‘Microstorie affollano il confine’: indagine Corecom FVG per mettere a confronto testimonianze e memorie nelle aree dell’ex cortina di ferro

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Franco Del Campo

Riportiamo di seguito l’intervento di Franco Del Campo, presidente Corecom FVG, al convegno “Microstorie affollano il confine”, che si è tenuto venerdì 19 settembre a Trieste.

 

 

La scomparsa dei confini in un territorio che è stato segnato drammaticamente da due guerre mondiali e dalla ‘cortina di ferro’ , è un fatto di grande rilevanza storica. In questa prospettiva il Corecom FVG -che da tempo promuove la comunicazione transfrontaliera- ha promosso un progetto di arte pubblica e relazionale intitolata “microstorie affollano il confine” che si è concluso con un convegno che ha voluto raccogliere e mettere a confronto testimonianze e memorie, in una prospettiva storica che conservi la dimensione umana e personale.

Il progetto è arricchito da un’indagine che ha cercato di capire come percepiscono e vivono la nuova realtà, frutto della comune adesione all’Unione Europea, i cittadini italiani e sloveni che sono nati e vissuti con il “confine dentro”.

Si tratta di una ricerca piccola (un campione complessivo di 1000 persone, residenti nei territori di Trieste, Gorizia, Nova Gorica e Koper) ma interessante, forse senza precedenti dopo la recente dissoluzione dei confini e l’ingresso della Slovenia nell’Unione europea.

L’indagine, realizzata dall’SWG su incarico del Corecom FVG, è importante non solo sul piano della comunicazione transfrontaliera, ma anche dal punto di vista culturale, economico e politico.

 

I dati raccolti -come sempre in questi casi- non sono verità assolute, ma rappresentano una tendenza fondata su comuni percezioni, danno indicazioni sullo stato dei rapporti, per certi aspetti più profondi e meno indagati, di popolazioni che erano abituate a vivere su un confine che ora è diventato invisibile.

La soddisfazione per la fine dei controlli al confine è forte e quasi unanime, con punte altissime in Slovenia (almeno nel territorio della di Slovenia coinvolto dall’indagine) che arrivano al 93% e anche nel FVG (83%), ma più a Trieste (86%) che a  Gorizia (77%).

 

In realtà il passaggio al di qua e al di là dell’ex confine (che naturalmente continua ad esistere, ma non si vede), è aumentato in modo relativamente limitato (attorno al 20-22%, con punte maggiori tra Gorizia e Nova Gorica) e ciò significa che l’interscambio era già molto forte.

Gli abitanti del FVG coinvolti dalla ricerca si recano in Slovenia soprattutto per motivi di svago e vacanza, per acquisti, per il carburante (misurato a parte) e per andare al ristorante. Gli sloveni, invece, vengono in FVG soprattutto per acquisti non alimentari, per fare la spesa, per fare visite a parenti ed amici, ma anche per svago, vacanza e lavoro.

 

Per quanto riguarda il complesso argomento delle “affinità culturali” è interessante notare che gli italiani -forse memori dell’antica appartenenza mitteleuropea-  si sentono più vicini agli sloveni (44%).

Gli sloveni, invece, sulla stessa domanda si dichiarano culturalmente più lontani dai loro vicini italiani (la somma di chi risponde poco e per niente arriva al 60%).

Piena identità di vedute, però, sul fatto che l’apertura dei confini porterà a reciproci vantaggi (i due campioni sono al 65%), soprattutto sul piano economico, ma anche culturale e lavorativo.

Sono relativamente pochi gli italiani (20%) e gli sloveni (22%) transfrontalieri spaventati  dall’apertura del confine.

Le due “minoranze spaventate” temono, da parte italiana, soprattutto l’aumento della criminalità e dei traffici illeciti (47%), ma anche la mancanza di controlli in sé (30%) e l’aumento dell’immigrazione. Gli sloveni spaventati temono quasi esclusivamente la diffusione di un “pacchetto” composto di criminalità, droga e prostituzione (64%), ma anche -curiosamente- l’immigrazione illegale (9%).

Quasi unanime identità di vedute tra italiani (81%) e sloveni (80%) nel considerare favorevolmente l’Unione europea.

 

Gli italiani (o almeno quella parte del FVG presa in considerazione dalla ricerca) affermano nella grande maggioranza che l’apertura dei confini permetterà un arricchimento culturale  e linguistico (80%) e solo una minoranza vive questa situazione come una minaccia alla propria identità culturale e linguistica (7%). Più articolata la risposta degli sloveni, che in maggioranza prevedono un arricchimento linguistico e culturale (45%), mentre è più alta la percentuale di chi teme una perdita della propria identità linguistica e culturale (16%).

Sono domande e risposte importanti, su cui converrà meditare per costruire un futuro possibile in comune.

 

 

 

Indagine Corecom FVG

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