Italia
Dal governo arriverà 1 miliardo di euro per la realizzazione di una rete di nuova generazione (NGN) in fibra ottica.
La cifra corrisponde grossomodo al 10% della spesa totale necessaria per completare i collegamenti con le case degli italiani, valutata dal sottosegretario alle comunicazioni, Paolo Romani, in circa 10 miliardi di euro.
Nel corso dell’audizione in Parlamento, Romani ha sottolineato come l’obiettivo finale dell’intervento del governo, che si concretizzerà con “un modello di investimenti solido e moderno”, sia quello di “incidere in modo definitivo sullo sviluppo della banda larga in Italia e sul digital divide”.
La banda larga e le reti di nuova generazione sono il perno centrale di tutta una serie di nuovi servizi essenziali per lo sviluppo socio-economico di un Paese come l’Italia, che però ancora fa fatica a tenere il passo con il resto d’Europa, così come l’Europa arranca rispetto al resto del mondo, Asia e Giappone in particolare.
Nel primo trimestre, la Ue contava 1,2 milioni di accessi in fibra ottica: in Italia si contano 15,9 connessioni a banda larga ogni 100 abitanti (su una media europea al 18,2%), ma l’accesso in fibra ottica si attesta allo 0,5% del totale, mentre in Giappone già 12 milioni di case sono collegate in fibra ottica e negli Usa si è a quota 3 milioni.
Un gap riconducibile alla cronica mancanza di infrastrutture alternative a quelle dell’ex monopolista.
“L’assenza di infrastrutture broadband alternative, nonché l’integrazione verticale dell’incumbent – ha sottolineato anche il presidente Agcom Corrado Calabrò – non può che ripercuotersi sull’assetto concorrenziale del mercato dei servizi a larga banda”, producendo effetti negativi “non solo nei mercati dei servizi tradizionali come la voce, ma anche nella banda larga, dove Telecom Italia deteneva ancora, a fine 2007, una quota del 64%, superiore a quella degli altri incumbent europei”.
Secondo Paolo Romani, in Italia, grazie anche ai fondi stanziati dal governo e ad azioni che prevedano la collaborazione tra le risorse pubbliche e quelle private, “entro il 2013 tutto il Paese avrà la possibilità di un collegamento alla Rete di terza o quarta generazione” che ci porterà “all’avanguardia nel mondo”.
La strada, dunque, sembra tracciata, ma come ha sottolineato ancora Calabrò, molto ancora bisogna fare per stimolare “la sinergia con le Regioni e le Amministrazioni locali, specialmente con i Comuni”: prevedendo, ad esempio, “il collocamento della fibra ottica nelle nuove urbanizzazioni, la posa della fibra nella pianificazione della manutenzione ordinaria delle strade, all’atto dello scavo di un tunnel per la metropolitana o della posa di un cavo elettrico o della realizzazione di una condotta idrica o di una fognatura”, si potrebbe ottenere un’enorme riduzione dei costi e dei tempi.
Secondo i calcoli del governo giapponese, la cablatura in fibra ottica dell’intero paese, a fronte di un investimento di 50 miliardi di dollari, produrrà un incremento netto del prodotto interno lordo pari a circa 1.500 miliardi di dollari.
Romani, nel corso della sua audizione, ha segnalato che, a regime, “il completamento della rete in fibra ottica “comporterà un valore annuale d’incremento del PIL pari a 1,5-2 punti percentuali”.
Lo stanziamento da 800 milioni, a valere sui fondi FAS (Fondo per le aree sottosviluppate), per il periodo 2007-2013, sarà accompagnato da un programma di interventi infrastrutturali nelle aree sottoutilizzate necessari per facilitare l’adeguamento delle reti di comunicazione elettronica pubbliche e private all’evoluzione tecnologica e alla fornitura dei servizi avanzati di informazione e comunicazione del Paese.
E in più si prende l’impegno a emanare entro un anno una serie di decreti legislativi per definire un quadro normativo e accelerare lo sviluppo di infrastrutture delle connessioni broadband, superando le trafile burocratiche che potrebbero rallentare gli interventi.
Anche sul piano legislativo, infatti, occorrono nuovi interventi, dal momento che – ha spiegato ancora Calabrò – “le tradizionali regolamentazioni proattive possono apparire non sufficientemente incentivanti”, mentre l’intervento diretto dello Stato, nel quadro delle attuali regole comunitarie, è consentito solo nelle cosiddette aree bianche (a rada utenza) e, a certe condizioni, in quelle “grigie” (con carenze di utenza); non invece in quelle nere (competitive e ad alta densità d’utenza).
In base alle disposizioni del governo, è prevista inoltre la razionalizzazione e la semplificazione della disciplina generale della concessione dei diritti di passaggio nel rispetto delle norme comunitarie, con l’abolizione di qualunque diritto speciale o esclusivo nella posa e passaggio delle dorsali in fibra ottica e nell’accesso alla proprietà privata favorendo e garantendo al tempo stesso l’utilizzazione condivisa di cavidotti e altre infrastrutture fra i diversi operatori, che potranno utilizzare anche infrastrutture pubbliche senza oneri.
Alle istituzioni europee, che stanno portando avanti la revisione del quadro regolamentare delle comunicazioni elettroniche, Romani chiede infine “reciprocità di diritti ed omogeneità nelle regolamentazioni nazionali: altrimenti, continuerebbe per alcuni incumbent, un’incomprensibile situazione di vantaggio competitivo”.
Un impegno importante, dunque, per una “rivoluzione tecnologica imponente”, che se non venisse concretizzata rischierebbe di tagliare fuori l’Italia dal resto del mondo.