Italia
Il Pdl è più determinato che mai a non far eleggere Leoluca Orlando alla presidenza della commissione parlamentare di vigilanza.
Per oggi pomeriggio alle 18 è fissato il nuovo appuntamento e, in caso di nuova fumata nera, la commissione è convocata a oltranza nei giorni successivi.
I presidenti di Camera e Senato ormai fissano le riunioni a raffica: una al giorno, sabato compreso. Mai si erano visti parlamentari così presenti a palazzo di San Macuto, almeno fino al momento del voto, perché ormai da mesi la maggioranza fa mancare il numero legale per non eleggere il presidente che per tradizione spetta all’opposizione.
Ma la maggioranza non intende dare il proprio ok ad Orlando, portavoce di Italia dei Valori. E spiegano che sono troppe le differenze e i contrasti con Antonio Di Pietro – acuiti dalla manifestazione di Piazza Navona in poi – per permettere che una carica così in vista venga occupata dal portavoce del suo partito.
La maggioranza dunque è ferma sulle proprie posizioni, ma anche il Partito Democratico non sembra intenzionato a rompere il compatto fronte delle opposizioni per Orlando e intende mantenere gli impegni pre-elettorali. Un muro contro muro che ha messo nel guado la vigilanza e bloccato i lavori per il rinnovo dei vertici Rai.
E già da stamani sono arrivate le prime critiche della settimana. Da Leoluca Orlando “…parole gravissime”, ha detto il portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone, riferendosi alle dichiarazioni rilasciate in una intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera.
“…Sarebbe questo – si è chiesto Capezzone – lo spirito necessario per occupare una posizione di garanzia? Ciascuno può giudicare quale sia l’atteggiamento dell’Italia dei Valori, e, a questo punto, anche del Pd, se subisce questo tipo di pressioni giustizialiste e di demonizzazione dell’avversario”.
Ma il leader di Idv Antonio Di Pietro non è disposto a trattare: “Orlando è il candidato dell’opposizione“, ha detto dalle pagine del Riformista.
“…Se avessero bollato come eversivo un altro partito con 43 parlamentari – ha aggiunto – non immagino pensare cosa sarebbe successo”.
“…Decidere allo stesso tempo la commissione di vigilanza e le nomine Rai – ha commentato – significa svuotare la vigilanza. Rispetto a questo, oltre alle responsabilità partitiche, ci sono chiare responsabilità istituzionali. Dove sono i Presidenti delle Camere?”.
Giorgio Merlo, presidente di turno della commissione di vigilanza ed esponente del Pd, ha sottolineato: “…così non si può più andare avanti. All’irresponsabilità e alla mancanza di senso delle istituzioni non si può rispondere con i formalismi. Al di là di una nuova e più incisiva iniziativa dell’opposizione, ora i presidenti delle Camere devono decidere se essere complici del gioco allo sfascio perpetrato da oltre due mesi dalla destra in commissione di vigilanza Rai oppure se ritengono di invertire la rotta assumendo proposte, anche drastiche, ma capaci di sbloccare una situazione ridicola e lesiva delle stesse istituzioni”.
“…Non è più tollerabile – ha continuato – ascoltare passivamente le opinioni di Bonaiuti o di Cicchitto sulla cosiddetta ‘eversione’ del partito dell’Italia dei valori o assistere all’ignobile atteggiamento della destra di far mancare sistematicamente il numero legale della Vigilanza per beghe di potere e di organigrammi all’interno del proprio schieramento”.
“…Se i presidenti delle Camere non assumeranno una iniziativa più decisa e meno conciliante con la destra, dovremmo prendere atto che è in corso una strategia precisa per bloccare la commissione di vigilanza, indebolire la Rai e liquidare il servizio pubblico radiotelevisivo”.
Pronta la replica di Giorgio Lainati (Pdl): “…più passano i mesi e più nell’on. Merlo aumenta la consapevolezza di aver perso le elezioni di aprile. E come tutti gli sconfitti anch’egli viene colto da momenti di disperazione che lo fanno straparlare arrivando a criticare pesantemente persino il Presidente del Senato e quello della Camera”.
“…Purtroppo quando uno perde le elezioni, come è capitato a Merlo e al Pd, arriva ad accettare che i propri amici ed alleati, come Di Pietro, possano serenamente coprire di insulti e di minacce chi le ha vinte. Se l’on. Merlo finge di non aver mai letto e sentito le vere e proprie aggressioni nei nostri confronti di Di Pietro e dei suoi ascari è un problema suo, che ci lascia completamente indifferenti”.
Giuseppe Giulietti di Articolo 21 ha definito ciò che sta accadendo come “…un vero e proprio oltraggio alla dignità del Parlamento di fronte al quale le medesime presidenze delle Camere non possono più limitarsi alla sola definizione delle date di convocazione”.
“Qualche settimana fa, in modo non del tutto convincente, il presidente del Senato Schifani tentò di tracciare un confine – ha ricordato Giulietti – tra il diritto alla critica ed il dileggio delle istituzioni. Ci auguriamo che il presidente Schifani stia ora riflettendo sul ben più grave auto-dileggio delle istituzioni che la maggioranza continua a praticare nella sede della commissione parlamentare di vigilanza”.