Italia
L’articolo che segue, a firma di Nicola D’Angelo, è tratto da la-rete.net, il nuovo sito che intende sostenere il dibattito sulla società dell’informazione in Italia.
Verrebbe da dire: siamo alle solite in Italia. L’opportunità di un passaggio tecnologico, che in altri paesi sta preparando le condizioni per lo sviluppo di tecnologie innovative, rischia di essere perduta.
E’ questo ciò che sta accadendo?
Quali caratteristiche presentano le modalità italiane di gestione della transizione dalla televisione analogica a quella digitale?
Cosa altro c’è in gioco?
Andando con ordine, sappiamo con certezza che lo switch-off dalla televisione analogica a quella digitale, che si completerà entro il 2012 in tutti i paesi della UE, può liberare frequenze (comprese tra 200 MHz e 1 GHz) che potranno essere utilizzate per offrire diversi servizi (banda larga wireless, ulteriori servizi di radiodiffusione terrestre, televisione mobile, servizi aggiuntivi).
Questa porzione di spettro che verrà resa disponibile è chiamata “dividendo digitale“.
Secondo la Commissione europea, nella maggior parte degli Stati membri il dividendo digitale dovrebbe addirittura superare lo spettro attualmente disponibile per i sistemi GSM.
Ad oggi non è possibile quantificare con precisione la quantità di spettro che verrà liberata al 2012, sia a causa dello svolgimento non contemporaneo dello switch-off nei diversi Paesi UE, sia a causa delle circostanze più tipicamente nazionali (topografia, penetrazione del satellite/cavo, interferenze con paesi confinanti, servizi locali). Tuttavia, il dibattito a livello internazionale ed europeo su come massimizzare l’utilizzo del dividendo digitale, sebbene partito in ritardo rispetto ad altri settori (ad esempio, il quadro sulle telecomunicazioni, prima, e sulle comunicazioni elettroniche, poi) è oggi in progressivo avanzamento… (continua)