Italia
Forti input per il mercato nelle nuove tecnologie. Il governo Berlusconi ha schiacciato il piede sull’acceleratore e presentato importanti provvedimenti per sostenere digitale terrestre e banda larga. Tv e internet al centro dei lavori del Sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani che ieri ha presentato ufficialmente le misure che consentiranno all’Italia di recuperare terreno nelle connessioni veloci alla rete e nella nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva, dopo la notevole battuta d’arresto degli ultimi anni.
Se fino a poco tempo, infatti, il nostro Paese poteva vantare condizioni competitive nel settore, adesso ha più che mai bisogno di colmare il gap e le aziende stesse chiedono a gran voce i giusti interventi perché il mercato si risollevi e riprenda la sua corsa.
Come già prima delle vacanze estive ha evidenziato il presidente dell’Agcom Antonio Calabrò nella sua relazione annuale, il digitale terrestre ha bisogno di incentivi per poter procedere nel piano di transizione che porterà nel 2012 al definitivo spegnimento del segnale analogico.
Se le cose dovessero andare come fissato nel calendario, indicato dal decreto firmato dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, è anche possibile, con soddisfazione di tanti, che si anticipi lo switch-off.
Se così fosse, entro il 2010 il 70% degli italiani vedrà la Tv con il nuovo segnale digitale.
Di fatto, il decreto prevede una transizione al digitale progressiva delle varie regioni italiane divise in 16 aree a partire dal secondo semestre del 2009 fino al secondo semestre del 2012.
Come informa una nota, rimangono fissate per il secondo semestre del 2008 e al primo semestre dell’anno in corso i passaggi già previsti nelle aree cosiddette all digital, Sardegna e Valle D’Aosta.
Già nel secondo semestre del 2009 si vedrà la Tv digitale terrestre nel Lazio, in Campania, in Trentino Alto Adige e in Piemonte.
Via via si passerà al digitale nelle altre regioni fino alle ultime due, Sicilia e Calabria, dove la transizione avverrà alla fine del 2012.
“Il governo precedente – ha spiegato, in una conferenza stampa, il sottosegretario Romani che ha concluso anche gli accordi con i presidenti delle regioni italiane – aveva immaginato una scadenza unica per tutta l’Italia, fissata al 12 dicembre del 2012. Noi abbiamo ritenuto questo meccanismo troppo complicato e quindi abbiamo indicato un processo regione per regione“.
L’Autorità per le comunicazioni ha dato il via libera all’unanimità al progetto “…che è stato condiviso – ha sottolineato il sottosegretario – da tutti i governatori delle regioni”. Nove mesi prima della scadenza sarà indicato il termine preciso in cui avverrà lo switch-off.
Entro un anno e mezzo “circa il 70% del paese – ha proseguito Romani – sarà digitalizzato”.
“…Aspettavamo da tempo che il Governo ci comunicasse il calendario che scadenzerà il passaggio dalla Tv analogica al digitale terrestre“, ha sottolineato in una nota Giovanna Melandri, Ministro delle Comunicazioni del Governo ombra del Pd.
“…D’altro canto, nel metodo, ci preoccupa costatare che a un dettagliato calendario non segue un’individuazione altrettanto dettagliata di tutti fondi necessari a sostenere il passaggio dall’analogico al digitale. Come faranno molte famiglie a sostenere la spesa che consentirà loro di accedere alle nuove tecnologie? Basterà quanto annunciato dal sottosegretario? Noi crediamo di no. Allo stato attuale, insomma, dietro alle dichiarazioni appare vistosa l’assenza di una effettiva cabina di regia nazionale che possa gestire in modo omogeneo e responsabile un passaggio così delicato per il nostro sistema di informazione e comunicazione“, ha detto ancora la Melandri.
“…Cosa dirà il Governo quando, all’indomani del passaggio al digitale, molte famiglie si troveranno la Tv ridotta, perché non avranno potuto attrezzarsi? Senza un’adeguata gestione della situazione l’avanzamento al digitale si trasformerebbe in un’inaccettabile disuguaglianza tecnologica tra regioni ricche e regioni povere, tra famiglie facoltose e famiglie meno abbienti. Una disuguaglianza che dividerebbe drammaticamente la popolazione, ledendo, per i cittadini più in difficoltà, il diritto fondamentale all’informazione. Aspettiamo che il Governo ci dica cosa intende fare“, ha concluso la Melandri.
Al Ministro ombra, Romani ha risposto che sicuramente il processo, oltre a difficoltà di carattere tecnico, avrà anche delle ricadute di tipo sociale. Ma per venire incontro ai cittadini che non potessero permettersi l’acquisto di un decoder o di un nuovo apparecchio dotato di ricevitore integrale integrato, il Ministero ha già deciso di erogare un contributo alle famiglie con reddito inferiore a 15 mila euro.
A questo, oltre che a una campagna di informazione e comunicazione su larga scala, serviranno i 100 milioni annui del fondo digitale che, nelle previsioni del sottosegretario, potrebbero essere un po’ di meno nel 2012, quando la diffusione delle apparecchiature dovrebbe essere già molto estesa.
La nota illustrativa sul Decreto ministeriale spiega che con tale provvedimento si è inteso fissare un calendario progressivo di transizione al digitale per aree regionali o macro regionali, con una anticipazione, nelle rispettive aree del termine del 31 dicembre 2012 per la completa digitalizzazione del territorio italiano, previsto dal dl 159/07, convertito nella legge 222/07, approvato nel corso della precedente legislatura.
Come spiega la nota, le 16 aree tecniche in cui è stato suddiviso il territorio, individuate sulla base di un approfondita elaborazione tecnica sviluppatasi nel corso degli ultimi due anni all’interno del Comitato Nazionale Italia Digitale, non sempre coincidono con l’area regionale intesa dal punto di vista amministrativo.
In alcuni casi le regioni sono state accorpate in toto (ad esempio Sicilia e Calabria) o in parte (ad esempio Piemonte orientale e Lombardia,); in altri alcune province rientrano nell’ambito di aree territoriali diverse rispetto alla regione di appartenenza (ad esempio: le province di La Spezia e Viterbo nell’area tecnica Toscana e Umbria). Ciò è dovuto alla necessità di garantire un’uniformità radioelettrica ai diversi territori, assicurando un uso efficiente delle risorse frequenziali, la continuità nelle ricezione dei programmi, la segmentazione dell’utenza coinvolta e la riduzione dei disagi per i cittadini.
Il calendario di transizione al digitale è articolato in otto diversi archi semestrali per garantire una continuità radioelettrica tra le diverse aree, una ripartizione equilibrata tra Nord, Centro e Sud del Paese, nonché omogenea anche con riferimento alla presenza di famiglie economicamente o socialmente disagiate, al fine di consentire una erogazione di contributi statali bilanciata per ciascuno dei quattro anni del processo di transizione.
Tra le norme transitorie e finali del decreto è stata confermata la data del 31 ottobre prossimo per lo switch-off della Sardegna. E’ stato inoltre fissato un termine di 90 giorni per il passaggio in digitale della Valle D’Aosta, da attuarsi entro il primo semestre 2009. Per tutte le altre aree territoriali è stato indicato l’obbligo di fissare comunque la data entro il nono mese antecedente per evidenti ragioni di carattere organizzativo.