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Vigilanza Rai: ancora niente di fatto, ma l’accordo sembra già più vicino  

Italia


Ennesima fumata nera in Vigilanza. Anche oggi non si è trovato l’accordo per la presidenza. Il presidente di turno Giorgio Merlo ha spiegato che farà presente la situazione ai presidenti delle Camere e che la Vigilanza potrebbe tornare a riunirsi già domani mattina alle 9 con lo stesso ordine del giorno.

 

I presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, hanno deciso la convocazione ad oltranza della commissione se, nelle sedute di domani e dopodomani, non sarà eletto il presidente. La decisione dei due presidenti è stata comunicata ai capigruppo della Camera.

 

“…Si sta lavorando a una soluzione complessiva. Voglio risolvere il problema nel suo complesso e se si risolve nel complesso anche il problema Orlando si risolve”. Usa queste parole il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani riguardo alla possibilità di superare l’impasse che blocca l’insediamento della commissione di Vigilanza sulla Rai e, di conseguenza, il rinnovo dei vertici di Viale Mazzini.

Romani ha detto di aver “…riscontrato una ragionevole disponibilità” nelle opposizioni a superare la questione.

“Ragioniamo su una riforma complessiva. Se si arriva a un accordo con ragionevole contemporaneità su Vigilanza e rinnovo del Cda, se c’è consenso sulla mia proposta di governance“, per rafforzare i poteri del direttore generale e ridefinire le “competenze reciproche” di Cda e Dg, si va verso “la soluzione del problema”. “Se tutti sono d’accordo, parliamone“.

 

Per il sottosegretario, il “…servizio pubblico ha oggi alcuni problemi: intanto deve agire per una migliore definizione delle competenze. Poi, il Cda ha poteri su ogni atto e non di strategia”. E questo non fa bene alla Rai né alla sua missione. Per questo Romani propone un “rafforzamento del Dg“.

 

Quanto alla possibilità che sia Leoluca Orlando il nuovo presidente della commissione di Vigilanza, il sottosegretario ha affermato: “nomi non ne faccio. Non ne ho mai fatti, anche se ne ho citati”. E ha ribadito: “Io voglio sbloccare il problema nel suo complesso”.

 

Per l’ex ministro delle Comunicazioni e ora membro della commissione di Vigilanza Paolo Gentiloni (Pd) si va verso la nomina di Orlando, dopo gli scontri dei mesi scorsi tra maggioranza e opposizione. Lasciando Palazzo San Macuto al termine della votazione, Gentiloni ha detto: “Prosegue l’assenza della maggioranza nelle votazioni anche se sul piano politico l’ipotesi di Orlando presidente va delineandosi con maggiore chiarezza”. In ogni caso, continua, “se ne parlerà la prossima settimana ma sento voci secondo le quali la situazione dovrebbe sbloccarsi”.

 

Resta in sospeso anche la situazione in Rai. Romani ha ribadito che a suo giudizio il servizio pubblico “…deve affrontare due problemi essenziali: in primo luogo, una migliore definizione delle competenze del direttore generale. Il fatto che il Dg sia obbligato a sottoporre al Cda qualsiasi spesa superiore a 2,5 milioni, in un’azienda che fattura centinaia di milioni, ne impedisce una gestione sensata. Altra questione, l’obbligo di voto del Cda su un enorme numero di incarichi e il fatto che il consiglio abbia voce in capitolo su ogni atto e non esclusivamente potere di indirizzo e di controllo”.

“Ho posto questo problema – ha aggiunto Romani – e sono pronto a discutere delle soluzioni. Dall’opposizione si è parlato di amministratore unico: mi pare che l’ipotesi di un rafforzamento dei poteri del Dg vada in quella direzione”. Dunque una mediazione “é possibile”. Quanto ai tempi per il varo della riforma, “…se c’é disponibilità al confronto e si apre un processo di condivisione, che a prima istanza sembra esserci – ha detto Romani – i tempi sono poi quelli dell’attività politica tradizionale”. Il sottosegretario ha anche ribadito che “…il canone Rai non aumenterà. E’ una delle tasse più odiate d’Italia e sta anche diventando una sorta di tassa regionale, con un’evasione meno concentrata al Nord che al Sud”.

 

Su proposta del Direttore generale, il Cda della Rai ha approvato, ieri, un accordo per l’acquisizione da Sky dei diritti in chiaro delle Olimpiadi invernali del 2010 ed estive del 2012 per una cifra complessiva di 45 milioni di euro. Contemporaneamente è stata anche deliberata la cessione a Sky dei diritti pay per i Campionati del mondo di calcio del 2010 e 2014 per complessivi 175 milioni di euro. Attraverso l’accordo, la Rai garantisce la trasmissione in chiaro del prossimo ciclo Olimpico con la stessa copertura delle precedenti edizioni ma a condizioni economiche nettamente migliori, e anche la trasmissione in chiaro dei mondiali di calcio alle stesse condizioni della precedente edizione ma a un costo per Rai di 90 milioni di euro per il 2010 e di 85 milioni di euro per il 2014, contro i 108 milioni di euro spesi per la sola edizione del 2006.

 

L’accordo approvato dal Cda “…è stata una pessima decisione per l’Azienda, tanto dal punto di vista strategico quanto dal punto di vista finanziario“. Lo afferma in una nota il consigliere del Cda di Viale Mazzini, Angelo Maria Petroni.

 

L’accordo – ha sottolineato Petroni – segna la subalternità della Rai a Sky, che ottiene dalla nostra Azienda un prodotto di assoluto pregio, i Campionati Mondiali di Calcio, a condizioni del tutto vantaggiose, mentre Sky vende alla Rai un prodotto, le Olimpiadi, di pregio molto minore, e a condizioni economiche e contrattuali del tutto svantaggiose per la nostra Azienda. Una decisione fondamentale per il futuro dell’Azienda – ha concluso Petroni – è stata presa da un Cda che ha da mesi terminato il suo mandato, e la cui composizione è oramai da tempo alterata rispetto a quanto prevede lo Statuto della Rai e la stessa Legge 112/2004″.

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