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Fibra ottica. Vodafone e Orange attaccano l’Authority spagnola: ‘Favorisce Telefonica’

Spagna


France Telecom e Vodafone si opporranno alla decisione dell’Autorità spagnola per le tlc di consentire all’operatore storico Telefonica di non condividere con i concorrenti la propria rete in fibra ottica.

 

Il mese scorso, l’Autorità spagnola (CMT) ha deciso di concedere agli operatori alternativi la possibilità di posare i cavi nelle canalizzazioni realizzate da Telefonica, ma non di condividere la rete in fibra ottica realizzata dall’ex monopolista.

 

Una decisione che ha naturalmente provocato dure reazione da parte dei concorrenti, che parlano di ritorno al passato e di un nuovo rischio monopolio.

 

Secondo il Ceo di Vodafone Spagna, Francisco Roman, “La decisione del regolatore non tiene conto dell’impraticabilità economica di realizzare due o più reti separate”.

Roman ha sottolineato che, per giustificare il roll out di una propria rete in fibra ottica, un operatore dovrebbe controllare almeno il 40% del mercato.

Telefonica, da canto suo, detiene però ancora una market share del 64% nel settore internet, mentre Vodafone – per mezzo della divisione Tele2 acquisita nel 2006 – ne detiene appena il 3%.

Non va meglio agli altri competitor: l’operatore via cavo Ono e la divisione di France Télécom, Orange, controllano ognuna il 10%. Il resto è diviso tra operatori più piccoli.

 

Le nuove regole, dunque, finirebbero solo per accrescere il potere dell’ex monopolista, a discapito della concorrenza e degli utenti finali.

 

France Télécom ha dunque annunciato di voler presentare ricorso contro la decisione presso il Tribunale Speciale (Audiencia Nacional), mentre Vodafone ha reso nota l’intenzione di voler sospendere gli investimenti nella realizzazione della propria rete in fibra dal momento che l’approccio scelto dall’Authority sarebbe troppo sbilanciato in favore di Telefonica, che comincerà a commercializzare i servizi dal 16 settembre.

La società ha quindi annunciato un ricorso amministrativo escludendo.

 

Un caso che richiama a quanto successo in Germania, dove la decisione del governo di porre Deutsche Telekom sotto regime di “vacanza regolatoria”, ha causato il deferimento del Paese davanti alla Corte di Giustizia europea.

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