Spartizione Rai alla vecchia maniera? Per Rognoni, Veltroni si è venduto l’idea della ‘bella politica’  

di Raffaella Natale |

Italia


Walter Veltroni

Accordo sottobanco per Vigilanza e Rai? Sono in tanti a pensare che la maggioranza abbia trovato l’intesa con Veltroni per superare l’empasse e provvedere alle nuove nomine.

“…Non ci posso credere“, è il commento di Carlo Rognoni, consigliere di amministrazione Rai in quota Pd-Ds, alle voci a una possibile intesa e avverte dei rischi di un “compromesso al ribasso” in questo senso.

Dalle pagine della “Stampa”, il consigliere ha dichiarato: “…una voce che proprio non mi va giù”, quella che parla di un accordo tra Walter Veltroni e la maggioranza che prevede l’elezione di Leoluca Orlando alla Vigilanza, il rinnovo del Cda e il rafforzamento dei poteri del Dg con un intervento legislativo a breve.

Del mosaico farebbero parte anche i nomi di presidente e Dg Rai: Pietro Calabrese, “…più vicino al centrodestra che al centrosinistra“, al posto di Petruccioli e l’amministratore delegato di Fastweb, Stefano Parisi, sulla poltrona di Claudio Cappon.

 

“…Ha ragione Giovanna Melandri quando dice ‘Non ci posso credere’. Immaginare – scrive Rognoni – che Veltroni si sia venduto l’idea della ‘bella politica’ di cui giustamente spesso parla, in cambio di un accordo per spartirsi la Rai alla vecchia maniera, più che una voce sembra una calunnia. Un insulto all’intelligenza!”.

 

Per Rognoni, “…il rispetto della consuetudine“, secondo cui il presidente della Vigilanza spetta all’opposizione, non deve comportare “un compromesso al ribasso sui criteri di nomina” del Cda. anche perché, aggiunge, “…ormai è chiaro che non c’è nulla da scambiare“. Orlando verrà eletto perché è interesse della maggioranza arrivare a un rinnovo del Cda, ma “non ha alcun senso che il Pd accetti questo ricatto”.

 

A Veltroni, riferiscono fonti parlamentari vicine al segretario, non dispiacerebbe una figura come quella di Pietro Calabrese al vertice di viale Mazzini. L’ex direttore del “Messaggero” e poi di “Panorama“, infatti, risponderebbe all’identikit tracciato da Veltroni per la guida della Tv pubblica, quando annunciò, in un intervento pubblico di qualche settimana fa, che il Pd non avrebbe più indicato nomi di ex parlamentari per il Cda Rai preferendo esponenti del mondo della cultura e dell’informazione.

 

Intanto si sono sentiti i rispettivi capigruppo del Senato, Anna Finocchiaro e Maurizio Gasparri, colloquio dal quale sarebbe emerso che tra martedì e mercoledì si dovrebbe arrivare all’elezione di Orlando. In vista della seduta decisiva è stata infatti programmata una riunione dei membri del Pd in Vigilanza con i capigruppo lunedì, probabilmente destinata a discutere anche dell’elezione del Cda, anche perché, viene spiegato dalle stesse fonti, senza una posizione condivisa dentro il Pd sarebbe impossibile raggiungere i due terzi di consensi necessari a rinnovare il Cda di viale Mazzini.

 

Anche sul direttore generale Stefano Parisi non ci sarebbero ostacoli da parte del leader del Pd, che giudica l’attuale ad di Fastweb un “…manager di qualità, che ha competenza nel settore” e sembrerebbe esserci un’apertura anche verso la proposta del centrodestra di fare una miniriforma della legge Gasparri per garantire a Parisi maggior potere alla guida della Tv pubblica.

 

Quanto ai nomi dei consiglieri in quota Pd circolati sulla stampa – uno tra tutti, Gianni Borgna, storico assessore alla Cultura con Veltroni – gli stessi esponenti democratici della Vigilanza si mostrano prudenti e preferiscono con confermare ma neanche smentire. Infine, l’ipotesi di lasciare un posto in Cda alla sinistra radicale viene considerata per ora solo “una possibilità”, che il Pd dovrà valutare attentamente.

Tra i consiglieri in quota Pdl-Lega ci sarebbero un paio di conferme: Angelo Petroni e Giovanna Bianchi Clerici. Mentre tra le novità si fanno da tempo anche i nomi di Rubens Esposito, Guido Paglia e Alessio Gorla. Per la poltrona dell’Udc circola ancora il nome di Rodolfo De Laurentiis.

In ogni caso non ci resta che attendere fino a martedì quando gli accordi dovrebbero essere fatti, sempre che nel weekend non si stravolga questo assetto rimettendo tutto in discussione.

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