Italia
Respingere gli impegni presentati da Telecom Italia.
È questo il coro comune che emerge dai contributi inviati all’Agcom dagli operatori concorrenti (BT Italia, Fastweb, Tiscali, Vodafone, Welcome, Wind), ma anche da altri soggetti interessati a una maggiore apertura della rete di accesso, tra cui troviamo AIIP (Associazione italiana internet provider) e Mediaset.
I commenti sono pressoché unanimi: gli impegni sono inadeguati, insoddisfacenti, inefficaci. In una parola, inaccettabili.
Netta, ad esempio, la posizione di AIIP, che sottolinea: “gli Impegni non soddisfano nessuna delle tredici misure indicate dalla Autorità e, dunque, essi sono completamente inadeguati a far fronte ai problemi concorrenziali legati alla rete di accesso”.
In particolare, aggiunge AIIP, “la proposta di impegni è assai carente ed incompleta, non riguardando alcuni elementi essenziali della rete di Telecom Italia (es. sono escluse dal suo ambito sia i collegamenti di accesso in fibra ottica sia le strutture attive della rete di accesso) nonché altre prestazioni indispensabili ai suoi concorrenti per fruire di piena equivalence of input e equality of access ed è insuscettibile di dare ad Open Access l’autonomia necessaria ad assicurare una sua gestione imparziale”.
Per BT, che nella sua valutazione pone a confronto il modello britannico e quello italiano, “è estremamente preoccupante che, a valle della presentazione degli impegni da parte di Telecom Italia, l’Autorità abbia sospeso le attività regolamentari in corso relative a mercati molto importanti (accesso sia retail che wholesale, dei servizi voce sia business che residenziali, etc.)”.
Questa “pausa”, aggiunge BT, “non può che nuocere al mercato in termini di incertezza delle regole e ritardata previsione ed implementazione di eventuali nuovi remedies che si rendano necessari”.
Appare evidente, conclude BT, “che quanto proposto da TI altro non è che un mero impegno a rispettare un sistema di obblighi già previsti da lungo tempo dalla normativa di settore e che addirittura per certi aspetti costituiscono un peggioramento del quadro regolamentare vigente: per questo motivo, non è assolutamente atto a rafforzare il rispetto della parità di trattamento”.
BT propone dunque, oltre al rigetto in toto degli impegni, che venga imposta “una separazione, ex officio, da parte di Agcom, partendo dal modello inglese Openreach e adattandolo alla situazione del mercato italiano”.
Secondo il parere fornito da Ericsson, la realizzazione di una rete di accesso di nuova generazione “dovrebbe essere un obiettivo comune e condiviso fra i principali attori coinvolti: investitori privati, investitori pubblici, operatori, autorità regolatorie ed autorità politiche (nazionali e locali)”.
La società auspica quindi che l’azione dell’Ente regolatorio, “sostenuto dalla disponibilità offerta da Telecom”, riesca infine a raggiungere obiettivi imprescindibili quali: la definizione di una strategia a lungo termine volta a sostenere le NGN “nell’ambito di un chiaro e sostenibile Piano di Intervento Nazionale”; la realizzazione di un contesto un grado di “agevolare gli investimenti industriali mirati allo sviluppo dell’innovatività, dell’interoperabilità delle reti fisse e mobili e della concorrenza”; il supporto alla definizione di policy di sviluppo adeguate “mediante il controllo di chiari e definiti piani d’investimento”; la tutela degli investimenti sostenuti dal mercato nel suo complesso, attraverso la definizione di “un quadro regolatorio certo, sia a tutela del nuovo soggetto gestore che a tutela degli altri operatori”.
Fastweb parla invece di impegni “irrilevanti, inefficaci e generici”, concepiti in maniera rigida e quindi privi “dell’ampiezza d’ambito e della flessibilità necessarie a cambiare i comportamenti contestati a Telecom Italia”.
La “non considerazione della fibra ottica nella parte operativa degli impegni”, aggiunge Fastweb, oltre che anacronistica, rappresenta “un grave passo indietro rispetto al dibattito regolamentare aperto nel resto d’Europa”.
“La proposta di Telecom – conclude Fastweb – denota ancora una volta una sostanziale incomprensione degli aspetti dei suoi comportamenti e della sua organizzazione che hanno finora limitato una concorrenza equilibrata sui mercati della telefonia fissa e della larga banda in Italia”.
“Se tali impegni non verranno respinti – avverte la società – ci si troverà di fronte ad una nuova occasione perduta per la concorrenza e i consumatori italiani”.
Raffrontando gli impegni presentati con l’attuale quadro normativo, emerge invece per Tiscali l’assoluta mancanza di innovazione della proposta, che si configura come “una mera riproposizione di obblighi regolamentari già vigenti e che sono stati, peraltro, molto spesso non rispettati”.
Tiscali, chiedendo il rigetto degli impegni, propone dunque all’Agcom di imporre la separazione funzionale per via regolamentare sulla scia del modello Openreach.
Decisamente negativo anche il parere di Vodafone, che parla di impegni in larga parte “irrilevanti rispetto ai problemi concorrenziali evidenziati operatori, in altra parte inefficaci, perché ripetitivi di obblighi già imposti dalla vigente normativa e, in ogni caso, del tutto inadeguati a porre fine alle gravi distorsioni individuate”.
“L’introduzione di misure più incisive – conclude Vodafone – appare ormai improcrastinabile al fine di migliorare l’assetto concorrenziale” del mercato italiano, caratterizzato sì, da “una regolamentazione all’avanguardia in Europa”, ma anche incapace di impedire a Telecom Italia di adottare “condotte anti-competitive volte ad annullare gli effetti della regolazione ex ante”.
Anche per Wind, infine, gli impegni sono “incompleti per la loro inconsistenza anche rispetto ai procedimenti sanzionatori che Telecom intende concludere con l’assunzione di detti impegni”.
Oltre a ciò, Wind sottolinea che “le tempistiche fornite da Telecom Italia per la realizzazione dei documenti progettuali, del programma di dettaglio di attuazione, della realizzazione e rilascio dei sistemi non sono accettabili in quanto porterebbero, nella migliore delle ipotesi, l’effettiva attuazione degli impegni non prima dell’anno 2010″ .