Tlc: via libera del Parlamento Ue al ‘pacchetto telecom’. Sì alla separazione funzionale e all’Authority Ue, ma ridimensionata

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Vivianne Reding

Il Parlamento europeo ha adottato oggi in prima lettura il pacchetto di riforme per il mercato delle telecomunicazioni, elaborato dal commissario Viviane Reding per svecchiare la legislazione comunitaria, ferma al 2002.

I maggiori gruppi politici sono giunti a un accordo per non alterare l’obiettivo principale del progetto di legge, cioè migliorare la posizione degli utenti, e hanno dato il via libera, seppur con qualche aggiustamento, ai 4 rapporti presentati dalla socialista francese Catherine Trautmann, dalla popolare spagnola Pilar Del Castillo, dalla liberale italiana Patrizia Toia e dal popolare britannico Malcolm Harbour.

 

In particolare, con 597 voti a favore, 55 contrari e 29 astensioni, i deputati hanno votato a favore della proposta di separazione funzionale della rete di accesso, che obbliga gli operatori dominanti a separare la propria rete infrastrutturale dal ramo servizi.

I deputati hanno chiarito che si tratta comunque di una ‘misura eccezionale’, da applicare nel caso in cui qualsiasi altra misura non sia riuscita a realizzare una concorrenza effettiva e che non vi sia prospettiva di una futura concorrenza basata sulle infrastrutture.

 

Via libera, con  490 voti a favore, 105 contrari e 14 astensioni, anche alla proposta di realizzare un’Authority europea per le telecomunicazioni, sebbene di dimensioni alquanto ridotte rispetto alla ‘Super Authority’ – EECMA – sostenuta dal commissario Viviane Reding, che voleva accorpare la nuova entità all’ENISA, l’Agenzia Ue per la protezione delle reti e delle informazioni.

 

Il nuovo organismo – Body of European Regulators in Telecommunications (BERT) – non avrà dunque responsabilità sulla sicurezza delle reti, ma solo un potere consultivo e di coordinamento del lavoro delle varie autorità di regolazione nazionali e sarà finanziato dal bilancio comunitario, in modo da rafforzare la sua indipendenza e la parità tra i regolatori nazionali.

Il Parlamento ha quindi votato a favore di una “procedura di co-regolamentazione” che richiederebbe alle Autorità nazionali di consultare la Commissione e BERT prima di prendere decisioni normative. Se BERT ritiene la misura inadeguata o inefficace, la Commissione può chiedere all’Autorità nazionale di regolamentazione di modificarla.

 

Nonostante il rammarico per l’ulteriore ridimensionamento dell’Authority Ue, la Reding si è detta soddisfatta per il voto con del Parlamento europeo: “un segnale forte per un mercato aperto e competitivo, senza frontiere per i servizi transfrontalieri, la concorrenza e gli investimenti. Un mercato di 500 milioni di cittadini Ue”.

“Questa proposta – ha aggiunto – diminuisce la frammentazione e pone le basi per un mercato unico”.

 

Oltre alle proposte di modifica della normativa sul quadro regolamentare, sull’accesso alle reti e sull’istituzione di un autorità europea, il Parlamento ha discusso anche le proposte della Commissione in merito alla riforma della direttiva sul diritto degli utenti e di quella relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche.

 

Per esempio, i deputati ritengono che i contratti telefonici debbano dare informazioni chiare complete e aggiornate riguardo all’accesso ai servizi di emergenza, alle restrizioni sull’uso di contenuti o le attrezzature (ad esempio il blocco dei servizi VoIP sui cellulari con l’accesso a Internet), ai metodi di pagamento e alle spese per la portabilità del numero o per la cessazione di un contratto.

 

Per quanto riguarda la legislazione in materia di riservatezza dei dati personali, l’attuale direttiva armonizza già alcune norme nazionali in materia di tutela dei diritti fondamentali in questo settore. I deputati hanno chiesto però che essa includa anche il diritto alla privacy e alla riservatezza, nonché la sicurezza dei sistemi informatici.

Le norme sulla protezione dei dati dovrebbero inoltre coprire anche le reti private e non solo le reti pubbliche, in modo che i dati memorizzati su siti di social networking come Facebook e Myspace rientrino nell’ambito della legislazione comunitaria.

 

Riguardo infine lo spettro radio – la spina dorsale dei servizi wireless – la nuova direttiva quadro permetterà di utilizzare delle bande attualmente occupate dalle emittenti televisive per la fornitura di servizi a banda larga senza fili, dopo il passaggio al digitale.

 

I deputati hanno sottolineato che rimane invariato il diritto delle emittenti a utilizzare la parte di frequenze radio di cui hanno bisogno per soddisfare l’obiettivo di interesse generale di fornire servizi di radiodiffusione, ma hanno spiegato anche che, “la parte delle loro frequenze radio che diventa inutile per la realizzazione di tale obiettivo sarà soggetta alla nuova procedura di assegnazione”.

   

Il Parlamento ha appoggiato inoltre l’introduzione della neutralità tecnologica come principio vincolante – ogni bada potrà essere usata per qualsiasi applicazione – e ha invitato la Commissione a presentare una proposta legislativa per coordinare meglio l’utilizzo del dividendo digitale.

 

Il Parlamento ha infine adottato un emendamento che chiede agli Stati membri di ridistribuire parte dello spettro attualmente utilizzato per scopi militari sotto tecnologia analogica alle nuove applicazioni civili.

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