Italia
La Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, anche nella seconda convocazione di oggi non è riuscita a insediarsi per eleggere il suo presidente. Dopo quella di stamane alle 8.30, i parlamentari della maggioranza hanno disertato anche la seduta delle 15, facendo mancare il numero legale. Per l’opposizione erano presenti invece una dozzina di parlamentari. Nuova convocazione per domani alle 8.30 a Palazzo San Macuto.
Resta in sospeso il nome di Leoluca Orlando di Idv su cui punta l’opposizione. Ma a riguardo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, alla trasmissione ‘Radiocity’ su Radiouno ha dichiarato che “…L’Italia dei Valori è una fazione non favorevole alla democrazia e alla libertà. E’ un partito non istituzionale”.
Bonaiuti si riferisce alle frasi di Di Pietro di ieri ad ‘Annozero’ dove – ha detto il sottosegretario – ha sostenuto nuovamente che “ci vuole la mazza…”.
“Cosa succederebbe e giustamente – si è chiesto Bonaiuti – se io dicessi di voler usare la mazza?”.
Ha quindi ribadito la “forte resistenza” del Pdl a votare un candidato Idv per la presidenza della Vigilanza. “…Qualunque altro soggetto – ha aggiunto Bonaiuti – a noi va bene”.
Marco Beltrandi, componente radicale della Commissione di Vigilanza, in una nota ha sottolineato che a fronte delle convocazioni dei componenti la Commissione per l’elezione dell’ufficio di presidenza, preannunciate ieri dai Presidenti di Camera e Senato per oggi e domani, “…e a fronte dei discutibili ritmi di lavoro e di riposo della più parte dei Parlamentari italiani, è bene ribadire che purtroppo tali convocazioni sono cosa ben diversa dalla convocazione di un seggio permanente ‘fino a voto utile’, ritenuta necessaria e richiesta dal primo momento da noi radicali per sbloccare una impasse che impedisce l’insediamento di un organo costituzionale”.
“In effetti – ha concluso Beltrandi – mi appaiono piuttosto come convocazioni ‘per voto inutile’, uno spettacolo che credo danneggi ulteriormente la credibilità delle Istituzioni”.
Dure anche le parole del consigliere Rai Carlo Rognoni che, dopo l’uscita sul Corriere, questa volta dalle pagine dell’Unità ha ribadito che per i vertici della Tv pubblica “…si sta facendo strada un’ipotesi talmente oscena, che richiede una battaglia politica durissima, senza sconti”.
Rognoni premette che è una “buona idea” quella di “…affidare la Rai a un manager capace e credibile come Stefano Parisi dandogli di fatto poteri di un amministratore delegato”. Cosa che, però, “…ha gettato nel panico l’entourage dei cavaliere”. Per questo, scrive Rognoni, “…si sta facendo strada l’ipotesi di un direttore generale ‘normale’, consapevole che potrà contare nel nuovo consiglio di amministrazione su una maggioranza di centrodestra fedele“.
E’ questa l’ipotesi “oscena” contro cui il Pd, sollecita il consigliere Rai, deve essere deciso: “…Chi finirà per rappresentare il centrosinistra in quel consiglio in cui ci sarà una maggioranza di centrodestra funzionale al nuovo Dg, deve sapere che lo aspetta una lotta quotidiana di denuncia di tutti i soprusi a cui assisterà. E saranno molti”. Secondo Rognoni, “…in molti finiranno per sentire la nostalgia dell’attuale consiglio”.
C’è, però, sempre lo scenario che Rognoni definisce “minimamente praticabile“. Quello che si aprirebbe con una modifica “molto piccola” della Gasparri che riguarda soli due commi dall’articolo 49, in modo che l’azienda sia “governata dal codice civile”.
“…A questo punto un Cda anche nominato con le attuali regole indica un Ad e gli delega i poteri. Questi poteri, come glieli ha dati così può revocarli“. Ma, ha sottolineato Rognoni, tutto questo va scritto nella legge come il fatto che “…ci vuole il consenso dei due terzi del Cda per designare l’amministratore delegato”. In questo caso, “…chi sarà presidente avrà soprattutto un ruolo di rappresentanza” e “potrà vigilare sull’operato del capo azienda“.
“L’ennesima fumata nera arrivata oggi dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai è la più lampante conferma dell’ostruzionismo della maggioranza di centro destra. Tale ostruzionismo affonda le radici nella furibonda rissa in atto nella destra sul nome del futuro direttore generale, sui suoi poteri e sugli organigrammi successivi. Una parte della destra, forse anche legittimamente, teme che Berlusconi voglia annettersi anche tutta la Rai. Per queste ragioni stanno giocando allo sfascio sulla pelle di una grande impresa nazionale’“. Lo scrivono in una nota il presidente di turno della commissione Giorgio Merlo e il portavoce di Articolo 21 Beppe Giulietti.