Italia
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha approvato nei giorni scorsi l’attesa delibera per il riassetto delle frequenze utilizzate per i servizi di telefonia mobile, che consentirà di utilizzare le bande a 900 MHz, attualmente utilizzate per il GSM, anche per i servizi di terza generazione.
Il provvedimento, sulla scia delle disposizioni comunitarie, disciplina i piani di assegnazione delle frequenze a 900, 1800 e 2100 MHz, con l’obiettivo “di promuovere la razionalizzazione della banda e il suo uso efficiente e consentire l’accesso alle frequenze disponibili o che si renderanno disponibili nelle dette bande da parte dei soggetti interessati”.
Il riassetto consentirà infatti un utilizzo più efficiente delle risorse frequenziali e pone l’Italia all’avanguardia in Europa, essendo il nostro Paese uno dei primi a livello comunitario ad aver avviato le procedure per il passaggio all’UMTS a 900 MHz, e l’unico ad aver anche definito i dettagli del piano di riorganizzazione della banda stessa.
In base al provvedimento, ciascun gestore GSM esistente potrà ottenere, su richiesta da presentare al Ministero dello sviluppo economico entro tre mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, l’assegnazione di un numero intero di blocchi da 5 MHz utilizzabili su base nazionale, possibilmente contigui, fino a raggiungere la dotazione massima prevista dalla delibera n. 286/02/CONS di 25 MHz nazionali lordi complessivi tra 900 e 1800 MHz, e di cui non oltre 10 MHz a 900 MHz.
I costi per l’attuazione del piano di riorganizzazione della banda a 900 MHz sono a carico degli operatori interessati, e non è prevista alcuna forma di compensazione.
Secondo le valutazioni di Bruxelles, questa misura – inserita in un contesto di gestione più flessibile dello spettro a livello paneuropeo – oltre al positivo impatto economico sul settore, servirà anche a facilitare l’adozione e lo sviluppo di nuovi servizi wireless: su un periodo di 5 anni, l’industria mobile europea potrebbe ottenere riduzioni cumulative delle spese di capitale fino al 40% dei costi di rete.
Il provvedimento adottato dall’Authority stabilisce infine anche le procedure per la riutilizzazione delle bande UMTS a 2.1 GHz lasciate libere da Ipse e che verranno attribuite in maniera tempestiva mediante un’asta alla quale potranno partecipare sia “gli operatori esistenti interessati a sviluppare la propria offerta di servizi a larga banda, sia operatori nuovi entranti interessati all’ingresso nel mercato dei servizi di telefonia mobile”.
La riassegnazione di queste frequenze, secondo l’Agcom, consentirà, da un lato, agli operatori esistenti di avere una possibilità di fronteggiare l’aumento di traffico che si sta manifestando sulle reti UMTS, dovuto all’evoluzione dell’offerta e allo sviluppo dei servizi dati, e dall’altro di corrispondere alla, pur ridotta, richiesta da parte di società potenzialmente nuove entranti nel settore.
L’iter finalizzato al ritiro della Direttiva GSM del 1987, che disponeva l’uso esclusivo delle bande a 900 e 1800 Mhz per il Gsm, è stato avviato dalla Commissione europea nel 2007. La nuova direttiva, che sancirà quindi il ritiro della ‘Direttiva GSM’, entrerà in vigore nei prossimi mesi, una volta approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
L’Autorità per le comunicazioni ha quindi approvato anche la nuova formulazione delle tariffe di terminazione mobile, che dovrebbero diminuire di oltre il 30% in tre anni.
In base a questa proposta, i valori attualmente in vigore per i singoli operatori scenderanno gradualmente, allineando l’Italia ai criteri fissati dal regolatore britannico (Ofcom).
Secondo lo schema scattato dal 1° luglio 2008, le tariffe di terminazione di Telecom Italia, Vodafone e Wind sono pari a 8,85 centesimi di euro per i primi due operatori e a 9,51 centesimi per Wind. Dal 1° luglio 2011, il valore finale sarà per tutti e tre di 5,9 centesimi al minuto.
Per H3G la nuova tariffa da 13 centesimi di euro è entrata invece in vigore due mesi più tardi, il 1° settembre 2008. Tra 3 anni, 3 Italia arriverà a 7 centesimi di euro.
Un valore, secondo l’ad Vincenzo Novari, che non considera “…i maggiori investimenti sostenuti da un’azienda nuova entrante e che non dispone di frequenze GSM” ed è contrario a quanto stabilito dalla delibera 628/07/CONS secondo la quale l’ulteriore tagli alle tariffe di terminazione di 3 Italia avrebbero dovuto scattare “nell’ambito della nuova analisi di mercato, quindi contestualmente a quella degli altri operatori, attualmente prevista per luglio 2009”.