.
“…Se fosse per Leone – ha concluso Del Grosso – non si terrebbe fede a quanto da lui stesso concordato con l’ex ministro Gentiloni nel contratto di servizio 2007-
Perplessità anche per Marco Beltrandi, radicale eletto nella file del Pd e componente della Vigilanza Rai, che si è detto sconcertato dalle dichiarazioni di Leone e ha commentato: “…Forse il vicedirettore generale dimentica che il contratto di servizio è stato sottoscritto dalla Rai dopo un attento e lungo esame da parte degli uffici della direzione generale proprio mentre Leone era vicedirettore e che è stato oggetto di un parere reso all’unanimità dalla commissione di Vigilanza sulla Rai nella legislatura precedente”.
“…Sarebbe inoltre interessante – ha aggiunto Beltrandi – sapere che ne pensa il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, o il presidente Claudio Petruccioli, che quel contratto ha sottoscritto e deve applicare in ogni sua parte”.
“…E’ desolante constatare – ha detto infine – come in assenza del controllo parlamentare la Rai dia prova di arroganza e dichiari la volontà di non rispettare quanto liberamente sottoscritto”.
Stupore anche da parte del senatore del Pd Luigi Vimercati, componente della commissione bicamerale di vigilanza sulla Rai, che ha affermato: “…Come è noto, la questione della qualità è di gran lunga la più importante per la televisione pubblica, oggi sostanzialmente irriconoscibile come tale dai telespettatori rispetto a quella privata in seguito alla marcata omologazione dei contenuti, che ha spinto sempre più in basso il livello qualitativo dei suoi programmi”.
“…Come componente della commissione di vigilanza Rai ritengo indispensabile richiamare l’azienda al rispetto di quella parte del contratto di servizio che riguarda appunto la misurazione della qualità dell’offerta e il suo valore pubblico, invitandola a selezionare al più presto la società che dovrà approntare e mettere in atto il sistema di monitoraggio”.
Secondo Vimercati, la Rai dovrebbe “…pensare a tagliare i veri sprechi, non a lesinare le risorse per realizzare programmi di qualità e i soldi necessari per misurare tale qualità. Questo, in fondo, è ciò che chiedono i cittadini”.
Il Qualitel è stato fortemente voluto dall’allora Ministro
Gentiloni in quell’occasione aveva ribadito come il contesto del duopolio per anni ha portato la Rai ad essere un modello positivo, inducendo la Tv commerciale a comportamenti imitativi. Ma, “…negli ultimi anni la situazione si è invece rovesciata e la Rai ha cominciato ad inseguire la Tv commerciale sul suo terreno correndo un forte rischio di omologazione. La differenza tra Tv pubblica e Tv commerciale è oggi attenuata nella realtà e ancor più nella percezione del pubblico”.
Da qui l’esigenza di introdurre al Qualitel che nasce proprio dall’esigenza della Rai di puntare sulla sua differenza rispetto agli altri modelli televisivi.
Per Gentiloni, “…con l’introduzione del Qualitel, il pubblico della Rai avrà un preciso parametro in grado di misurare il valore pubblico del servizio radiotelevisivo”.
Si tratta di uno strumento previsto dall’articolo 3 del nuovo Contratto nazionale di Servizio 2007-2009, stipulato il 5 aprile 2007, con cui la Tv pubblica s’impegna a sviluppare e a comunicare all’esterno i risultati di un duplice sistema di misurazione:
* una ricerca di monitoraggio e di analisi della qualità della programmazione intesa come valore pubblico, in grado di verificare la percezione degli utenti del servizio pubblico in merito ai singoli elementi dell’offerta;
* una ricerca di monitoraggio della corporate reputation intesa come la capacità di competere, di innovare e di innovare nel mercato della comunicazione radiotelevisa e multimediale in rapporto alla propria specifica identità di servizio pubblico nel rispetto dell’etica dell’impresa, della deontologia professionale e dei criteri di correttezza e di lealtà.
In base all’articolo 3, comma 2 del Contratto, la Rai dovrà dare attuazione alle Linee Guida, di modo che il Qualitel sia il nuovo misuratore del valore pubblico del servizio, mentre l’Auditel continuerà a rilevare soltanto la quantità degli ascolti.
Le linee guida sono state elaborate dal Comitato paritetico per il monitoraggio della qualità Rai – presieduto da Giuseppe Sangiorgi, consigliere del Ministro delle Comunicazioni e composto da rappresentanti del Ministero e della Rai – con il compito di “presiedere all’organizzazione della ricerca, definirne le metodologie, controllare i risultati e valutare il raggiungimento degli obiettivi”.
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