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Deutsche Telekom ancora al centro della bufera per il furto dei dati di 17 mln di clienti. Nel 2005 toccò a Paris Hilton

Germania


Non si placano le polemiche in Germania sul caso Deutsche Telekom.

La società tlc tedesca ha ammesso venerdì il furto – ai danni della filiale mobile T-Mobile – dei dati personali di oltre 17 milioni di clienti. Un caso che richiama alla mente quanto accaduto negli Usa nel 2005, quando nel mirino dei ladri finì anche il cellulare della starlette Paris Hilton.

 

Anche stavolta, sono finiti nelle mani di ignoti malfattori nomi, indirizzi privati, numeri di telefono, contatti email di milioni di clienti, tra cui anche diverse note personalità pubbliche come uomini politici, ministri, ex presidenti della Repubblica, economisti, miliardari e religiosi.

I dati, molto probabilmente, sono già finiti in vendita sul web.

 

La società, che  ha comunque chiarito che i file non contengono specifiche bancarie, numeri di carta di credito o dati sulle chiamate, non ha potuto far altro che chiedere scusa ai clienti.

 

Il furto sarebbe avvenuto nel 2006, quando la stessa società avvertì dell’accaduto le autorità tedesche – la procura di Bonn e  la Bundeskriminalamt (Bka), l’antiterrorismo tedesco – ma è venuto alla luce soltanto in questi giorni.

 

Secondo il settimanale Der Spiegel, il management di Deutsche Telekom è convinto del fatto che il furto, di cui ancora sono ignoti gli autori – sia stato compiuto “con un’elevatissima forza criminale”. Ma soltanto adesso, dopo aver appreso che la stampa stava per rendere noto l’accaduto, la società avrebbe provveduto ad informare la Cancelleria ed il governo tedesco.

Non sarebbe comunque emersa alcuna prova del fatto che i dati trafugati siano stati utilizzati per nuocere ai diretti proprietari.

 

Vista l’importanza di alcuni dei clienti coinvolti, tuttavia, non c’è da essere troppo ottimisti, anche perché quello appena emerso è il secondo scandalo sicurezza a vedere protagonista, quest’anno, l’ex monopolista tedesco, che a maggio aveva annunciato di aver tenuto nascosto un controllo illegale sulle telefonate effettuate da alcuni manager e membri del consiglio di sorveglianza tra il 2005 e il 2006 per verificare i responsabili di alcune fughe sospette di notizie.

La procura di Bonn ha aperto un’inchiesta che vede coinvolti i massimi vertici dell’azienda telefonica, tra cui l’ex numero uno Kai-Uwe Ricke, e l’ex presidente del consiglio di sorveglianza, Klaus Zumwinkel.

 

Il ministero dell’Interno, nel frattempo, ha chiesto alle forze dell’ordine di indagare sui possibili rischi per le personalità coinvolte.

 

Nel 2005, T-Mobile Usa, filiale di Deutsche Telekom, ha fatto causa a un hacker accusato di essersi introdotto nelle sue reti e aver spiato tutto quanto avveniva sui telefonini degli utenti, dalle conversazioni alle eMail, dalle password ai numeri di previdenza sociale e alle foto.

Il 21enne (all’epoca dei fatti) Nicholas Lee Jacobsen era penetrato illegalmente nelle reti di T-Mobile trafugando i dati di almeno 400 utenti, tra cui anche alcune celebrità.

 

Tutto quanto veniva trasmesso sulla rete tranne – assicurava l’operatore anche in quell’occasione – le coordinate dei conti correnti bancari dei clienti, è finito nelle mani del ragazzo, che avrebbe rintracciato documenti riservati e informazioni personali (username e password) anche di un agente dei servizi segreti.

 

Jacobsen, nascondendosi dietro il nickname “Ethics” avrebbe poi cercato di rivendere le informazioni raccolte sui telefoni degli utenti (tra cui alcune star del jet set americano) nella chat room del sito muzzfuzz.com.

 

Tra i frequentatori del sito c’era però anche un informatore degli investigatori, che stavano tra l’altro indagando sul dilagante fenomeno dei furti di identità digitale.

 

Grazie alla collaborazione della talpa, gli agenti sono riusciti a mettere sotto controllo il computer di Jacobsen e hanno così scoperto che il ragazzo navigava tranquillamente su “My T-Mobile,”, inserendo la user name e la password di Peter Cavicchia.

 

Cavicchia è l’agente che aveva condotto le indagini che avevano portato all’arresto di Jason Smathers, un ex impiegato di AOL accusato di aver rubato gli indirizzi di 92 milioni di utenti per rivenderli a uno spammer.

Nell’operazione che ha portato all’arresto dell’hacker, denominata “Operation Firewall”, vennero incriminate altre 28 persone in sei Stati per furto di identità e frode.

 

In oltre un anno di “spionaggio”, Jacobsen era riuscito ad accedere a una porzione di uno dei sistemi informatici interni di T-Mobile, sfruttando una falla nel sistema di set up nei server dei telefonini.

 

Oltre ai documenti dei servizi segreti, l’hacker era entrato in possesso anche di diverse foto private di celebrità come Demi Moore e Paris Hilton.

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