NGN: Caio, ‘All’industria il compito di investire, al governo quello di coordinare regole e strumenti’. Pubblicato il report sul futuro delle nuove reti tlc

di Alessandra Talarico |

Francesco Caio è stato nominato a febbraio Responsabile del Gruppo di studio per la progettazione della rete a banda larga ultra-veloce in Gran Bretagna.

Unione Europea


Fibra ottica

Le reti di nuova generazione in fibra ottica sono diventate, nel corso degli ultimi anni e in alcuni paesi (Korea, Giappone e Singapore) in particolare, una delle piattaforme più diffuse per l’accesso a internet super-veloce.

Il loro sviluppo – in quanto strutture essenziali per la competitività di ogni Paese e per la qualità della vita dei cittadini – è considerato un elemento di fondamentale importanza per la crescita socio-economica globale.

 

In questo contesto si colloca la decisione del governo britannico di affidare a Francesco Caio – attuale presidente di Lehman Brothers Europa e con un importante passato ai vertici di diversi colossi delle tlc, da Motorola a Cable & Wireless – il compito di stilare un rapporto indipendente sul futuro modello di sviluppo delle tecnologie broadband di prossima generazione in Gran Bretagna.

 

I risultati della review sono stati appena pubblicati e forniscono un’accurata analisi dei diversi e complessi aspetti della questione, dalla tecnologia ai modelli di accesso. Ma è la conclusione strategica che è la più interessante.

In sostanza, Caio sostiene che il governo e l’Autorità di regolazione nazionale (Ofcom) dovranno giocare un ruolo importante nello sviluppo nello sviluppo a lungo termine delle NGN, ma questo impegno non dovrà implicare alcun coinvolgimento strettamente ‘economico’, né uno stravolgimento strutturale della regolamentazione.

 

Piuttosto, il ruolo del Governo dovrebbe essere quello di realizzare una serie di iniziative per supportare e informare le attività dei regolatori e dei player dell’industria nel loro percorso verso le NGN. Alle autorità, insomma, spetta solo il compito di rimuovere eventuali ostacoli che potrebbero ritardare o compromettere lo sviluppo delle nuove reti.

 

Caio dipinge un quadro positivo dell’attuale situazione in termini di penetrazione delle tecnologie a banda larga in Gran Bretagna: l’80% delle famiglie dotate di Pc dispone di connessioni broadband e, come risultato, il tempo speso online dagli utenti britannici è abbastanza alto e i profitti della pubblicità online in percentuale al totale sono significativamente più alti che in altri Paesi, inclusi gli Usa.

 

Le attuali infrastrutture vanno tuttavia aggiornate, per riuscire a sostenere la crescente domanda di servizi e le forti aspettative dei clienti finali, che sempre di più chiedono di potersi connettere da qualsiasi dispositivo e in qualsiasi posto e momento.

 

La costruzione di una rete in fibra ottica che porti la supervelocità a tutta la Gran Bretagna e che, secondo i calcoli del Broadband Stakeholders Group costerà oltre 28 miliardi di sterline, è dunque un imperativo, “ma un intervento pubblico di vasta portata è una scelta debole, nella migliore delle ipotesi”, sottolinea il rapporto, che identifica 10 iniziative atte a stimolare lo sviluppo di queste reti in Gran Bretagna.

 

Innanzitutto bisogna “creare gli stimoli per l’upgrade delle infrastrutture d’accesso”, e ciò è possibile accelerando la distribuzione di nuove risorse di spettro per favorire lo sviluppo di nuovi servizi a banda larga wireless, imponendo la trasparenza sulle policy di gestione del traffico e supportando l’introduzione di specifiche condivise nella costruzione di nuovi edifici.

 

Bisogna poi “Facilitare l’implementazione delle NGN rimuovendo gli elementi di incertezza e abbattendo i costi di costruzione”, che rappresentando l’80% del totale.

 

Altre misure includono quindi la “creazione delle condizioni atte a favorire lo sviluppo di nuovi modelli di investimento” e la “riduzione dei costi e dei rischi per gli investitori privati”.

 

Diversi, dunque, gli aspetti da prendere in considerazione per lo sviluppo delle nuove reti, ma come punto di partenza, secondo Caio, non basta guardare al numero di famiglie connesse di un paese rispetto a un altro o con una tecnologia piuttosto che un’altra, ma bisogna avere il quadro completo della situazione, “una visione articolata di come la banda larga viene utilizzata, degli attuali sistemi e della loro evoluzione, opposto alla conta del numero di cavi installati sottoterra”.

 

In Gran Bretagna, i lavori privati per la realizzazione di reti in fibra ottica sono già partiti: Virgin Media ha costruito una rete e lancerà la propria offerta (con la promessa di velocità pari a 50 megabytes al secondo) per Natale, con l’obiettivo di portare la fibra ottica a 12 milioni di famiglie entro il 2012.

Secondo Virgin, la nuova rete consentirà di scaricare una canzone in un secondo, un album in 10 secondi e una trasmissione tv in un minuto.

L’ex monopolista BT, da canto suo, investirà 1,5 miliardi di sterline per portare la banda larga super-veloce a 10 milioni di famiglie.

 

Il fatto che le compagnie telefoniche abbiano già iniziato il roll out delle infrastrutture, a parere di Caio, dimostra che è la concorrenza, non l’intervento del governo, l’approccio migliore, soprattutto dal momento che le tecnologie sono ancora in una fase di piena evoluzione.

 

“La mia raccomandazione – conclude dunque Caio – è quella che il Governo non si impegni economicamente in alcun progetto, poiché potrebbe trovarsi a dover investire pesantemente in qualcosa che potrebbe essere fatto dal mercato”.

 

Il Rapporto di Caio è stato pubblicato in concomitanza con uno studio condotto da Cisco Systems, secondo cui la qualità della banda larga in Gran Bretagna lascia molto a desiderare: il Paese è 24°, superato anche da Lituania, Bulgaria e Romania.

Svezia e Paesi Bassi sono invece quelli con le migliori connessioni veloci in Europa, grazie agli importanti investimenti realizzati nella fibra ottica.

 

Cisco ha stilato, in sostanza, una sorta di ‘indice di qualità’, esaminando se le infrastrutture attuali sono abbastanza affidabili da diventare fondamento dei servizi e delle applicazioni web del futuro.

“Gran Breatgna, Spagna e Italia non hanno superato l’esame, anche solo per le applicazioni esistenti”, ha spiegato il portavoce Cisco Fernando Gil de Bernabe.

 

 

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